In nome del cielo, la recensione: Andrew Garfield star di un controverso True Detective tra i Mormoni

La recensione di In nome del cielo, true crime con Andrew Garfield ambientato nella comunità mormone dello Utah, dal 31 agosto su Disney+.

In Nome Del Cielo Andrew Garfield
In nome del cielo: un primo piano di Andrew Garfield

Il successo della prima stagione di True Detective ci ha insegnato che, per realizzare un prodotto vincente, oggi non basta limitarsi a solleticare la curiosità dello spettatore amante del genere, ma occorre indagare nei meandri dell'animo umano sollevando quesiti che stimolino la riflessione sul presente. A rendere il tutto più appetibile, basta aggiungere la presenza di un cast di alto livello che vede affiancati nomi illustri e giovani promesse. Come anticipa la nostra recensione de In nome del cielo, nel caso della serie approdata su Disney+ il 31 agosto vi è un altro ingrediente essenziale: il libro-inchiesta omonimo di Jon Krakauer che scava nella scabrosa storia vera alla base della serie tv.

In Nome Del Cielo Daisy Edgar Jones
In nome del cielo: Daisy Edgar-Jones circondata dai Lafferty

L'opera di Jon Krakauer, scrittore, saggista e alpinista americano che col suo Nelle terre estreme ha fatto conoscere la storia di Christopher McCandless, poi narrata da Sean Penn nel suggestivo Into the Wild, è finita nelle mani dello sceneggiatore militante Dustin Lance Black che ha deciso di trasformarla in un'analisi dell'estremismo religioso e delle sue conseguenze. Cresciuto in una comunità Mormone in Texas, Black conosce molto bene la materia trattata quando tratteggia i tormenti del detective Jeb Pyre, fervente mormone in forza al dipartimento di polizia di Salt Lake Valley chiamato a indagare sull'omicidio di una giovane madre e della figlioletta di 15 mesi. Nell'indagine, Pyre è affiancato dal collega nativo Bill Taba (Gil Birmingham), distante dalla fede in cui lui è immerso e proprio per questo capace di fornire un punto di vista diverso sul delitto che vede coinvolti i membri della potente famiglia mormone Lafferty, "i Kennedy dello Utah degli anni '80".

Le origini del fondamentalismo

In Nome Del Cielo Andrew Garfield 2
In nome del cielo: un primo piano di Andrew Garfield

Più che per l'impianto inquisitorio, In nome del cielo può essere accomunato all'hit HBO True Detective per l'afflato visionario e i toni tragici. Lo stesso Andrew Garfield è chiamato a inarcare un personaggio profondamente sofferente. Il suo detective è addolorato dal male in cui si imbatte quotidianamente, tormentato dall'incapacità ad aderire fino in fondo ai precetti mormoni e lacerato dal decadimento della madre. La performance sofferta e intimista di Garfield si contrappone a quella ben più solare di Daisy Edgar-Jones nel ruolo della vittima, Brenda Wright Lafferty, sposa di Allen Lafferty (Billy Howle) che interpreta la fede mormona in modo moderno conciliandola con l'istruzione e l'emancipazione femminile. Il suo stile di vitae attirerà le critiche e i sospetti degli ultraconservatori Lafferty logorando i labili equilibri interni alla famiglia.

In Nome Del Cielo Wyatt Russell Daisy Edgar Jones
In nome del cielo: Daisy Edgar-Jones circondata dai Lafferty

In nome del cielo si apre con il ritrovamento del cadavere di Brenda e della figlioletta e con l'arresto del marito Allen, rinvenuto sulla scena del delitto con addosso il sangue della vittima. Da qui parte una fitta rete di flashback che seguono linee temporali diverse. Da una parte l'incontro di Brenda con i Lafferty e i conflitti tra padre e figli all'interno della famiglia fanno da contrappunto al presente, con la voce dello stesso Jeb Pyre o dei sospetti che si trova interrogare che anticipano i flashback. Ma c'è un'ulteriore linea temporale mostrata in parallelo in cui si ricostruisce la storia del fondatore del Mormonismo Joseph Smith, vissuto nella prima metà dell'800, e la sua ribellione alle leggi americane.

