Sei milioni di euro incassati nei primi tre giorni per un esordio da record: Inside Out 2 della Disney Pixar è un successo. Ora, si potrebbe riflettere sul senso del sequel, e si potrebbe riflettere sull'accessibilità di un film che tenta di mantenere il controllo (guarda caso) sia degli spettatori più giovani che di quelli più maturi (riuscendoci forse con troppe semplificazioni?). Diretto da Kelsey Mann e scritto da Meg LeFauve, il sequel di Inside Out cerca però uno scambio costante, alternando le emozioni protagoniste per un coming-of-age in cui riconosciamo i fili logici, tra appartenenza e nuove scoperte. Per questo, e anche in scia al grande riscontro di pubblico, vorremmo provare stilare un parallelo tra Inside Out 2 e un capolavoro assoluto come Toy Story. Per certi versi, quello di Mann e quello di John Lasseter, che rivoluzionò il mondo dell'animazione, sono due film capaci di dialogare.
Lo abbiamo scritto anche nella nostra recensione di Inside Out 2: il nuovo film si apre con una sorta di home invasion. Le vecchie emozioni - Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura, Disgusto - vengono soppiantate dalle nuove - Ansia, Noia, Invidia, Imbarazzo - non appena Riley viene scombussolata da quella tempesta emotiva chiamata pubertà. Una pre-adolescenza combattuta, ed esasperata dalla sfida che la ragazzina deve intraprendere: entrare nella squadra di hockey della scuola superiore. Se ci pensate, nel 1995, la Pixar - all'epoca Studio indipendente, e legato alla Disney solo dal punto di vista distributivo - si palesò al pubblico con un altro assedio casalingo, quello di Buzz Lightyear nella cameretta di Andy, alterando il climax dello sceriffo Woody.
Andy e Riley, quando il cambiamento altera le percezioni
La lettura in questo caso è continua, e si aggancia di nuovo alla crescita, alla maturazione, al cambiamento, alla novità. Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto, che abbiamo imparato a conoscere forse un po' meglio dopo il 2015, quando uscì il primo capitolo di Inside Out, vengono riviste come emozioni grezze, basiche, addirittura superate nella loro classicità, nonché superate rispetto alla fase che sta attraversando Riley. Una fase di sovraesposizione emozionale, indefinita e indecisa, dove vengono a galla altri bisogni e altre prerogative fino a poco prima totalmente sconosciute. Lo si è detto in passato, lo si ripete con il sequel: il concetto di Inside Out ha a che fare con la psicologia, con l'inconscio e, a volte, con l'astratto, rendendo però tangibile l'inafferrabilità delle emozioni, dando loro un profilo riconoscibile. In questo senso, l'inaspettata novità, e la crescita, la ritroviamo in Toy Story: il compleanno di Andy segna un passaggio tra l'infanzia e la fanciullezza, portando con esso il bisogno inconsapevole (ma organico) di un cambiamento che partirà guarda caso dai suoi giocattoli.
Toy Story e Inside Out 2: tra certezze, novità ed equilibrio
In fondo, Buzz Lightyear, giocattolo iper-tecnologico, con luci, laser e un'estensione alare, è la modernità che rimpiazza la certezza rappresentata da un cowboy di pezza. Buzz è il nuovo che avanza, è il ranger spaziale venuto dallo spazio, è l'avventura fatta icona. La home invasion che apre Toy Story, dinamitarda ed esplosiva, coreografica e roboante (enfatizzata da una frase ormai mitica, "io posso volare"), spezza la confort zone di Woody, che si renderà conto di quanto sia in pericolo la sua posizione autoritaria nella cameretta, e di quanto sia in pericolo la sua relazione con Andy, essendo considerato dal bambino come "un vero amico".
Una certezza che crolla, come crolla la console nella mente di Riley: Gioia, Tristezza e le altre emozioni, in questo caso, rappresentano Woody, mentre l'innovazione delle emozioni sconosciute - e attrattive - rappresentano ovviamente Buzz. Nello sguardo di Gioia ritroviamo la stessa incredulità e la stessa rabbia dello sceriffo davanti allo space ranger, quando si ritrova faccia a faccia con Ansia. Leader del gruppo, sa bene che la sua centralità nei confronti di Riley è messa in discussione, perdendo lo status quo (lo stesso di Woody) e perdendo il controllo della console.
Lo switch, focale e puntale, mette in correlazione le due emozioni (una omologata e chiara, l'altra sfumata e moderna) e di conseguenza i due macro-insiemi emotivi. Inizialmente respingenti, e poco inclini alla co-abitazione, solo dopo un percorso capiranno quanto sia fondamentale l'equilibrio, e quanto Riely abbia bisogno di entrambi i team emotivi per affrontare al meglio i cambiamenti. Di nuovo, torna il confronto con Toy Story: Woody, dopo un lungo viaggio, che si compirà dopo un sabotaggio che farà rischiare la pelle a Buzz, oltre che a se stesso, capirà che nella cameretta di Andy c'è spazio per entrambi, e che anzi insieme possono formare una meravigliosa coppia all'opposto.