Era facile prevederlo: all'incontro con la stampa, a Roma, per la presentazione del film Io e lei, la regista Maria Sole Tognazzi e le due protagoniste Margherita Buy e Sabrina Ferilli sono state sommerse di domande su cosa pensano delle unioni omosessuali. La storia di due donne molto belle, autonome, indipendenti, che vivono una relazione in crisi, ben si presta all'argomento. E pertanto si aprono le danze chiedendo se lo scopo primario di questa pellicola non sia un messaggio politico-sociale.
"Nelle nostre intenzioni questo film è una storia d'amore, una commedia sentimentale", spiega Maria Sole Tognazzi. "Siamo però consapevoli che il film abbia un valore. Il messaggio che volevo arrivasse era che non stiamo raccontando una storia diversa dalle altre. Affermando che tutte le storie d'amore sono uguali, dici anche che tutti i diritti dovrebbero essere uguali. In questo senso diventa anche un film politico". Le fa eco Margherita Buy: "Ci abbiamo pensato tanto. Sapevamo che sarebbe arrivato il momento in cui avremmo dovuto confrontarci con la situazione arretrata italiana. Il film non è una bandiera per cercare di raggiungere cambiamenti che non siamo in grado di raggiungere. Ma far vedere cosa succede all'interno di una coppia che si ama è importantissimo. Credo che oltretutto ci sia un fattore di grosso egoismo da parte di tutti nel non capire, nel non interessarsi nemmeno ai problemi che hanno le persone un pochino diverse da ciò che noi consideriamo normale".
Una normalissima storia d'amore
C'è già chi sostiene che questo è un film che entra all'interno di una coppia "in punta di piedi". E tutti sono concordi nell'affermare che è la fotografia di una coppia in crisi, come tante altre, non importa che siano due donne le protagoniste. Io e Lei non cade mai nella trappola del pruriginoso, cosa che sarebbe stata facilissima e di gran presa sul pubblico, dal momento che Federica e Marina sono interpretate da due donne avvenenti, da sempre nei desideri del pubblico italiano. "In questo senso la sceneggiatura mi ha colpito subito - dice Sabrina Ferilli - Molto spesso queste storie vengono raccontate con modalità diverse, anche più fisiche. A volte raccontano storie di malati di AIDS, quindi un'omosessualità sofferta. Invece Io e Lei tocca un tema come ce ne sono tanti irrisolti nel nostro Paese, che lascia per strada tutti, figuriamoci una classe che sia fuori dalla "normalità". E lo fa in modo delicato".
È diretta come sempre, Sabrina Ferilli, donna meravigliosa, ancor più bella dentro che fuori, se ci si prende la briga di andare oltre la sua fisicità: "Ho adottato i termini 'omosentimentale' o 'eterosentimentale'. Perché penso che se togliessimo la parola 'sesso', le cose sarebbero più morbide. Leggo in rete tanti pregiudizi, che accomunano l'omosessualità con cose che non c'entrano nulla, con la bigamia e persino con la pedofilia. L'ignoranza è un fatto di paura, non solo di non sapere". Sabrina Ferilli si è sempre fatta portavoce di tante battaglie. "Ma questa volta è come se avessi avuto per la prima volta una responsabilità", ammette. E non risparmia nessuno, dato che, come dicono anche gli sceneggiatori del film, siamo in "Un paese continuamente ripreso e condannato dalla Corte Europea perché non riconosce i diritti basilari delle persone. Il popolo, comprese le nostre zie e le nostre nonne, è molto più avanti di chi lo governa". "Quando date i giudizi - continua la Ferilli - sappiate che esistono anche le coppie come Federica e Marina: si amano e non alterano niente, nessun meccanismo sociale. Il primo passo per sconfiggere l'ignoranza e la paura è proprio quello che non divide, ma accomuna".
