È stato il protagonista del primo grande shock della storia de Il trono di spade, Bran Stark: la spinta dello Sterminatore di re, e il volo dalla torre diroccata di Grande Inverno alla fine dell'episodio pilota avevano fatto capire a tutti noi che razza di storia stavamo per vivere. Nel coma che seguì alla caduta Bran incontrò per la prima volta il Corvo con tre occhi, personificazione - come scopriamo in seguito - di un essere umano vissuto per secoli e dotato di straordinari poteri telepatici che vive in una caverna a nord della Barriera.
Nella sesta stagione, che HBO sta trasmettendo in queste settimane, Bran ha raggiunto il Corvo, che lo sta addestrando a diventare il suo successore (anche se Bran, pur avendo perso l'uso delle gambe, non è destinato a restare intrappolato nell'albero-diga attraverso il quale il suo mentore accede alle visioni verdi). Guidandolo nel passato, visione dopo visione, il Corvo insegna a Bran quanto gli serve per raccogliere il ruolo misterioso che lo aspetta nell'imminente battaglia di Westeros contro gli Estranei.
You will never walk again, Bran... but you will fly.
Tra Grande Inverno e la Torre della Gioia
Nei primi episodi della sesta stagione abbiamo seguito Bran in due visioni/ flashback la cui autentica portata a livello di rivelazioni non è ancora evidente, perché il Corvo con tre occhi costringe Bran a staccarsene, dicendo che torneranno a visitarle: non possono restare troppo a lungo in una visione verde per il rischio che Bran, assorbito dal passato, non riesca poi più a trovare la via del ritorno. Nella visione di Grande Inverno, Bran vede suo padre ragazzino, in procinto di partire per la Valle, dove sarà cresciuto da Jon Arryn insieme a Robert Baratheon; insieme al Ned adolescente, Bran "incontra" i suoi fratelli Brandon, Lyanna e il piccolo Benjen (ma nella visione di The Door c'è anche il loro padre, il nonno di Bran, Rickard Stark), e le versioni giovanili del maestro d'armi Rodrick Cassel, della Vecchia Nan e di Hodor, che allora si chiamava Wylis, aveva già la stazza di un mezzo gigante e aveva un vocabolario normale.
La visione succcessiva trasporta Bran nelle Montagne Rosse di Dorne, ai piedi di una fortificazione che i lettori dei romanzi di Martin conoscono come la Torre della Gioia (c'è un capitolo del primo libro, A Game of Thrones, dal punto di vista di Ned, dedicato proprio a questo episodio del passato); qui Bran ritrova il padre ventenne, in procinto di combattere, affiancato da Howland Reed e altri amici e commilitoni, contro due membri della guardia reale dei Targaryen. È solo con l'aiuto di Howland, che pugnala a tradimento il leggendario spadaccino Arthur Dayne, la Spada dell'Alba, che Ned riesce ad avere la meglio su un avversario tanto superiore alle sue forze. E poi si avvia per le scale della Torre, in cui, presumibilmente, si trova sua sorella Lyanna, rapita circa un anno prima da Rhaegar Targaryen. E qui (siamo nell'episodio Oathbreaker) succede una cosa che apre la strada a ipotesi suggestive: Bran, mentre il Corvo cerca di fargli lasciare la visione, chiama suo padre, e Ned si volta; il che dimostra che la presenza di Bran nel passato, durante le visioni del passato, può in qualche essere percepita. Questo significa che Bran può cambiare il passato, influendo sul presente?
Leggi anche: Il trono di spade: 7 cose che (forse) non sapete sulla serie fantasy targata HBO
Hold the Door
Da quanto accade nei libri di George R.R. Martin, sembrerebbe proprio di no: "Il passato resta il passato. Possiamo imparare da esso, ma non modificarlo", dice il Corvo, forte della sua esperienza secolare, al giovane discepolo. Nel romanzo A Dance with Dragons, però, c'è un episodio suggestivo di un qualche "influsso" di Bran con protagonista Theon Greyjoy, o meglio Reek, che, mentre si trova nella foresta sacra di Grande Inverno, sente una voce che sembra sussurrare tra i rami degli alberi il suo nome: "La voce era lieve come uno stormire di foglie, fredda come l'odio. La voce di un dio, o la voce di uno spettro". Per Reek, "immaginare" gli dei che gli ricordano il suo vero nome, è un momento cruciale di un arco redentivo che a quel punto del libro era appena accennato.
Nel bellissimo, devastante finale di The Door, poi, si intuisce quanto l'effetto della presenza di Bran nelle visioni possa essere significativo. Dopo che Bran ha rivelato la propria ubicazione e vanificato le protezioni magiche dei Figli della Foresta entrando in contatto con il Re della Notte in un'altra visione, il Corvo lo riporta immediatamente nella visione di Grande Inverno, mentre Meera raccoglie le loro cose per preparasi alla fuga; ma è già troppo tardi, il Re della Notte e il suo esercito di non-morti sono già all'entrata della caverna, e Meera può solo cercare di comunicare con Bran attraverso il suo stato di trance, per dirgli che hanno bisogno di Hodor (che intanto è paralizzato dal terrore) per trasportare fuori il suo corpo inerte. Bran, sollecitato dal Corvo, la sente, e prende possesso del corpo di Hodor nel presente, senza lasciare la visione. Così, mentre Hodor, incitato da Meera che sta trascinando via il corpo di Bran ("Hold the door! Hold the door!"), trattiene gli inseguitori perché lei possa allontanarsi, Bran vede Wylis, lo Hodor del passato, cadere preda di una crisi convulsiva e ripetere, mentre percepisce l'angoscia della situazione e la morte imminente di Hodor, quella stessa frase: "Hold the door", che si contrae, mentre l'attacco disintegra progressivamente l'intelletto del ragazzo, nell'unica parola che questi pronuncerà per il resto della sua vita, "Hodor".
