Scrivendo questa recensione di Jack Ryan 2, la serie di Amazon Prime Video che torna con una stagione di otto episodi, l'elemento più curioso che salta all'occhio è il disclaimer che, come già nella prima annata, appare al termine dei titoli di coda di ogni singola puntata: "La Central Intelligence Agency non ha approvato o sostenuto i contenuti di questa produzione". Una scritta di per sé inevitabile, soprattutto di questi tempi con diverse azioni della CIA che sono state contestate pubblicamente (sempre Amazon affronta la questione nel film The Report, basato sulla vera indagine relativa all'uso di tecniche di tortura nella lotta al terrorismo), e che per certi versi si riallaccia alle radici letterarie di Ryan, con i romanzi di Tom Clancy che erano talmente verosimili che l'autore si trovò sotto osservazione da parte dell'agenzia, giustamente curiosa su come lui fosse stato in grado di uscirsene con determinati dettagli.
Quello di Tom Clancy's Jack Ryan è un ritorno molto gradito (e la fede di Amazon nel progetto è notevole, dato che la terza stagione è stata confermata nove mesi prima del debutto della seconda), essendo l'adattamento letterario di punta della piattaforma insieme a Bosch, con cui condivide un protagonista forte attorno al quale costruire storie accattivanti senza dover per forza seguire alla lettera i libri: mentre le avventure di Bosch hanno un po' più di aderenza alla fonte cartacea (al netto di necessari aggiornamenti cronologici come l'esperienza militare del poliziotto, troppo giovane sul piccolo schermo per aver potuto combattere in Vietnam), quelle di Ryan fanno la mossa saggia di muoversi, almeno per ora, in territori nuovi, lasciandosi alle spalle il bagaglio storico di romanzi fortemente legati alla Guerra Fredda e di adattamenti cinematografici che hanno "fatto fuori" i titoli più interessanti (poiché ciò che interessa al pubblico è l'attività spionistica di Ryan, non la fase presidenziale che lo stesso Clancy accantonò in tempi relativamente brevi per scrivere prequel o libri in cui l'ex-analista della CIA aveva un ruolo per lo più secondario).
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Politiche instabili
Il finale della prima stagione alludeva all'origine letteraria di Ryan (John Krasinski), affidando al suo mentore James Greer (Wendell Pierce) un nuovo incarico in Russia. Ma è una situazione che dura poco, e presto entrambi si ritrovano in Venezuela, alle prese con un caso di democrazia a rischio. La scelta della location è filologica, per certi versi, dato che il continente sudamericano ha anch'esso avuto un ruolo importante nei romanzi (è in tale contesto che Ryan ha conosciuto due dei suoi alleati più preziosi, Domingo Chavez e John Clark, quest'ultimo destinato a tornare sul grande schermo a breve), ma è anche molto attuale, dati i tumulti ben noti e documentati in vari territori latinoamericani e le controversie legate ai rapporti tra quei paesi e la politica statunitense. Così facendo, un personaggio nato su carta negli anni Ottanta è molto rilevante ancora oggi, grazie in parte a una caratteristica che lo rende diverso da uomini d'azione come James Bond o Jason Bourne (anch'essi "aggiornati" per evitare che le loro avventure cinematografiche risultassero datate): Jack Ryan è un analista, dedito a osservazioni e trattative, e solo in casi particolari scende in campo con la pistola che lo accompagna nei materiali pubblicitari (difatti uno dei principali snodi narrativi della stagione è risolto tramite una semplice conversazione, simbolicamente collocata a pochi metri dai luoghi di potere nella capitale statunitense).
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Spia e lascia spiare
Come nella prima stagione, gli intrighi, comunque ben congegnati a livello di tensione e montaggio, rimangono secondari alle interazioni fra i protagonisti, e in particolare quelle fra Ryan e Greer, che beneficiano del formato seriale per avere un rapporto più sostanzioso di quanto visto al cinema (dove Greer era una presenza minore ed esce di scena dopo due film). I questa sede il cosiddetto Ryanverse è ulteriormente arricchito da entrambi i lati della barricata, con Michael Kelly e Noomi Rapace nel ramo spionistico (il nome del personaggio di Kelly, Mike November, è deliziosamente adatto al contesto di genere) e un inquietante Jordi Mollà in quello politico, con sfumature recitative che vanno oltre la caratterizzazione classica del "cattivo" in questo tipo di storie.
Ma a farla da padrone, come sempre, è John Krasinski, scelta ideale per il ruolo di Ryan proprio perché capace di dargli quell'aura da uomo "normale", senza il fascino vintage o il fisico eccessivamente palestrato dei suoi pur illustri colleghi. È una spia più umana, collocata in un contesto molto reale, non dissimile dai personaggi di John Le Carré (ma con un minimo di action in più rispetto alla produzione tipica dell'autore inglese). Ed è proprio quella realtà a rendere appetibile il binge-watching fornito da Amazon, con un'unica postilla: divorare la serie tutta d'un fiato renderà ancora più lunga l'attesa della terza stagione.
Conclusioni
Giunti in fondo alla recensione di Jack Ryan 2, possiamo dire che ritrovare il personaggio ideato da Tom Clancy conferma il gusto di Amazon per gli adattamenti seriali di proprietà letterarie di successo. Azione e dialogo vanno di pari passo per creare un clima di suspense molto vicino alla realtà, con lo spettacolo che cede il posto a una riflessione intelligente sui pericoli odierni.
Perché ci piace
- L'alchimia tra John Krasinski e Wendell Pierce rimane potente.
- Michael Kelly e Jordi Mollà impreziosiscono l'ottimo cast.
- La scelta della location sudamericana è molto attuale e intelligente.
Cosa non va
- Il numero inferiore di episodi rispetto alla prima stagione potrebbe deludere i fan più voraci.