Recensione Isabelle: un’estate d’amore, desiderio e senso di colpa

La recensione di Isabelle: l'attrice francese Ariane Ascaride interpreta una donna attratta da un ragazzo più giovane nel terzo film di Mirko Locatelli.

Isabelle Ariane Ascaride Samuele Vessio3
Isabelle: Ariane Ascaride e Samuele Vessio in un'immagine del film

È Ariane Ascaride, compagna del regista Robert Guédiguian e volto-simbolo del suo cinema (tra i loro film Marius e Jeannette, Marie-Jo e i suoi due amori, Le nevi del Kilimanjaro e il recente La casa sul mare), a prestare il volto al personaggio del titolo di Isabelle, terzo film del regista e sceneggiatore milanese Mirko Locatelli, realizzato a dieci anni di distanza da Il primo giorno d'inverno. E Isabelle, come indicato fin dal titolo, è un'opera costruita interamente sull'attrice francese, che qui disegna il ritratto di una donna colta in una fase particolare della propria vita.

Sviluppata nell'arco di un'intera stagione, con una divisione in sezioni basate sui mesi estivi (un espediente che richiama la scansione temporale di diversi film di Eric Rohmer), la pellicola di Mirko Locatelli si dispiega attraverso lo sguardo della francese Isabelle, studiosa di astronomia e docente in servizio fuori sede a Trieste. La campagna triestina, con i suoi rigogliosi vigneti, il verde a perdita d'occhio e le colline accarezzate dal sole, è il locus amoenus - uno scenario, fra l'altro, tipicamente rohmeriano - la cui placida bellezza crea un contrasto stridente con gli spettri che si annidano nell'animo della protagonista.

Leggi anche: La villa: Robert Guédiguian e la famiglia riunita

Figli e amanti

Isabelle Ariane Ascaride Robinson Stevenin
Isabelle: Ariane Ascaride e Robinson Stévenin in una scena del film

A turbare la tranquilla esistenza di Isabelle vi è infatti un segreto: un oscuro senso di colpa che la donna condivide con il figlio Jérôme (Robinson Stévenin), appena giunto dalla Francia e in procinto di diventare padre. Il malessere di Jérôme, trattenuto a fatica e costantemente sul punto di esplodere, trova in Isabelle una sorta di barriera: quello delineato nelle prime sequenze è pertanto un melodramma "in potenza", in cui le emozioni sono sommesse e trattenute dalla giovialità dei pranzi di gruppo in giardino, dietro la facciata di un'armonia vacanziera che vorrebbe apparire imperturbabile. E soltanto quando sono al riparo da orecchie indiscrete madre e figlio possono arrivare a un confronto liberatorio e feroce, dando sfogo, almeno per qualche minuto, alle angosce e ai rimorsi che li divorano dall'interno.

Isabelle Ariane Ascaride Samuele Vessio2
Isabelle: Ariane Ascaride e Samuele Vessio in un momento del film

La consapevolezza dei propri errori e il rifiuto della responsabilità morale: tematiche estremamente dense, che il film introduce quasi subito ma che, in corsa d'opera, sembra abbandonare del tutto per intraprendere un altro sentiero drammaturgico: quello legato all'amicizia nata casualmente, nei corridoi di un ospedale, fra Isabelle e Davide, un ragazzo di poco più di vent'anni, impersonato dall'esordiente Samuele Vessio. Poco alla volta, la figura di Davide acquisisce sempre maggior peso nell'economia del racconto, mentre si assottiglia fin quasi a sparire lo spazio riservato a Jérôme e al tragico episodio che lo riguarda; e Isabelle si trasforma nella descrizione del rapporto, via via più confidenziale ed ambiguo, fra l'accademica sessantenne e l'aitante giovanotto che si reca con lei in spiaggia, si occupa del suo giardino e la porta a ballare nei ristoranti del paese.

Leggi anche: Un'estate d'amore: 8 grandi film su vacanze, sentimenti e malinconia

Passione e violenza sotto il sole di Trieste

Isabelle Ariane Ascaride
Isabelle: Ariane Ascaride in un'immagine del film

Con quell'approccio naturalista volto a cogliere momenti quotidiani, la cui quieta semplicità si carica però di sottintesi e di non detti, Isabelle pare dunque afferire al filone cinematografico incentrato sulle relazioni fra protagoniste mature e aspiranti partner di età molto inferiore, nell'ottica di un "risveglio dei sensi" e di un riaffiorare della passione tanto inaspettato quanto eccitante. Ma se già le dinamiche dell'avvicinamento di Davide a Isabelle non risultano troppo chiare né convincenti, nella seconda parte si fanno ancora più palesi i limiti del film: dalla mancata definizione di Davide, una semplice funzione narrativa piuttosto che un personaggio davvero compiuto, alla svolta costituita da un tentativo di seduzione che sfocerà in un atto di violenza (una svolta tanto improvvisa e radicale da sconfinare nella forzatura).

Isabelle Ariane Ascaride Samuele Vessio
Isabelle: Ariane Ascaride e Samuele Vessio in una scena del film

Il dualismo fra la razionalità esasperata di Isabelle - non a caso una docente di materie scientifiche - e l'impeto travolgente della pulsione erotica? Una lettura in chiave psicanalitica, imperniata su un transfert tra il figlio e l'amante più giovane? Una riflessione sui fantasmi della coscienza e le inibizioni del modello sociale borghese? Gli spunti e le possibili esegesi rintracciabili nell'opera di Locatelli sono innumerevoli (e impegnativi), ma la frettolosità con cui la sceneggiatura affronta tali aspetti, senza un impianto veramente solido a sorreggere il racconto, finisce per compromettere il risultato complessivo, mentre di certo non aiuta, sul piano attoriale, la disparità fra la Ascaride e Vessio; e alla resa dei conti Isabelle si dimostra un film irrisolto e privo di mordente, da cui sarebbe stato lecito aspettarsi maggiore profondità e una buona dose di coraggio in più.

Movieplayer.it

2.0/5