Invitati per forza, la recensione: un super cast per una commedia tiepida che fa sorridere ma non riflettere

La recensione del film Invitati per forza: pezzi da 90 come Kristen Bell e Alison Janney per una commedia matrimoniale che non sfrutta a pieno le potenzialità di trama e il materiale umano a disposizione.

Invitati per forza, la recensione: un super cast per una commedia tiepida che fa sorridere ma non riflettere

Se c'è una cosa che funziona quasi di più della commedia natalizia, è quella matrimoniale. I film ambientati prima e durante un matrimonio sono innumerevoli ma, nonostante la situazione sia, quasi di default, terreno fertile per generare più di quattro risate, non sempre è garanzia di successo. Si possono avere tutte le carte in regola, un cast d'eccezione compreso e lo stesso non fare del tutto centro. È il caso che analizzeremo nella recensione di Invitati per forza, nel suo titolo originale, The People we Hate at the Wedding, film su Prime Video dal 18 novembre, diretto da Claire Scanlon con Kristen Bell, Allison Janney e Ben Platt tra i componenti della famiglia disfunzionale protagonista.

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The People We Hate at the Wedding: Kristen Bell, Dustin Milligan in un'immagine

Tratto dal romanzo omonimo di Grant Ginder, tutto inizia, come nelle fiabe, con il racconto della storia di una famiglia: Donna (Allison Janney) si è sposata da giovanissima con il bel francese Henrique. Trasferiti a Londra, i due hanno avuto una figlia, Eloise (Cynthia Addai-Robinson). L'idillio è presto finito quando lui la tradisce con la babysitter. Tornata negli Stati Uniti, Donna si rifà una vita e una famiglia con Billie, facendo altri due figli, Alice (Kristen Bell) e Paul (Ben Platt). Anni dopo, Eloise, da super ricca posh londinese è pronta alle nozze del secolo e invita i fratellastri e la mamma al suo super evento. Le riunioni di famiglia, si sa, sono fonte inestimabile di satira e commedia ed è su questo che sulla carta dovrebbe fondarsi Invitati per forza. Peccato che agli scontri tipici dei non detti, delle opinioni fossilizzate che ogni componente del gruppo si è fatto sull'altro si arriva dopo un lungo prologo. Claire Scanlon sente la necessità di farci approfondire le vite dei due fratelli "minori" Alice e Paul, le loro apparenti miserie e punti di forza ma cercando la risata a tutti i costi, finisce per allungare il brodo e annoiare. Quando alla fine si arriva al punto, il matrimonio, due riuscite gag alquanto fisiche ed esilaranti da sole non riescono a sostenere il peso del successo di un intero film pur rendendolo gradevole. Le differenze culturali e sociali tra UK e Stati Uniti sono fin troppo macchiettistiche per far ridere. A chiudere il tutto e far pendere il giudizio sul "da vedere ma senza fretta, giusto per gli attori", c'è un finale che è troppo felice anche se dichiara di non poterlo essere. Forse per risultare più credibile, avendo di fatto l'effetto opposto, cioè far sentire allo spettatore una vicinanza che non c'è.
Se c'è una lezione che Richard Curtis ci ha insegnato è che ci vuole coraggio anche a calcarlo il lieto fine, spiattellarlo lì con un abbraccio finale in un aeroporto. Non c'è gusto a chiudere in bellezza e poi dirci che il quadretto che stiamo vedendo, è felice ma poi non così tanto perché, si sa, la felicità così la si vede solo nelle fiabe. Ma il cinema, specialmente di commedia e intrattenimento, non è in fondo anche questo? Vuole la magia, almeno a Natale e sì, anche ai matrimoni.

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Stati Uniti contro UK

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The People We Hate at the Wedding: Kristen Bell, Cynthia Addai-Robinson in una scena

