Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere, la recensione del quinto episodio: verso il domani

La recensione de Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere 1x05: la serie Amazon Prime Video dedicata all'universo di Tolkien continua a mostrare il fianco a certe debolezze narrative, nonostante un sempre elevato e salvifico valore produttivo

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Gli Anelli del Potere: una scena del quinto episodio

Mancano ormai tre episodi alla fine della prima stagione dell'ambiziosa produzione di Prime Video, ma Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere non riesce ancora a scoprire al meglio le sue carte dopo il sontuoso incipit del debutto. Intendiamoci, resta una serie di grande caratura produttiva, incorniciata da scenografie mozzafiato, panoramiche sublimi, fedeli ricostruzioni traspositive dell'universo narrativo ideato dal genio di J.R.R. Tolkien, ma è indubbia una certa mancanza di ritmo nella sceneggiatura e nell'incidere del racconto, soprattutto superato il giro di boa. Fianchi scoperti che a poche settimane dalla conclusione danno un'idea generale dello stagione come sostanzialmente introduttiva, ancora troppo dispersiva e non del tutto centrata ma in lento divenire, votata a qualcosa di ben più grande di una complessa trasferta in carovana degli antenati degli hobbit o di un arrocco degli umani nella cittadella fortificata di Ostirith. Come ogni settimana, comunque, proviamo a parlarne nella nostra recensione del quinto episodio del Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere.

Vento in poppa?

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Gli Anelli del Potere: una scena del quinto episodio

Ruolo fondamentale nell'economia della stagione lo ha ancora una volta Numenor, dove si entra nel vivo dei preparativi per la partenza verso la Terra di Mezzo di un contingente scelto dalla regina reggente Miriel. In breve è tutto qui il focus cardinale dell'Isola, ma sono i vari personaggi in scena ad alternarsi nella spinta allo sviluppo del racconto in loco. Ancora ampio spazio a Galadriel e alla recitazione non sempre convincente di Morfydd Clark, in particolare per una lenta ma evidente e sempre più costante discesa nell'overacting e in una sorta di burnout interpretativo. I motivi risiedono soprattutto in un'inefficace approfondimento psicologico che sembra non trovare mai un contraltare risolutivo nell'intreccio degli eventi, appesantendo l'introspezione specie quando rimessa a una scrittura dei dialoghi non sempre efficace. Ma il discorso è più ampio e tentacolare e non riguarda solo la Clark, anche se l'attenzione a lei riservata pone sull'attrice un accento particolare. Evolve poi la situazione del misterioso Halbrand (non è ancora chiaro chi sia realmente) e anche l'impavido ma ribelle Isildur sembra trovare il suo posto nel mondo, mentre i numenoreani si apprestano a una spedizione d'aiuto che segnerà in modo incisivo le sorti dell'antica e splende isola e del popolo del mare. Poco altro da dire al riguardo, se non che tre episodi preparativi e prolissi in una stagione di 8 puntate sono di fatto risultati troppi. Come se l'epica in costruzione non vedesse mai uno sfogo, restando potenziale e mai del tutto effettiva - tranne che nel portentoso dittico episodico iniziale. E questo vale un po' in ogni fronte de Gli Anelli del Potere.

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Un passo in più

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Gli Anelli del Potere: una scena del quinto episodio

Quello che forse J.D. Payne e Patrick McKay non sono ancora riusciti a dimostrare con questa prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere non è tanto dove vogliano arrivare, essendo in qualche modo storia nota o ricostruibile, ma come vogliano arrivarci. Sì perché, dopo uno sprint d'apertura eccezionale, le tappe successive del percorso sono risultate spesso infruttuose e soporifere, con sporadici sprazzi di magnificenza visiva che, a onor del vero, non sembra mai mancare. Che si sia investito soprattutto sull'estetica rispetto al contenuto? Non che non funzioni in ogni singola parte o che sia in questo contesto contesto un prodotto pessimo, solo non del tutto inquadrato. Non ancora. Ed è un peccato sprecare tempo narrativo tanto essenziale crogiolandosi nel fanatismo degli adepti tolkeniani o negli amanti della Trilogia di Jackson per garantirsi ascolti e successo (pure se con critiche negative). C'è bisogno di darsi una mossa e c'è bisogno di farlo già dal sesto episodio, il prossimo, e infatti in questo quinto appuntamento il setting della Terra di Mezzo è tutto votato a incontri e confronti finalmente in arrivo. Gli orchi di Adar (è Sauron? È Angmar? È solo un orco ben evoluto?) si preparano a muovere battaglia contro gli umani di Ostirith, che intanto scoprono un'importante indizio su di un prezioso oggetto in loro possesso.

