Jeon Do-yeon: 'Vorrei lavorare con Pedro Almodovar'

La più celebre diva coreana, la sola premiata a Cannes, ci racconta i suoi progetti e la sua voglia di fare sempre meglio. Il suo sogno europeo? Pedro Almodovar.

Qualcuno l'ha definita la 'Julia Roberts coreana' per l'incredibile fama ottenuta in patria, ma in comune con la diva americana politically correct, che ha infranto i cuori del pubblico sfoderando il suo contagioso sorriso in una lunga serie di commedie romantiche, ha poco altro. Dopo essersi fatta le ossa nel mondo della televisione con melodrammi e miniserie drammatiche, Jeon Do-yeon è approdata sul grande schermo dove non si è certo risparmiata dando vita a una galleria di personaggi estremi come l'ex prostituta malata di AIDS di You Are My Sunshine e l'ingenua cameriera sedotta dal padrone in The Housemaid. Una star capace di scelte controcorrente, musa di grandi registi, ma pronta a mettersi in gioco al servizio di cineasti esordienti, Jeon Do-yeon è l'unica attrice coreana a essere stata premiata a Cannes come migliore interprete (nel 2007) grazie alla struggente perfomance in Secret Sunshine di Lee Chang-dong. Minuta, delicata, diplomatica e riservata fino allo strenuo, la bella interprete approda per la prima volta in Italia insieme a una squadra di assistenti che hanno il compito di proteggerla dall'esuberanza italica per ritirare il premio tributatole dal Florence Korea Fest. La manifestazione fiorentina, che le ha dedicato una retrospettiva, la vedrà sfilare sul palco del cinema Odeon per introdurre The Housemaid, unica pellicola da lei interpretata uscita nelle sale italiane con Fandango.

Il pubblico occidentale ti conosce grazie alla vittoria al Festival di Cannes. E' ancora un peso questo premio?
Jeon Do-yeon: Ovviamente sono felice per il premio ricevuto a Cannes, ma non voglio che rappresenti un limite né un punto di arrivo. Voglio fare di più nella mia carriera, continuare a sperimentare.

Hai ricevuto il premio per la perfomance in Secret Sunshine dove reciti a fianco di Song Kang-Ho. Mentre lui proviene dal teatro, tu hai una formazione televisiva. Che cosa ti ha lasciato l'esperienza sul piccolo schermo?
Come in Europa, anche in Corea c'è un pregiudizio sugli attori televisivi che approdano al cinema, ma dal momento che sono riuscita a superarlo, sono diventata molto famosa. L'aver fatto dimenticare le mie origini televisive col lavoro mi ha dato forza e credibilità come interprete.

Quali sono le differenze tra cinema e televisione?
Il cinema ha ritmi più dilatati, mentre in televisione siamo abituati a girare tante scene in poco tempo. Quando sono approdata al cinema, essendo abituata ai ritmi della tv, non ho avuto molta difficoltà e ho trovato il giusto equilibrio tra le due tecniche di recitazione.

Il divismo il Corea è vissuto diversamente da quello di Hollywood?
Facendo l'attrice, io sono felicissima di essere chiamata dai registi e di conseguenza amata dal pubblico. Mi piace che gli spettatori apprezzino il mio lavoro, ma fare il divo è una scelta personale. Nel quotidiano faccio una vita normalissima, ma ammetto che ogni tanto ci sono dei fan particolarmente invadenti. Ho sempre difeso la mia vita privata, ma sono abituata ad accettare e apprezzare l'attenzione degli ammiratori.

Finora hai girato quattordici film. Ci sono dei temi sociali che ti piacerebbe affrontare o dei generi in cui vorresti misurarti?
Quando scelgo i film da interpretare non mi interessa il tema che trattano, ma la qualità dell'opera. Guardo soprattutto al rapporto con il regista e con il resto del cast. Nel corso della mia carriera ho interpretato personaggi estremamente diversi, ma la maggior parte dei film che ho fatto appartiene al genere drammatico. In futuro mi piacere misurarmi con l'action e con la commedia.

Negli ultimi anni sono molti gli esempi di attori coreani approdati a Hollywood. Se ti chiamassero a girare un action movie accetteresti?
Apprezzo il lavoro degli attori che sono andati a Hollywood, ma non credo di dover accettare una eventuale chiamata solo per girare un action. Prima di tutto c'è una difficoltà linguistica da superare. La recitazione è comunicazione e prima di accettare dovrei imparare bene l'inglese, ma in futuro ci penserò.

I personaggi da te interpretati e la centralità crescente della figura femminile testimoniano un cambiamento del ruolo della donna nella società coreana.
E' vero in parte. Prima le donne avevano poco spazio. Negli ultimi anni c'è stato un cambiamento, ma non ancora così radicale.

Dopo la vittoria a Cannes ti sono arrivate proposte dal cinema europeo? C'è qualche autore con cui ti piacerebbe lavorare?
Per ora non sono arrivate molte proposte. Il premio mi ha dato molto prestigio, ma devo ancora dimostrare molto. Scegliere un autore è difficilissimo, c'è l'imbarazzo della scelta. Ma se devo fare un nome, a una festa ho conosciuto Pedro Almodovar. Senza dubbio mi piacerebbe molto lavorare con lui.

Tra i personaggi che ha interpretato ce n'è uno a cui sei particolarmente affezionata?
E' troppo difficile scegliere, se devo proprio indicare un personaggio penso alla protagonista di Happy End, a cui sono legata perché vive la trasformazione da ragazza a donna.

Interpretando la protagonista di The Housemaid, hai dimostrato coraggio perché hai accettato la sfida di misurarti con un classico amato da tutti, un capolavoro del cinema coreano. Il regista Im Sang-soo ha confessato di aver ricevuto molte critiche per la sua scelta di girare il remake.
Il merito dell'esito del remake è di Im Sang-soo che ha dato un tocco originale mostrando la sua visione della storia. La pellicola originale ha un peso talmente grande che sarebbe stato impossibile imitarla e noi abbiamo cercato di reinventarla.

I tuoi progetti futuri?
Dopo Firenze mi recherò per un mese a Santo Domingo per girare il dramma The Road Home. Il film uscirà in autunno.