È decisa, Sabrina, ad andare fino in fondo, a insistere su questo punto. Con la solita, amabile veracità che la contraddistingue: "C'è gente che a priori mi dice che non vedrà il film perché non è un argomento che gli interessa. A casa mia mi hanno insegnato che per imparare bisogna allontanarsi il più possibile: se si resta sempre nel proprio orto, non si apprende più di tanto". E quando qualcuno le chiede cosa ne pensa del Governo che ancora non ha vagliato leggi al riguardo, non cade nella facile polemica: "Penso che anche noi cittadini abbiamo il dovere di farci sentire, non dobbiamo dare la colpa sempre al Governo. Se questo Governo non fa quel che deve, mi auguro che anche i cittadini si facciano sentire".
Buy e Ferilli insieme: connubio perfetto
Viene da chiederselo: la Buy e la Ferilli in un film. Due donne e due attrici tanto diverse... Eppure a vederle insieme, ci chiediamo perché nessuno ci abbia pensato prima. Si tengono la mano, per darsi coraggio a vicenda nel rispondere alle domande difficili, le più "scomode". E ridono, fanno battute, una dietro l'altra, insieme a Maria Sole Tognazzi, che evidentemente la comicità deve averla nel sangue. "Suonerà scontato, ma avevo molta voglia di lavorare con Sabrina - inizia Margherita - Per le diversità, ma anche per ciò che ci accomuna. Siamo due persone molto attente a ciò che facciamo e a lavorare bene. Lei è molto intelligente, una persona molto presente a se stessa. Io sono più svagata, lei invece sa perfettamente dove si trova".
"Ci piacevamo da tempi non sospetti, poi è arrivata la proposta di Sole - racconta Sabrina - Margerita per me è la migliore attrice italiana, ho sempre pensato che fosse uno straordinario connubio tra talento e tecnica, ha una capacità felina di stare davanti alla cinepresa. C'è stata una compensazione: io sono psicotica, come lei ma su temi diversi... immaginate che divertimento sul set per la povera Sole! Per esempio, io esco da casa piena di medicine, ma non sto mai male. Lei sta sempre male, di mali immaginari, ma esce senza mai una medicina. Io ho sempre cose da mangiare in borsa. Lei mangia come una disgraziata, ma non si porta niente. Quindi, se volevi evitare ruggiti dal suo stomaco sul set, era meglio attingere dalla mia borsa!". E intanto la Buy ride e ride, e le due appaiono davvero come vecchie amiche che conoscono i segreti l'una dell'altra.
Ma ovviamente, il motivo di questo sodalizio solo Maria Sole lo può spiegare: "Volevo di nuovo lavorare con Margherita, dopo Viaggio sola. Mentre ci pensavo, sono andata al Festival di Cannes e ho incontrato Sabrina che era lì per La grande bellezza, dopo tantissimi anni che non ci vedevamo. Mentre tornavo a Roma in aereo, ho pensato che mi sarebbe piaciuto lavorare anche con lei. Sono arrivata con questo pensiero a casa: fare un film con loro due. Ho acceso la TV e c'era Il vizietto. È stato un segno".
Omosessualità al femminile: il primo film?
Nel cinema italiano, l'omosessualità al femminile è stata toccata, ma mai si è approfondito in questo modo l'argomento. "Mi è stato chiaro fin da subito - racconta Maria Sole - Ho pensato che poteva essere uno dei primi film italiani che parlavano di omosessualità al femminile". E anche qui, il suo bisogno primario, la sua urgenza, è quella di raccontare una storia come tante: "Ci sono queste due donne, una più definita, omosessuale da sempre, l'altra più insicura, con un passato eterosessuale, con un matrimonio alle spalle e un figlio. È la loro storia, non abbiamo la presunzione di dire che tutte le donne che stanno insieme siano così". Sono un coro unanime, queste tre donne. Anche Margherita Buy, quando spiega il lavoro che sta dietro Marina: "Non mi sono preparata in modo diverso, è una storia d'amore normale. C'è una consapevolezza di star raccontando qualcosa di importante. Ma la storia d'amore no, è come le altre, e io ho già avuto questa esperienza di vita: un matrimonio, un figlio e un divorzio. È un racconto molto bello perché è vero".