It's Only The End of The World è il nuovo film di Xavier Dolan presentato in competizione al Festival di Cannes. La pellicola ha diviso la critica, ma l'enfant prodige del Quebec confessa ai media di essere convinto di aver realizzato il suo miglior film, almeno fino ad ora. It's Only the End of the World, interpretato dalle star Vincent Cassel, Marion Cotillard, Gaspard Ulliel, Nathalie Baye e Léa Seydoux, è basato su una piece di Jean-Luc Lagarce e racconta la storia di Louis, scrittore che fa ritorno a casa dalla famiglia dopo 12 anni per confessare ai cari di essere malato terminale.
"Sono onorato di aver potuto adattare un'opera di Lagarce" racconta Xavier Dolan. "Era una scommessa. Trovo il suo linguaggio unico ed eccezionale. E' l'autore francese contemporaneo più letto e rappresentato nel mondo. Ho fatto un lavoro molto complesso per preservare il linguaggio. A volte c'erano momenti di verbosità, ma ho scelto di mantenerli perché la vita è così. Sul set eravamo una grande famiglia. Il vero scopo del lavoro è creare questa sintonia tra di noi, fare tutto insieme, creare un laboratorio in cui lavorare in libertà". Forte dei suoi precedenti successi, Dolan non è preoccupato di ricevere critiche negative: "Per ora sono state pubblicate recensioni molto positive. E' un film difficile, ci vuole un po' di tempo prima che prenda vita agli occhi del pubblico e le persone non solo lo guardino, ma lo ascoltino e lo comprendano. Ma per me, questo è il mio miglior film."
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Un regista fisico
Mettere insieme un cast così prestigioso non dev'essere stato semplice, ma per Xavier Dolan si son mossi alcuni mostri sacri del cinema francese e sembrano tutti piuttosto soddisfatti dell'esperienza. Un'emozionata Marion Cotillard dichiara: "Lavorare con Xavier è stato favoloso. Quando mi ha mandato la sceneggiatura ho trovato la storia magnifica. Non sapevo cosa fare con il personaggio di Catherine, ma sapevo che sarebbe stato eccitante. Xavier ha un modo unico di lavorare con gli attori, è molto vicino a loro, sul set dà tutto sé stesso in modo da spingere gli altri a fare lo stesso". Anche Gaspard Ulliel sembra colpito dal trasporto con cui Dolan guida gli interpreti, infatti racconta divertito: "Xavier è preciso come chirurgo, sonda aspetti che nessun altro esplorerebbe. E' molto fisico, estremamente presente. E' la prima volta che ho visto un regista prendere qualcuno per la cintura e spostarlo da un lato all'altro del set". Dello stesso parere Lea Seydoux: "Xavier è un regista raro. Sa esattamente cosa vuole, è estremamente chiaro, è lui stesso un attore perciò è molto facile comunicare con lui. Lo ami e vuoi che lui faccia lo stesso. Per me è stata un'esperienza fantastica. La sceneggiatura era davvero sublime, incentrata sui silenzi, sulla difficoltà di esprimersi in famiglia".
Già nelle pellicole precedenti, Xavier Dolan ci aveva abituato a una particolare attenzione ai dialoghi. Stavolta la dimensione teatrale ha avuto un peso notevole sulla lingua usata. Parlando delle difficoltà trovate nell'adattamento della piece di Jean-Luc Lagarce, Xavier Dolan spiega che "la sfida principale è stata concentrare le riprese in un tempo ridotto. Di solito, nel passaggio da un medium all'altro, si cerca di dimenticare l'opera d'origine, ma in questo caso abbiamo cercato di mantenere il linguaggio originario, il nervosismo dei personaggi e la tensione. E' una storia molto bella e cancellando il linguaggio teatrale avremmo perso molto". Marion Cotillard confessa che, questa scelta, le ha creato non poche difficoltà: "Catherine parla poco, ma quando inizia è come un fiume in piena. Ho lottato molto con il testo. E' stato difficilissimo imparare le mie battute, erano estremamente letterarie, piene di ripetizioni". Lea Seydoux precisa: "Quello di Lagarce è un linguaggio particolare, Xavier lo ha dovuto rendere comprensibile e ripetibile. Il mio personaggio parla molto, è furiosa. E' stato un esercizio interessante. Ma nel film ciò che importa è il non detto. Questo è ciò che conta di più".
Primi piani per catturare il sentimento
La famiglia, incarnata dalla figura materna, è il fulcro attorno a cui ruotano tutte le opere di Xavier Dolan. Anche stavolta il tema continua a essere sviscerato con trasporto. Il regista spiega: "I personaggi che ritraggo sono molto superficiali, parlano di tutto, fanno confusione, ma non parlano del motivo per cui Louis è tornato a casa. Gaspard ha interpretato il ruolo in modo molto intelligente perché era un ruolo complicato. Louis si rifugia costantemente in un altro mondo, si distrae o sfugge alle sollecitazioni dei fratelli. Ho cercato di essere il più possibile fedele alla realtà, nella vita la gente urla, piange, mente, esplode e anche in questo caso l'aspetto dei personaggi che preferisco è il fatto che, nonostante tutto, siano profondamente umani".
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Per sottolineare con forza i sentimenti che trapelano dalle intense interpretazioni del cast, Xavier Dolan ha forzato il suo stile visivo realizzando un film composto al 90% da primi piani. "Non pensavo che la mia scelta rischiasse di rendere il film monotono perciò non ho usato alcun trucco per evitarlo. Pensavo che fosse necessario essere vicini a Natalie, Marion, per carpire le loro emozioni. Nel film ci sono due interludi musicali brevissimi. Voglio che la musica abbia un vero significato, in questo caso abbiamo scelto come brano d'apertura Home Is Where It Hurts di Camille." L' uso insistito dei primi piani ha intimidito Gaspard Ulliel, il quale ammette di aver avuto l'impressione "di essere ripreso da un microscopio. A un certo punto, però, smetti di pensarci". Più a suo agio Marion Cotillard che ammette: "In realtà io non so come la camera mi filma. Quando la vedo vicina mi immagino che si tratti di primo piano, ma l'attore non è perfettamente consapevole delle scelte registiche".
Nonostante Vincent Cassel descriva l'intensità del procedimento creativo di Dolan in fase di ripresa il regista confessa che per lui il momento chiave è "il montaggio del film precedente perché mi aiuta a scrivere il lavoro successivo. In montaggio ti rendi conto degli errori che hai fatto. Sai che puoi aggiustare le cose reinventando, ma non puoi inventare. So che sembra strano, ma amo le strutture classiche, la semplicità. Montare Mommy mi ha aiutato. In pratica stavolta non abbiamo tagliato niente. Lo script era lungo 80 pagine e abbiamo montato quasi tutto in successione, con grande pulizia".
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