Ad un anno da Capri Revolution, Mario Martone torna al Lido per questo Venezia 2019 con il suo ultimo film: Il sindaco del Rione Sanità, opera interamente tratta dalla commedia omonima di Eduardo de Filippo.
Il film, che segue un allestimento teatrale interpretato in parte dai medesimi attori, trasporta la sceneggiatura di Eduardo De Filippo in un contesto inedito: la Napoli e le sue periferie di oggi, in cui si muovono personaggi che sembrano tratti, più che dalla pièce originale, da un episodio di Gomorra o da qualsiasi libro di Saviano.
Il sindaco del titolo, Don Antonio Barracano, è il centro assoluto della storia: un personaggio dalle mille sfumature che, rispettato da tutti e sempre in grado di appianare le controversie che agitano il quartiere, pur somigliando nell'aspetto ai protagonisti dei più recenti film sulla criminalità organizzata napoletana se ne distacca per intenti e modo di agire, restando fedele ai suoi principi ed evitando inutili spargimenti di sangue. Alla conferenza stampa per la presentazione del film, oltre ad i produttori di Indigo Film e Rai Cinema che ci hanno detto di aver creduto fin da subito nel successo dell'adattamento di Martone, abbiamo incontrato il regista, la co-sceneggiatrice e i membri del cast, che hanno raccontato cosa ha significato per loro realizzare e reinterpretare un'opera così amata come quella di De Filippo, attualizzandola ai tempi in cui viviamo.
Modernizzare l'opera di Eduardo De Filippo
Proprio il tema dell'attualizzazione dell'opera di Eduardo De Filippo, ossia se sia stato possibile o meno renderla contemporanea in maniera convincente - e ne abbiamo parlato anche nella nostra recensione de Il Sindaco del Rione Sanità - è stato il fil rouge dell'intera conferenza, scatenando un dibattito interessante tra pubblico, membri del cast e regista. "Far interpretare Antonio Barracano ad un attore giovane, che richiama l'età dei boss di oggi" è stato il primo passo messo in atto da Mario Martone per "modernizzare" il testo originale, "dal quale poi ne sono derivati molti altri, che mi hanno portato a misurarmi con l'opera di De Filippo con fedeltà ma al tempo stesso con la volontà di reinventarla in chiave contemporanea." Francesco di Leva racconta poi che, per preparare il personaggio di Don Antonio Barracano, si è informato prima di tutto di quanto stesse accadendo nel mondo quando Il sindaco del Rione Sanità è stato scritto, alla fine degli anni Sessanta. "_Ho scoperto che quello era il periodo in cui Muhammad Ali è diventato famoso, conquistando anche l'oro alle Olimpiadi, e mi sono chiesto se Eduardo De Filippo avesse in qualche modo pensato a lui mentre creava Antonio".
Il grande campione statunitense è stato di certo fonte di ispirazione per l'attore che si è presentato alle prove dello spettacolo teatrale vestito con una tuta sportiva e portandosi da casa una panca da palestra per fare gli addominali. "Ho deciso di raccontare il mio personaggio attraverso gli atteggiamenti di un pugile. Durante le prove mi sono addirittura rotto una mano, cosa che a Mario è piaciuta e per questo abbiamo deciso di tenere la fasciatura per lo spettacolo e poi anche per il film".
Massimiliano Gallo, che interpreta Arturo Santaniello, ha raccontato: "Abbiamo fatto un grande lavoro sul testo originale, di approfondimento. Il testo di Eduardo parla di temi universali, come la famiglia, il senso del dovere, la vendetta. Il testo può essere molto moderno perché parla di temi molto attuali. Il nostro lavoro è stato senza dubbio facilitato dalla grandezza dell'opera". Anche Daniela Ioia, che recita la parte della moglie di Barracano, Armida, ci parla di quanto sia stato facile adattare l'opera: "_Il sindaco del Rione Sanità è di un'attualità pazzesca, per questo è stato così facile portarlo al cinema". Daniela continua raccontandoci il suo personaggio: "La mia Armida è, come gli altri personaggi femminili del film, molto diversa dai personaggi solitamente creati da De Filippo. E una donna implosa, come il Vesuvio alle pendici del quale vive, è fatta più di silenzi che di parole."
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Portare il teatro al cinema
Parlando delle difficoltà di adattare un testo teatrale per il cinema, Martone racconta che "il teatro diventa vivo al cinema quando lo si rispetta e lo si conosce. In genere non funzionano i film dove un testo teatrale viene ricomposto attraverso sceneggiature che si allargano troppo, che non riescono a ricreare la compattezza drammaturgica del testo.", poi continua spiandoci perché ha deciso di portare in sala Il sindaco del Rione Sanità: "Ho messo in scena questo spettacolo ed ho immaginato subito che si potesse farne un film. L'ho pensato subito come poi l'ho realizzato: tutto è girato in due appartamenti, cosa che crea una sorta di limite ma è anche molto interessante dal punto di vista cinematografico. Nell'ultimo atto, il terzo, tanti personaggi si ritrovano insieme in una stanza, chiusa e soffocante. Per realizzare questa parte del film mi sono riguardato i film di Hitchcock, che ha saputo reinterpretare e rappresentare questi spazi limitati nel modo migliore."
Ippolita Di Majo, che ha collaborato con Martone alla sceneggiatura, interviene spiegando la scelta di realizzare un finale diverso rispetto a quello originale: "Per il finale abbiamo deciso di affidare ad un immagine evocativa quello che a teatro veniva trasmesso con un lungo monologo, in qualche modo moraleggiante, del personaggio del dottore. Quelle parole, se dette negli anni Sessanta quando l'opera è stata realizzata, avevano un altro valore, una presa civile completamente diversa da quella che avrebbero oggi, non sarebbero quindi state capire nello stesso modo." Martone continua dicendo che il personaggio di Barracano e le sue scelte sono sufficienti a trasmettere la necessità di un senso di responsabilità civile verso gli altri, cosa che nel testo di De Filippo veniva sottolineata nel monologo finale. "Il gesto di responsabilità di Barracano nel finale, nel mio film, è molto più evidente perché viene fatto da una persona giovane, non da un uomo anziano, come nella commedia originale".