Segnatevi il nome di queste due perché sono bravissime. Insieme fanno esplodere lo schermo, piccolo o grande che sia: Rachel Brosnahan e Marsha Stephanie Blake sono le protagoniste di I'm your woman, film di Julia Hart in cui interpretano Jean e Teri, mogli di gangster le cui decisioni hanno gettato le rispettive famiglie in una spirale di violenza da cui è difficile uscire senza conseguenze gravi. Dall'11 dicembre su Amazon Prime Video.
Rachel Brosnahan è già nota agli amanti delle serie tv per il ruolo in The Marvelous Mrs. Mainsel (La fantastica signora Maisel in Italia), per cui ha vinto due Golden Globe, mentre Marsha Stephanie Blake è stata Berdie Rogers in otto episodi di Orange Is the New Black e Linda McCray nella miniserie When They See Us, scritta e diretta da Ava DuVernay.
In I'm Your Woman, ambientato nell'America degli anni '70, ci mostrano il lato oscuro del sogno americano, raccontato però da un punto di vista spesso ignorato: quello delle compagne e delle famiglie dei criminali. Jean e Teri si ritrovano infatti a combattere per la propria vita e quella dei figli a causa delle scelte discutibili dei rispettivi consorti. Abbiamo incontrato le attrici via Zoom.
La video intervista a Rachel Brosnahan e Marsha Stephanie Blake
I'm your woman, la recensione: Rachel Brosnahan è meravigliosa anche in versione drammatica
I'm your woman e il costo del sogno americano
Julia Hart ha scritto il film (insieme al marito Jordan Horowitz, produttore di La La Land) ispirandosi al cinema di Michael Mann (che viene esplicitamente ringraziato nei titoli di coda e lo stesso titolo di I'm Your Woman viene proprio da una battuta del suo Strade violente). Come nell'opera del maestro americano ci sono sì inseguimenti, scene d'azione e sparatorie, ma, nel mezzo della tempesta, i protagonisti si ritrovano spesso a vivere delle vere e proprie epifanie, in cui riflettono sulle loro esistenze. Nella pellicola di Julia Hart ci sono diversi momenti del genere e tutti sembrano suggerire che il sogno americano sia una materia complessa. Soprattutto se sei donna o di colore. Qual è quindi il costo di questo sogno?
Per Rachel Brosnahan: "Non è accessibile a tutti. In un certo senso il sogno americano è una bugia. Per molte persone è un sogno che non sempre si trasforma in realtà. Il nostro paese è fatto in modo da non rendere sempre accessibile quel sogno". Per Marsha Stephanie Blake invece: "In realtà sono americana adesso, ma ero una straniera, quindi è interessante che tu mi faccia questa domanda. Il problema principale per un immigrato è vedere altri immigrati arrivati qui per il sogno americano che cercano di impedirlo ad altre persone. Credo che il suo costo sia strano, perché una parte dell'essere americano è pensare che il mondo sia la tua ostrica e un'altra rendere inaccessibile quel mondo alle altre persone. Questo è il costo reale: diventi americano e poi vuoi tenere le altre persone fuori dall'America. Io non sono mai stata così, ma credo che molte persone la pensino in questo modo".
(You Make Me Feel Like) A Natural Woman
Uno di questi momenti rivelatori è quando Jean è seduta al bar di fronte a Cal (Arinzé Kene), marito di Teri incaricato di proteggerla, e cantano il brano di Aretha Franklin (You Make Me Feel Like) A Natural Woman. Quanto è importante, a volte, cantare e basta? Per Rachel Brosnahan: "Enormemente importante: in questo ultimo anno ho cantato più che in tutta la mia vita! Si dice dei musical: un musical è riuscito quando non c'è nient'altro che tu possa fare se non cantare. L'emozione è così forte che l'unico sollievo è cantare. Quel momento in quella scena è così: i personaggi hanno affrontato insieme un'esperienza estremamente traumatica e si liberano. Ci siamo sentiti così girandola".
I'm your woman e l'importanza di lasciare andare il passato
Nel finale di I'm your woman un personaggio dice che "non bisogna voltarsi indietro". È un consiglio che dovremmo seguire tutti più spesso? Marsha Stephanie Blake è molto d'accordo: "Come attore è la cosa migliore da dire a te stesso: nel nostro lavoro in proporzione riceviamo molti più rifiuti che approvazioni. Non soltanto quando il tuo lavoro viene giudicato dalla gente, a cui piace o meno, ma quotidianamente, quando andiamo a provini e colloqui. Se siamo fortunati su dieci colloqui di lavoro ne va bene uno, quindi affrontiamo nove rifiuti. Devi per forza apprezzare l'impegno che ci hai messo, godertelo e poi abbandonarlo e andare oltre, lasciandoti alle spalle le cose che pensi di aver sbagliato. Un paio di minuti di riflessione sono utili, ma non puoi rimuginarci troppo sopra". Brosnahan invece: "È importante: penso che si possa dare una rapida occhiata, ma non rimanere intrappolati nel passato. Per me quella battuta nel profondo significa questo: significa non avere rimpianti. Non si tratta di ignorare il passato, ma di imparare dal passato a guardare verso il futuro".