Cosa abbia creato il devastante legame psichico tra Wylis e Hodor non è chiaro: quel che è certo è che dipende dalla presenza di Bran nella visione. Altrimenti non si spiegherebbe come il ragazzo abbia potuto percepire le parole di Meera. Se Bran non avesse visitato quel particolare momento del passato, la vita di Wylis sarebbe stata molto diversa, ma ha davvero senso fare questa affermazione? Nel presente che abbiamo sempre conosciuto, Hodor è già Hodor, Bran ha già visitato la visione, e il suo destino è inevitabile; nel paradosso di predestinazione, o causal loop, il viaggiatore nel tempo agisce nel passato, ma nel presente sono già presenti tutte le conseguenze delle sue azioni, e non può cambiarle di una virgola; come quando, per capirci, John Connor in Terminator manda Kyle Reese nel passato per proteggere sua madre dal T-800, e i due concepiscono John, ma John è già bello che fatto nel futuro. O come quando Marty McFly in Ritorno al futuro suona Johnny B. Goode al ballo della scuola perché Chuck Berry, chiamato al telefono, possa "plagiarla": la canzone era pre-esistente al viaggio nel tempo di Marty.
Leggi anche: Il trono di spade, il nostro commento all'episodio The Door: L'inverno è arrivato ed è più triste che mai
Oltre il paradosso della predestinazione
Se dunque Bran si muove in un causal loop, non può cambiare il passato, ma potrebbe avere influito su altri eventi grazie a visioni che non ha ancora visitato. Qualcuno nei giorni scorsi ha azzardato un'ipotesi su Aerys Targaryen, il Re Folle, che, nel periodo in cui la sua salute mentale degenerava inesorabilmente, sentiva delle "voci". L'ipotesi è che Bran, abbia visitato/ visiterà Aerys in un tempo antecedente ai fatti che avviarono la Ribellione di Robert per avvisarlo dei pericoli imminenti, ottenendo l'effetto di farlo impazzire definitivamente. "Bruciarli tutti", ripeteva Aerys nelle sue crisi paranoiche: forse travisando il messaggio giunto dal futuro, sussurri che lo invitavano a "Bruciare tutti i cadaveri" perché non fossero rianimati dagli Estranei. Ovviamente la follia di Aerys porta al precipitare degli eventi, con l'assassinio di Rickard e di Brandon Stark, giunti ad Approdo del Re per chiedere la restituzione di Lyanna. Dopo aver bruciato Lord Rickard, il Re Folle intendeva davvero "bruciare tutti", dando fuoco alla Capitale, e l'avrebbe fatto se non fosse stato fermato da Jaime Lannister.
Anora più plausibile è che sia stato il Corvo con tre occhi, prima del suo incontro col giovane Stark, ad avere involontariamente questo influsso nefasto sulla storia, e per questo sia particolarmente cauto nel suo addestramento di Bran, per evitare che il discepolo ripeta i suoi errori. Qualcuno ha anche ipotizzato che il Corvo con tre occhi sia lo stesso Bran che, giunto da un punto imprecisato nel futuro, durante una visione sia rimasto intrappolato nel "nostro" punto del continuum spazio tempo. Per poi "chiamare" sé stesso bambino oltre la Barriera, allo scopo di passargli il suo potere, cercando di evitargli però lo stesso destino.
Leggi anche: Il trono di spade, le morti più sconvolgenti
In ogni caso il fatto che sia stato George R.R. Martin a suggerire la rivelazione di The Door agli showrunner de Il trono di spade fa pensare che il causal loop sia integrale anche ai piani per il futuro dello scrittore, ancora impegnato ad ultimare il sesto romanzo della saga (nei libri l'origine di Hodor non è stata ancora svelata), e tutto fa presupporre che il potere di Bran sarà cruciale per le sorti della grande battaglia finale contro gli Estranei. Sarà questo il compito di Bran alla fine dei giochi? L'unico modo per fermare l'inesorabile discesa dell'Inverno perenne e mortifero sarà superare il paradosso di predestinazione? Rompere il causal loop, magari tornando nel tempo a prima della Lunga Notte, un tempo in cui gli Estranei non erano ancora ostili agli umani, cercando di porre le basi per una pace duratura? Ci sembra uno scenario forse troppo roseo e pure scontato per una storia nera e spietata come questa,ma è difficile che, con queste premesse, il potere di Bran non abbia un ruolo fondamentale nella risoluzione definitiva, nel bene o nel male. Tanto più che, legato com'è alla magia autoctona di Westeros, e ai Figli della Foresta e quindi alla loro terribile creatura, gli Estranei, questo potere potrebbe sembrare naturalmente contrapposto a quello che arriva da Essos, destinato ad avversare l'orrore che viene dal Nord: i draghi di Daenerys. Noi abbiamo appena iniziato ad azzardare ipotesi. E voi?