Il terrore corre sul filo: il film che ha inventato la suspense al telefono

Il terrore corre sul filo, magistrale thriller di Anatole Litvak del 1948, costruisce un appassionante intreccio noir attraverso le telefonate della protagonista Barbara Stanwyck.

Il terrore corre sul filo: il film che ha inventato la suspense al telefono

... poco fa al telefono ho udito un'orribile conversazione: ci sarà un delitto! Un delitto che sarà commesso alle undici e un quarto e... e io non so più niente di mio marito!

Nella storia del cinema americano, gli anni Quaranta sono ricordati anche come la stagione d'oro del noir: un genere che, riprendendo suggestioni e spunti dalla letteratura così come dall'espressionismo tedesco, in breve tempo avrebbe vissuto una straordinaria fortuna mediante una pluralità di declinazioni, dalle storie hard boiled fino a sconfinare nell'horror. Il 24 settembre 1948, quando ormai il decennio glorioso del noir classico sembra volgere al termine, nelle sale statunitensi fa il suo debutto una pellicola destinata a imporsi come una pietra miliare del noir, in virtù di una formula narrativa del tutto inedita: Il terrore corre sul filo, prodotto e diretto da Anatole Litvak sulla base di un popolare radiodramma di Lucille Fletcher. Il caso, ai tempi più unico che raro, di un film che si svolge totalmente intorno a un telefono.

Stanwyck Lancaster
Il terrore corre sul filo: Barbara Stanwyck e Burt Lancaster

Sorry, Wrong Number, titolo originale del testo di Lucille Fletcher (anche autrice della sceneggiatura), veniva trasmesso per la prima volta nel 1943, con Agnes Moorehead come protagonista, suscitando l'entusiasmo del pubblico e perfino l'ammirazione di Orson Welles. Cinque anni più tardi, a trasferire il radiodramma della Fletcher sul grande schermo per la Paramount è il regista ucraino Anatole Litvak, che conserva la struttura dell'opera originale e, soprattutto, quel meccanismo a dir poco azzardato per il medium cinematografico: costruire un intero racconto utilizzando soltanto le telefonate della protagonista, Leona Stevenson, una donna inferma bloccata nel letto della propria casa di New York in attesa del marito Henry, senza nessuno accanto e con l'apparecchio sul comodino a costituire il suo solo strumento di contatto con il mondo esterno.

Storia di un matrimonio

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Il terrore corre sul filo: un primo piano di Barbara Stanwyck

E da quell'apparecchio, a causa di un errore tecnico, Leona si trova per caso ad ascoltare un brandello di conversazione fra due uomini, venendo a scoprire qualcosa di terribile: quella sera stessa, alle undici e un quarto, una donna in città sarà vittima di un omicidio. Si tratta di un presupposto che anticipa di oltre un lustro il capolavoro di Alfred Hitchcock La finestra sul cortile: anche qui abbiamo infatti una protagonista invalida (benché solo in seguito apprenderemo l'esatta natura della sua malattia) che coglie gli indizi di un delitto, ma non riesce a farsi prendere sul serio dalla polizia. Ma ne Il terrore corre sul filo, al plot sull'omicidio imminente si sovrappone da subito la vicenda personale di Leona: dov'è finito suo marito Henry, che non è ancora rientrato a casa dal lavoro, e qual è il significato delle strane informazioni che le riferisce al telefono un certo Waldo Evans?

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Sorry Wrong Number
Il terrore corre sul filo: Barbara Stanwyck e Burt Lancaster
Sorry Wrong Number Lancaster
Il terrore corre sul filo: un'immagine di Burt Lancaster

La grande sfida del film di Anatole Litvak è giocata appunto su questo approccio così inusuale: rendere la protagonista "passiva", al punto da confinarla nel letto della sua stanza, affidarsi esclusivamente al suo punto di vista e sviluppare un complesso intreccio giallo attraverso le telefonate fatte o ricevute dalla donna in tempo reale, nell'arco dei quasi novanta minuti di durata. Dalle conversazioni fra Leona e gli altri comprimari si dipana così una catena di flashback, elementi ricorrenti del noir, volti a illustrare le diverse fasi del rapporto fra lei ed Henry, nonché a ricostruire gli eventi relativi alla misteriosa sparizione dell'uomo. A prestare il volto a Henry è Burt Lancaster, che appena due anni prima aveva esordito in un altro classico del noir, I gangsters di Robert Siodmak, mentre a dominare la scena nel ruolo di Leona è l'indiscussa icona del genere in questione, Barbara Stanwyck.

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Il terrore corre sul filo: Barbara Stanwyck e Burt Lancaster

Dopo aver incarnato un archetipo di dark lady nel 1944 nella punta di diamante del noir, La fiamma del peccato di Billy Wilder, Barbara Stanwyck aveva recitato ne Lo strano amore di Marta Ivers, La seconda signora Carroll e Il grido del lupo, alternandosi fra parti da eroina e da femme fatale. Ma nel film di Litvak, l'attrice newyorkese si cimenta con un'altra tipologia di personaggio: una donna insicura, succube delle proprie nevrosi, la cui propensione a dare ordini (frutto di un background sociale alto-borghese) cede gradualmente il posto a un'angoscia sempre più divorante. Il terrore corre sul filo si rivelerà uno dei maggiori successi nella carriera della Stanwyck e le varrà la nomination all'Oscar come miglior attrice, grazie a un'interpretazione percorsa da vari gradi di tensione e valorizzata dal frequente ricorso ai primi piani, con inquadrature che incorniciano il volto di Leona appoggiato alla fatidica cornetta da cui dipenderà l'esito della serata.

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Il terrore corre sul filo: un'immagine di Barbara Stanwyck
Barbara Stanwyck
Il terrore corre sul filo: un'immagine di Barbara Stanwyck

Scandito da un ritmo serrato, ma in grado comunque di delineare gli snodi della trama e di approfondire i legami fra i personaggi, Il terrore corre sul filo non sarà certo l'unica pellicola a imperniare la suspense attorno al telefono: basti ricordare due cult degli anni Settanta, Black Christmas e Quando un sconosciuto chiama, l'incipit di Scream o il recente Black Phone; mentre l'impostazione 'radicale' del film di Litvak, ovvero rendere il telefono il solo veicolo del racconto, sarebbe stata ripresa in film quali In linea con l'assassino, Buried - Sepolto e Locke. Ma con parecchi decenni d'anticipo sui suddetti titoli, Il terrore corre sul filo vinceva una scommessa tutt'altro che scontata, riadattando il linguaggio della radio a quello del cinema e mettendo a frutto potenzialità drammaturgiche ancora inesplorate; con il risultato di aver proposto un modello di thriller particolarissimo e che, ad oggi, resta ineguagliato.