Recensione Intrigo a Berlino (2006)

Un'iconografia che si rifà così apertamente al passato non è l'ideale per avvicinare le giovani generazioni, e non basterà a convincere i cinefili e gli spettatori più anziani che potranno sorridere le citazioni ai beneamati classici, ma difficilmente apprezzeranno il film in sé.

Intrighi d'altri tempi

Con una certa appropriatezza, Intrigo a Berlino, il nuovo film di Steven Soderbergh, con protagonista l'amico per la pelle George Clooney e la splendida Cate Blanchett, viene presentato al Festival di Berlino, la città in cui il film si svolge. E´una Berlino post-bellica, sventrata dai bombardamenti degli Alleati, e preda di diversi eserciti che si contendono il territorio e l'anima della grande capitale tedesca. L'operazione, che trae spunto dal romanzo The Good German di Joseph Kanon, pubblicato nel 2001, ha un look estremamente caratteristico e ambizioso: l'intenzione di Soderbergh non è soltanto quella di richiamare le alchimie di un certo noir degli anni d'oro di Hollywood, ma quella di ricreare nei dettagli l'estetica e lo stile di quel cinema. Di qui la scelta del bianco e nero, di un lavoro sulle scenografie che ritorna a far uso delle astuzie che erano necessarie in quell'epoca di scarse risorse, e la richiesta agli attori di dimenticare i registri realistici che impone gran parte del cinema odierno per riscoprire i manierismi e la dizione di allora.

Il risultato è certamente interessante, sia per quanto riguarda la regia, le scenografie e la recitazione. I tre protagonisti (ciascuno dei quali è il "narratore" di ognuno dei tre segmenti da cui è composto il film) sono tutti in parte: George Clooney ha il physique du rôle, il fascino e l'energia per vestire i panni di questo investigatore militare alle prese con una storia dai risvolti inquietanti e pericolosi che coinvolge la sua antica amante; Cate Blanchett sfodera un credibile accento tedesco e interpreta una letale e sfuggente dark lady con il consueto, eccezionale carisma; ma la sospresa è Tobey "Spider-man" Maguire, che, alle prese con un personaggio del tutto spregevole, sembra essere davvero nel suo elemento. Peccato che la vicenda lo veda uscire di scena abbastanza in fretta, perché dal momento della sua scomparsa l'intrigo s'infittisce e si fa arduo da seguire, il piacere dato dalle citazioni ai grandi classici americani '40-'50 si esaurisce, e il film inizia ad annoiare: manca infatti una grande personalità centrale che avvinca lo spettatore alla sua causa, e la storia d'amore è senza fuoco. Blanchett e Clooney sono belli e bravi, ma la sceneggiatura non sembra fornire sufficiente spessore ai loro ruoli e tragicità al loro destino di amanti senza futuro.

Nel complesso, Intrigo a Berlino è un prodotto ben realizzato e interessante che però difficilmente conquisterà un suo pubblico: un'iconografia e un'atmosfera che si rifanno così apertamente al passato non sono l'ideale per avvicinare le giovani generazioni, abituate ad altri linguaggi, e non basteranno a convincere i cinefili e gli spettatori più anziani che potranno sorridere le citazioni ai beneamati classici, ma difficilmente apprezzeranno il film in sé.

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2.0/5