Una grande scommessa che unisce l'intrattenimento all'educational, per gli interpreti "un'esperienza pazzesca", un bagaglio che si porteranno dietro per sempre. Parte da qui Jams, la prima serie tv per ragazzi in Europa sul tema delle molestie sessuali sui minori targata Rai: 10 puntate da 25 minuti ciascuna in onda dall'11 marzo su Rai Gulp e disponibile già dal 6 sulla piattaforma Rai Play. La novità principale è che "il tema si lega al racconto di una storia secondo il linguaggio della programmazione seriale della tv dei ragazzi, con la vicenda di una protagonista e il suo gruppo di amici", spiega Luca Milano, direttore di Rai Ragazzi che ha prodotto la serie insieme a Stand By Me.
Realizzata con la consulenza dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Jams racconta le vicende di quattro inseparabili amici, Joy (Sonia Battisti), Alice (Giulia Cragnotti), Max (Andrea Dolcini) e Stefano (Luca Edoardo Varone) compagni di scuola alle medie. Durante la partecipazione a un contest di cucina, il gruppo si troverà ad affrontare il problema delle molestie di cui è vittima Joy.
Un progetto destinato a coinvolgere linguaggi e realtà diverse: come la campagna social che accompagna il lancio della serie, legata all'hashtag #meglioparlarne con la pubblicazione in rete di un vademecum che aiuti i più giovani a riconoscere i segnali di un abuso, o un tour di incontri nelle scuole in collaborazione con il MIUR. Ne abbiamo parlato in questa intervista a Luca Milano e Simona Ercolani.
Le molestie sessuali: trovare il linguaggio per raccontarle ai più giovani
Jams è anche un'occasione per riappropriarsi della funzione di servizio pubblico e onorarla al meglio, affrontando il tema delle molestie sessuali. L'obiettivo? "Fornire ai ragazzi gli strumenti di comprensione necessari a identificare il problema delle violenze sessuali e a capire come reagire. Bisogna che sappiano che non sono soli, per questo alla fine di ogni puntata un cartello inviterà chiunque si sia identificato con la situazione descritta a parlarne con gli adulti di riferimento, senza vergogna e con coraggio", spiega Milano.
Nell'esplorazione di un tema così delicato, cautela è stata la parola d'ordine: "Tocchiamo un dramma reale, ma lo facciamo con cautela e attenzione. - continua il direttore di Rai Ragazzi - Il racconto viene ad esempio presentato dall'amica di Joy, Alice, e parte quando il dramma si è già concluso e risolto".
Una prudenza presente ad ogni livello, a partire da quello drammaturgico: la molestia non viene infatti mai messa in scena, ma raccontata attraverso le reazioni emotive dei protagonisti e con un cambio di toni, musiche e colori "in grado di far capire ai ragazzi che sta succedendo qualcosa".
Molte le sessioni di sceneggiatura per unire i toni diversi: la leggerezza dell'intrattenimento della serie per ragazzi da un lato, e il dolore e la cupezza del dramma delle molestie dall'altro. "Andavano fatte le scelte più giuste per parlare ai bambini", racconta l'ideatrice e sceneggiatrice Simona Ercolani. Senza perdere di vista il fatto che "il pubblico dei bambini è il più intransigente, perché guardano di tutto tantissime volte, controllano, giudicano e sono molto severi".
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L'ispirazione neorealista
"Questa volta presentiamo uno sguardo sul mondo come è e non su come dovrebbe essere", aggiunge Milano. È il reale infatti la principale fonte di ispirazione di Jams: "Abbiamo fatto nostra la lezione del neorealismo italiano attraverso il constructed reality e tanta improvvisazione sul set", rivela l'autrice. Ragion per cui _"la presenza di medici e psicologi dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è stata fondamentale e indispensabile in fase scrittura, ci hanno aiutato a raccontare certe cose senza turbare i ragazzi e mettendo in scena situazioni verità, come ad esempio la manipolazione nei confronti dei bambini, che spesso in queste situazioni si ritrovano a vivere non una costrizione esplicita, ma una manipolazione".
Jams parla anche ai genitori: "Ci ha dato la possibilità di rimettere in campo la nostra funzione genitoriale, ci ha insegnato a essere genitori migliori", prosegue. Ma la serie non perde mai di vista il mondo colorato e gioioso dei più piccoli. L'idea della gara di cucina arriva ancora una volta dalla realtà "dalla figlia di un'amica che aveva partecipato a un contest", ma è anche una scelta narrativa: "Normalmente nelle fiction per ragazzi c'è lo sport, il ballo o il canto, noi invece abbiamo pensato alla cucina come elemento comunitario, in cui i bambini recuperano le ricette di nonni e genitori, anziché imitare il modello chef. - spiega la Ercolani - Ci ha inoltre consentito di inserire l'elemento della competizione di gruppo in cui Joy avrebbe potuto fare da leader permettendoci attraverso la sua assenza di sottolinearne il cambiamento all'interno della serie".