Sulle differenze di vita, percezione, abitudini, costumi che dividono certe zone di un paese o certi Stati con basi o lingue simili, vedi nord e sud d'Italia o di Francia o Stati Uniti e Gran Bretagna, ad esempio, ne è piena la comicità televisiva e cinematografica mondiale. Invitati per forza investe nella folta letteratura sugli scontri tra apparenti diversità culturali avallando i clichè su inglesi e americani, rappresentati da Eloise contro i suoi fratelli yankee scapestrati Alice e Paul. Se da una parte, il perseguire stereotipi ha l'effetto giusto di sottolineare l'inconsistenza e la superficialità di certe battaglie o divergenze, dall'altro, ha proprio l'effetto opposto, farci alzare gli occhi e sospirare, sentendoci in presenza dell'ennesima inutile battuta sull'argomento o generalizzazione: gli inglesi sono tutti con la puzza sotto al naso e gli americani tutti superficiali e chiassosi. Dal canto suo, bisogna concedere alle sceneggiatrici Lizzie Molyneux-Logelin e Wendy Molyneux, di aver nascosto sotto questa superficie, delle ragioni ben più radicate nei comportamenti dei loro protagonisti. La pecca è che vengano fuori solo verso la fine quando il film, infatti, prende ritmo e vita giusti. La vita di Eloise è ben lontana da essere rose e fiori come pensano i suoi fratelli e i due, non si sono mai sentiti degni dell'amore e rispetto che meritano dagli altri, a cominciare dai partner sentimentali.

Pochi momenti illuminati

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The People We Hate at the Wedding: Allison Janney, Isaach De Bankolé, Cynthia Addai-Robinson, Karan Soni, Ben Platt

Nel bel mezzo del film e delle celebrazioni, dunque, come accennavamo, a pellicola già avviata e quasi sulla via della conclusione è come se Claire Scanlon si fosse ricordata che era ora di spingere sull'acceleratore, stando sul punto di sprecare l'occasione giusta per giocarsi le sue carte e quel cast, poi. Ed ecco che tutto il meglio dei rancori soppressi sfocia in un inaspettato colpo di scena ai danni di Alice durante il matrimonio che genera la migliore sequenza "d'azione" del film che, senza fare spoiler, comprende torte, tute e pipì. A seguire, sono invece le scene chiarificatrici quelle che ci riappacificano, lungo il finale, con il film. Sono pochi i momenti illuminati di Invitati per forza ma grazie ad una buona scrittura e un cast eccezionale, ne valgono la visione.

Lieto fine?

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The People We Hate at the Wedding: Allison Janney, Kristen Bell, Ben Platt durante una scena

Ad inizio recensione, abbiamo tirato in ballo Richard Curtis, re della commedia romantica e soprattutto maestro di scrittura dei migliori e spesso realistici happy ending che si possano immaginare. Invitati per forza è prevedibile al punto giusto da farci, appunto, aspettare che le cose, alla fine, vadano per il verso giusto. Allora perché far finta che non sia così? Ricordate la dichiarazione d'amore e di matrimonio del personaggio di Colin Firth alla giovane ragazza portoghese in Love Actually? C'è stato mai un momento in cui non ci abbiamo creduto?

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The People We Hate at the Wedding: Kristen Bell, Ben Platt in una sequenza

Due sono le strade in questo tipo di film, o si punta al finale verosimile e si crea una situazione in stile (500) giorni insieme dove Sole non sarebbe mai potuta tornare con Tom perché mai coinvolta quanto lui nella relazione, oppure si va verso l'andrà tutto bene, a qualsiasi costo, qualsiasi sia la situazione distruttiva iniziale. Invitati per forza sceglie la seconda strada ma ha paura di dichiararlo, teme di essere marchiato come poco credibile e si giustifica attraverso i suoi personaggi. Lieto fine? Si ma con gioia limitata per attori e spettatori.

Conclusioni

A fine recensione di Invitati per forza, commedia romantico-matrimoniale su Prime Video, consigliamo la visione del film per il suo super cast composto da Kristen Bell, Allison Janney e Ben Platt ma con delle remore sulla sua incapacità di godersi il lieto fine. Claire Scanlon dà il meglio della sua regia solo verso la seconda metà del film regalando gag esilaranti, anche fisiche che sfruttano il meglio delle potenzialità del cast ma non va oltre il prevedibile.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Kristen Bell, Allison Janney e Ben Platt sono regine e re di dinamiche e credibile famiglia disfunzionale.
  • La sequenza di scontro al matrimonio vale tutto il film.

Cosa non va

  • Sfrutta le potenzialità di storia e cast solo dalla seconda metà del film.
  • Usa il lieto fine ma lo rinnega.
  • Cavalca cliché su diversità Stati Uniti vs UK che aggiungono superficialità invece di divertire.