È il 1989. Quarantotto ore prima del Festival di Sanremo, l'anno del grande ritorno di Mia Martini. C'è chi sussurra alle spalle. Chi stringe un corno rosso in una mano. Chi sospira e chi cerca di aggrapparsi a tutto ciò che l'ha sempre mantenuto in vita: la musica. Si, perché Domenica Rita Adriana Bertè, chiamata dagli amici Mimì, non ha mai avuto paura di dire: "Se non canto muoio", perché per lei la cosa più importante è sempre stata quella, la sua musica, la sua voce, il suo cantare. Ed è questo che l'ha mantenuta in vita fino alla fine, fino a quel tragico 14 Maggio 1995, dove è stata ritrovata priva di vita, nella sua casa/rifugio, ascoltando la sua musica.
Io sono Mia, seguendo la scia di Fabrizio De André - Principe Libero, che ha debuttato proprio lo scorso anno arrivando prima in sala con Nexo Digital e poi in prima serata su Rai 1, in uscita in Italia solo per tre giorni (14, 15 e 16 Gennaio) rende omaggio alla grande artista portandola al cinema. Il film è un ritratto intimista di una donna con una grandissima umanità, tradita dal suo stesso mondo, ma che fino alla fine ha combattuto tenendo la testa alta, anche quando non ne poteva più degli altri, facendo l'unica cosa di cui non avrebbe mai potuto fare a meno: cantare.
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Una lettera di scuse a Mimì
Il 1989 è stato l'anno in cui questa grande voce del panorama italiano, riconosciuta e amata in tutto il mondo, torna a solcare il palco dell'Ariston provando, con tutta se stessa, ad abbandonare l'ombra di angoscia, le ferite e la delusione, che gente appartenente a quello stesso palco le ha gettato contro, per invidia o forse per paura del coraggio e dell'emancipazione di una donna forte e scomoda, costringendola alla reclusione per quasi quindici anni.
La vita di Mia Martini non è stata una vita facile. Riccardo Donna prova, riuscendoci, ad omaggiare questo personaggio complesso con una pellicola che sembra essere quasi una lettera di scuse nei confronti di Mimì per non aver fatto abbastanza, per non esserle stati più vicini e aver lasciato che una bugia, una parola sbagliata, la portasse lontana da quel mondo, che nei suoi pregi e difetti aveva sempre amato. Io sono Mia porta sul grande schermo e trasmette al pubblico il ritratto di un'artista, il profilo unico e inimitabile di una donna appassionata e tenace, ma al tempo stesso arrabbiata e delusa; una donna ferita ma che non ha mai voluto smettere davvero di combattere, una "piccola" e fragile donna che chiedeva due semplici cose: di essere amata e di essere ascoltata.
Il ritratto di una piccola grande donna
Complessa, capricciosa, ribelle. Irriverente, caotica, immensa. Chi era davvero Mia Martini? Anzi, chi era Mimì? Quella ragazzina che cantava da bambina chiusa nella sua stanza con una spazzola in mano e un giradischi in funzione, lasciando le urla di un padre troppo burbero fuori dalla sua esistenza. Un padre con il quale Mimì si è sempre scontrata, un padre al quale ha chiesto scusa cento volte per quella canzone, quella prima canzone che ha iniziato a farla conoscere al mondo; un padre che, in fondo, ha amato con tutta se stessa, portando quelle sopracciglia così folte e distintive proprio per lui.
Mimì è quella ragazza arrivata a Roma a soli vent'anni per rincorrere il suo sogno: cantare. C'è stato il jazz, poi la prima grande etichetta discografica, quella di Crocetta (nel film interpretato da Antonio Gerardi). Il primo singolo e il primo successo con "Piccolo Uomo". I primi cambiamenti, dal lungo capello nero al biondo dalle sopracciglia fini. La scelta del nome, Mia come la sua attrice preferita, e Martini come il famoso cocktail. E dopo l'arrivo di Minuetto, il successo internazionale e la ricerca spasmodica di un grande amore. Tutto questo raccontato dalla stessa Martini, in quell'89, tra le strade di Sanremo, in un'intervista con una giornalista che non era venuta lì neanche per lei ma per Ray Charles, e che poi ha scoperto l'ennesima sfumatura di Mimì Bertè.
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Sai, la gente è strana...
Io Sono Mia è l'ascesa e la discesa, ma anche la lenta risalita di un'artista incompresa. Una donna che, in fondo, ha anticipato i tempi sullo scenario di un'Italia degli anni '70 e '80, quando le donne stavano iniziando a conquistare la propria emancipazione. Mia Martini era il ritratto dell'indipendenza e della ribellione. Una donna tanto amata quanto, in fondo, disprezzata per tutto quello che rappresentava: un potere sempre più crescente e inarrestabile. Ed ecco come il film di Riccardo Donna fa luce sull'importanza delle parole, su quanto esse possano essere letali nello stroncare definitivamente la vita di una persona, esattamente come nel caso della Martini additata come una minaccia e allontana non solo dal campo musicale ma anche da quello sociale.
Io sono Mia, grazie soprattutto all'incredibile forza di Serena Rossi, riesce a restituirci l'essenza di Mia Martini, la memoria di una grande artista che, proprio 1989, cantava "Sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama" di fronte a quel pubblico che l'aveva rinnegata per così tanto tempo. Serena Rossi, come già lo scorso anno Luca Marinelli aveva fatto con Faber, non si ferma a darci una mera copia carbone dell'artista, inutile anche provarci. La Rossi si nutre dell'essenza stessa della Martini e ce ne da una sua interpretazione, mostrando però per lei un incredibile rispetto. L'attrice reinterpreta e canta le canzoni di una vita della Martini, stando attenta ai vari passaggi, ai cambiamenti della voce e alle intenzioni di alcune canzoni, mostrandosi fedele nei movimenti, da quelli più sciolti e sensuali degli inizi a quelli più rabbiosi e impauriti degli ultimi anni.
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Il riscatto di Mia Martini
Pur non spiccando nell'impianto scenico, in particolar modo riferito al tipo di immagine che si rifà ancora troppo allo stile della fiction, Io Sono Mia è comunque una pellicola dall'intenso valore emotivo ed emozionale. Non estremamente preciso e per forza di cose costretto a cambiare e ri-adattare alcuni personaggi e momenti della storia della Martini, il film riesce sempre ad essere rispettoso e fedele alla memoria di una donna finalmente riscattata. Una donna che deve essere ricordata per la sua voce, per la sua grandezza, e non per una stupida, ignorante e infima bugia.
Un film che sa toccare le corde di chi lo guarda, ci mostra l'artista ma, soprattutto, ci fa scoprire una donna e le sue mille sfumature e complicazioni. Ci porta nell'intimità della sua vita, nel furore delle passioni e anche nella sofferenza, quel profondo dolore che sapeva nella sua musica, nell'intensità con cui cantava le sue ultime canzoni, aggrappandosi come un animale alla musica. Io sono Mia è fedele nella ricostruzione del tempo, delle atmosfere e degli scenari.
In quella sua ultima fragilità e paura, Mia Martini ci ha insegnato la lezione più grande, quella di non ascoltare nessuno, di essere superiore e passare avanti, sempre a testa alta, senza mai smettere di credere fino in fondo nelle proprie passioni. Riccardo Donna, Serena Rossi e Monica Rametta, con questo film, ci ricordano di stare attenti, sempre, alle parole e di non lasciare solo chi ci sta vicino.
Movieplayer.it
3.5/5