Indiana Jones è tornato. Quindici anni dopo Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, l'archeologo più famoso nella storia del cinema è pronto per la sua ultima avventura, la quinta. E, come dice lui stesso in Indiana Jones e il quadrante del destino, presentato in anteprima mondiale fuori concorso al Festival di Cannes 2023, in realtà non si tratta di un'avventura: questo è un lungo addio.
Nelle sale italiane dal 28 giugno, il film di James Mangold (che raccoglie il testimone di Steven Spielberg) ripercorre tutta la saga del professor Jones, ormai prossimo alla pensione. Lo ritroviamo nella New York del 1969, in piena euforia per lo sbarco sulla Luna. Ormai, dopo tante cavalcate verso l'orizzonte (e tanti chilometri), sembra lui stesso un'antica reliquia. L'incontro, dopo 18 anni, con la sua figlioccia, Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge), lo rimette in sella (letteralmente) per una nuova grande impresa.
È proprio il fatto che questo non sia esattamente l'Indy che abbiamo amato, ma una versione in declino, ad aver convinto Harrison Ford a interpretarlo di nuovo: "Questa storia racconta la fine della sua vita, in cui affronta tutto il suo percorso" ci ha detto, proseguendo: "Ha un'età in cui non è più il personaggio fisico che avete conosciuto. Insegna archeologia a studenti a cui non importa del passato, ma sono concentrati sul futuro. La sua vita familiare è in difficoltà. Nel caos. Nel 1969 non è il personaggio che speri sia. Ma è una parte della sua vita. Sta per incontrare il personaggio che interpreta Phoebe: lei lo trascina in una nuova avventura, che gli fa riguadagnare alcune caratteristiche che lo rendono attraente".
Questo è quindi un Indy più maturo: "Deve affrontare le sue responsabilità. Non ha visto la sua figlioccia per 18 anni: è una cosa assurda. Non parla più con sua moglie: c'è una questione in sospeso. Non è la persona che conoscevamo! Ma la storia lo rimette in sesto. C'è una componente emotiva che ci fa credere sia la fine: fa scelte cercando di rimediare ai suoi errori. Detto così sembra un film serio, ma in realtà è molto divertente. È emozionante. È un film perfetto per la famiglia. Vorrei che le persone lo vedessero al cinema".
Indiana Jones 5: intervista a Harrison Ford e Phoebe Waller-Bridge
Indiana Jones e il quadrante del destino, recensione: ancora fortuna, meno gloria
Chi è Indiana Jones? Lo spirito dell'avventura
In 40 anni (il primo film, I predatori dell'arca perduta, è uscito nel 1981) Harrison Ford non ha semplicemente interpretato un personaggio: è diventato il volto dell'avventura. Almeno al cinema. Chiunque abbia amato questi film ha sognato almeno una volta di essere Indiana Jones. O almeno di andare in un posto esotico per cercare tesori antichi. Tenendo bene a mente che la X non è mai il punto in cui scavare. O quasi.
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Quali sono quindi le qualità che rendono qualcuno "un Indiana Jones"? Lo abbiamo chiesto a quello vero. Per Harrison Ford: "Indiana Jones è un archeologo, quindi è un accademico. È istruito. Ma nel suo cuore c'è anche un po' di irrequietezza. Sfida alcune delle regole convenzionali. Ogni tanto vende un reperto archeologico: pensa che non dovrebbe stare in un museo, ma nell'appartamento di un riccone a Park Avenue".
Una delle sue qualità più importanti è certamente la curiosità. Ma, quando si cresce, rimanere curiosi non è facile. Per Phoebe Waller-Bridge si può fare: "Cercando di essere consapevoli tutto il tempo. Facendosi sorprendere dalle cose e sorprendendo se stessi. Se c'è qualcosa che pensi non sia interessante, devi guardarti intorno: c'è sempre qualcosa di nuovo. Bisogna continuare a giocare!"
Indiana Jones: "fortuna e gloria"
Nel secondo film della saga, Indiana Jones e il tempio maledetto, Indy parla a Short Round (Ke Huy Quan, fresco vincitore di un Oscar per Everything Everywhere All At Once) di "fortuna e gloria".
Ma se si chiede a Harrison Ford come si fa inseguirle, la risposta non è la stessa che probabilmente darebbe l'archeologo: " Il modo per trovare fortuna e gloria è fregarsene della fortuna e della gloria. Fai quello che vuoi fare, che ami. Se fortuna e gloria arrivano potrebbero farlo non attraverso fama e soldi. Potrebbe essere un altro tipo di ricompensa. Penso che il nostro lavoro sia raccontare storie. Di solito troviamo l'ispirazione in quelle storie. C'è qualcosa in noi che vuole farci essere parte di quelle storie. Io non sono Indiana Jones: non sono qui perché cercavo fortuna e gloria. Tutto ciò che volevo era guadagnarmi da vivere come attore: non volevo essere una star del cinema. Non pensavo fosse possibile. Non l'ho mai immaginato. Non mi interessava essere ricco: volevo lavorare come attore. Ed è ciò che ho fatto. "Fortuna e gloria" è un'ossessione di Indiana Jones, ma non la mia".