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Gli Anelli del Potere: una scena del quarto episodio

Vacillano anche le già flebili convinzioni sullo Straniero, ancora compagno di viaggio dei pelopiedi e figura d'attrattiva principale della serie finora. A tal proposito, nell'episodio entra finalmente in scena un misterioso personaggio femminile che potrebbe rappresentare una svolta interessante già nel prossimo appuntamento. Sullo Straniero in sé, comunque, il trucco sceneggiativo è chiaro, ma la poca screen time del personaggio e la reale inutilità delle scene a lui dedicate fino a questo punto non aiutano in alcun modo a elaborare un concetto più approfondito al riguardo. Bisogna però ammettere che Daniel Weyman è un caratterista davvero dotato e perfetto per la parte, che dovesse rivelarsi uno Stregone Blu come sospettiamo darebbe all'attore un ruolo fondamentale da curare e trasformare con cura negli anni a venire. Per il poco finora visto, il lavoro svolto sta restituendo un grande risultato.

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Aggiungi un posto a tavola

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Gli Anelli del Potere: una scena del quinto episodio

Alla forgiatura degli anelli manca ancora un po' di tempo, all'interno del calendario dell'Arda, ed è forse per colmare questo imprecisato gap che Payne e McKay hanno pensato di ideare una storyline tra elfi e nani dedicata alla scoperta del Mithril e alla corsa all'approvvigionamento dello stesso. Il sipario narrativo dedicato a Elrond, Durin, Calebrimbor e Gil-Galad è il migliore in senso di ritmo e compostezza e sincerità dei dialoghi, anche merito di una certa amichevole alchimia on screen tra Robert Aramayo e Owain Arthur, sempre più sulla strada del bromance in stile la Legolas e Gimli, ovviamente con le dovute differenze del caso. La progressione degli eventi è però anche qui blanda e ridotta e con esse l'epica ridimensionata - non per forza di conseguenza. La buona mano di Wayne Che Yip nulla può fare in questo senso: c'è bisogno di svolte, di sorprese, novità, crudeltà, virtuosismo, coraggio. Al cuore dello show, ne Gli Anelli del Potere appare ancora tutto un po' costruito come la celebre Winchester House: ampliando bene un'area narrativa dopo l'altra la serie ma senza comprendere bene intenzioni e scopo a corto e medio raggio. L'augurio è di scoprirlo quanto prima.

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Conclusioni

Concludendo questa recensione del quinto episodio de Il Signore degli Anelli - Gli anelli del Potere, tutto il grande e ambizioso potenziale della serie Amazon Prime Video mostrato nel fantastico dittico d'apertura si sta dissipando lentamente ma con costanza, almeno per quanto concerne epica, scrittura e azione. Resta intatto il sempre sorprendente comparto visivo e tecnico e la gran parte delle interpretazioni, ma superato il giro di boa e a sole tre settimane dalla fine, episodi di raccordo e giustificazioni narrative di sorta non possono essere più ammesse, non con un'altra serie come House of the Dragon in competizione che sta davvero infuocando gli animi degli appassionati del fantasy.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Il sempre ottimo impatto visivo e tecnico.
  • Il bromance tra Elrond e Durin IV.
  • Il morboso fascino dello Straniero, anche se poco pervenuto.

Cosa non va

  • Il ritmo a tratti soporifero, l'incidere poco deciso degli eventi.
  • Il burnout interpretativo di Morfydd Clark.
  • L'idea che si sappia dove arrivare ma non sia ancora chiaro il come.