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Un cast "in stato di grazia"

In Nome Del Cielo Andrew Garfield Gil Birmingham
In nome del cielo: Andrew Garfield e Gil Birmingham sulla scena del delitto

Dal punto di vista narrativo, In nome del cielo è una serie poliziesca appassionante che ricostruisce un'indagine dall'esito tutt'altro che scontato. Episodio dopo episodio, lo spettatore viene catturato nella ricostruzione degli eventi che alterna interrogatori a perquisizioni e missioni in luoghi inesplorati in cui i fratelli Lafferty più radicali hanno trovato rifugio dopo essere entrati in conflitto col Governo. Una regia accurata e una solida gestione della tensione catturano l'attenzione del pubblico, compensando le pause meditative e i momenti in cui a prevalere è l'approfondimento psicologico dei caratteri con sequenze ad alto tasso adrenalinico.

In Nome Del Cielo Sam Worthington
In nome del cielo: Sam Worthington in una scena

Non dimentichiamo che In nome del cielo funziona anche e soprattutto in virtù delle performance di un cast di alto livello dove ognuno fa la sua parte. Sam Worthington si lascia alle spalle i ruoli d'azione incarnando il maggiore dei fratelli Lafferty, il costruttore Ron, diviso tra necessità mondane e obblighi nei confronti della famiglia. Per questo il padre sembra preferirgli il più estremo Dan, a cui presta il volto Wyatt Russell, che propende per una versione del mormonismo più radicale e priva di compromessi tanto da sfidare apertamente la legge, trascinando con se i fratelli Robin (Seth Numrich) e Samuel (Rory Culkin). Sul fronte femminile, oltre alla performance luminosa di Daisy Edgar-Jones è degna di nota anche quella ben più tormentata di Chloe Pirrie nei panni di Matilda, moglie di Dan. Su tutti spicca però il detective di Andrew Garfield, vero motore dello show talmente dedito al suo personaggio da farsi perdonare perfino qualche eccesso di patetismo.

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Il conflitto tra fede, legge e ragione è l'anima del true crime

In Nome Del Cielo Billy Howle
In nome del cielo: Billy Howle durante un interrogatorio

Con la sua complessa costruzione narrativa e la sua fitta rete di salti temporali all'indietro, In nome del cielo non si accontenta di proporsi come raffinato prodotto di genere, ma ha l'ambizione di sollevare quesiti esistenziali di stampo universale. L'afflato meditativo che avvolge lo show e le epifanie che lo costellano vanno nella direzione di coinvolgere lo spettatore in un discorso più alto, spingendolo a guardare verso il cielo. La ricostruzione delle gesta di Jospeh Smith sollevano quesiti sulla preminenza della religione sulla legge e sulla necessità di essere un buon fedele prima che un buon cittadino. Per portare avanti il discorso che gli sta a cuore - la denuncia dei fondamentalismi e la degenerazione della religione nel radicalismo - Dustin Lance Black a tratti rischia di diventare troppo didascalico e i flashback ottocenteschi rappresentano forse il punto debole del racconto con i loro toni cupi, necessari per sviscerare il lato oscuro della religione.

In Nome Del Cielo Gil Birmingham
In nome del cielo: Gil Birmingham in una scena

A controbilanciare questa sensazione oppressiva che avvolge la serie ci pensano la presenza di Daisy Edgar-Jones con il suo ottimismo e il suo approccio volontaristico alla religione e lo sguardo critico e razionale dell'agente Paiute di Gil Birmingham, portatore di una visione più razionalista e scanzonata. A lui sono affidate le (poche) riflessioni ironiche presenti in una serie che punta a distinguersi dalla media delle produzioni per profondità e spessore. E ci riesce, soprattutto quando la tragedia della famiglia Lafferty prende il sopravvento sull'indagine poliziesca tout court.

Conclusioni

Indagine poliziesca true crime dalla valenza universale che si espande fino a diventare una riflessione su fede, radicalizzazione, fanatismo, ma anche sui legami familiari, come rivela la recensione di In nome del cielo. Andrew Garfield guida un cast ispirato in una serie complessa dalle atmosfere cupe che sfrutta una rete di flashback per indagare sulla religione e sui suoi eccessi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • True crime ambizioso che indaga sul rapporto tra fede, ragione e fondamentalismo.
  • La regia elegante e le atmosfere cupe e suggestive accompagnano una narrazione accurata.
  • Il cast, capitanato da Andrew Garfield, dà il meglio di sé in ruoli complessi e tormentati...

Cosa non va

  • ...anche se alcuni eccessi drammatici dello stesso Garfield sfiorano il patetismo.
  • Lo humor centellinato e la cupezza di fondo a tratti appesantiscono la visione.
  • La linea temporale dei flashback sulla storia di Joseph Smith sembra funzionare meno rispetto al presente e rischia di risultare didascalica.