Mary Poppins è tornata. Dopo aver accompagnato l'infanzia e la crescita di ognuno di noi, da perfetta tata quale è, l'iconico personaggio del classico targato Disney torna per accogliere un'altra generazione di spettatori. Ma si sa che lavorare al sequel di un'opera così radicata nella cultura popolare è sempre difficile ed è questa la principale sfida de Il ritorno di Mary Poppins, film in uscita in Italia il 20 dicembre in tempo per le imminenti festività natalizie e tra i potenziali successi di Natale 2018.
Sarà riuscito il regista Rob Marshall a confezionare un nuovo capitolo all'altezza dell'originale? Ed Emily Blunt a fornire una nuova interpretazione del personaggio senza sfigurare nel confronto con Julie Andrews? È quello che vi raccontiamo in questa nostra recensione de Il ritorno di Mary Poppins.
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Citare l'originale, tra omaggio e calco: la trama de Il ritorno di Mary Poppins
Siamo di nuovo a Londra, con la trama de Il ritorno di Mary Poppins che inizia venticinque anni dopo gli eventi di Mary Poppins. A dispetto del tempo passato, l'ambientazione ci è familiare, dalla casa al 17 di Cherry Tree Lane alle vie della città, il parco e l'ammiraglio che scandisce l'ora con i suoi colpi di cannone che fanno tremare le pareti e cadere suppellettili. Ci sono ancora i Banks, i piccoli Jane e Michael ormai cresciuti e travolti da quelle responsabilità della vita che tenevano il loro padre così concentrato in passato: Jane segue in qualche modo le orme materne, impegnata come attivista al servizio dei lavoratori; Michael è impiegato presso la stessa banca del padre, ma fatica a tenere a bada i conti, dopo aver perso prematuramente la moglie, madre dei suoi tre bambini. Un'ulteriore notizia arriva a complicare la situazione, un avviso di pignoramento consegnato da due avvocati della banca, in seguito a tre mesi di ritardo nei pagamenti delle rate. Per i Banks e Michael è un duro colpo, ora hanno solo pochi giorni per saldare l'intero debito o perderanno la casa... ma è anche il contesto perfetto per il provvidenziale arrivo di Mary Poppins!
Giovani Banks crescono: i personaggi de Il Ritorno di Mary Poppins
Ha un che di familiare ritrovare ne Il ritorno di Mary Poppins i due piccoli Banks nella loro versione adulta, anche grazie alla prova dei due interpreti Emily Mortimer e Ben Whishaw che rende credibile l'identificazione con i ragazzini che ben conosciamo e l'affiatamento tra loro, al tempo stesso troviamo ancora la governante Ellen (ora interpretata da Julie Walters) e l'ammiraglio Bloom (David Warner in questo seguito). È uno spunto intelligente dare alla Jane adulta quell'attenzione ai temi sociali che era stata della madre, un impegno forte e costante che la rende però sola, mentre il dramma della famiglia di Michael funge da elemento essenziale del plot del film, sia dal punto di vista emotivo per l'assenza della madre dei tre ragazzi Annabel, John e Georgie, sia da quello pratico con il rischio di perdere l'abitazione storica dei Banks.
A questo nucleo storico si affiancano, però, anche nuovi personaggi interessanti, a cominciare dal Jack di Lin-Manuel Miranda, che va a coprire la fondamentale casella narrativa che era stata dello straordinario Dick Van Dyke (che pure torna nel finale di questo nuovo film con un cameo strepitoso): un lampionaio, ovvero un addetto all'accensione e spegnimento dei lampioni delle strade di Londra, che diventa motore del racconto e compagno di avventure dei protagonisti. Ci sono inoltre Topsy, l'eccentrica cugina di Mary Poppins interpretata da Meryl Streep in una sequenza visivamente travolgente, e la signora dei palloncini di Angela Lansbury.
Emily Blunt è una vera, autentica Mary Poppins
E poi c'è ovviamente lei, Mary Poppins, di ritorno grazie alla superba e magnetica prova di Emily Blunt. La sua versione dell'iconico personaggio è più vicina a quella del libro di PL Travers, leggermente più aspra, insolente e austera di quella che abbiamo imparato a conoscere, ma non per questo meno riuscita. Bastano poche sequenze del film per entrare in sintonia con la nuova Mary Poppins della Blunt, per coglierne il trascinante carisma e capire che la sua è soltanto una differente declinazione di quello espresso dalla Andrews. Peccato non poter giudicare in tutto e per tutto la prova dell'attrice londinese, perché la nostra visione è stata filtrata dall'inevitabile doppiaggio italiano che non ci permette di giudicare la prova canora, ma ci sarà tempo e modo per approfondire anche quell'aspetto.
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Canzoni, coreografie e animazione: le magie di Rob Marshall
Questo è infatti un discorso che va al di là della singola prova della protagonista, perché le canzoni e la colonna sonora sono parte essenziale di tutto Il ritorno di Mary Poppins, così come lo erano di quello del 1964. Per questo è sensata la scelta di un regista come Rob Marshall, specialista di musical che aveva già conquistato il pubblico con pellicole come Chicago, Nine e Into the Woods, che fornisce una prova all'altezza delle aspettative: la messa in scena e le coreografie di alcuni dei numeri musicali sono infatti di alto livello, con alcuni veramente sorprendenti e soltanto un paio meno efficaci della media (data l'eccessiva lunghezza, siamo oltre le due ore, si sarebbero potute sfoltire senza particolari danni). Una delle sequenze più riuscite è senza dubbio quella che si avvale anche di abbondanti inserti animati, sontuosi fondali e incantevoli personaggi creati con tecniche miste che affondano le radici nel passato, nell'animazione tradizionale che era punto di forza della Disney dell'epoca.
Tra passato, presente e... futuro?
Rob Marshall costruisce il suo Il ritorno di Mary Poppins sulla falsariga del precedente, confezionando un film d'altri tempi sia dal punto di vista dell'enfasi sulla nostalgia, i buoni sentimenti e la capacità di infondere gioia e felicità, sia da quello più propriamente estetico e tecnico. Il sequel di Mary Poppins ha un sano gusto retrò nella progettazione delle scenografie e nella costruzione delle sequenze, pur facendo ricordo alle moderne tecnologie per fare un importante salto di qualità estetico.
Il risultato è un possibile nuovo classico Disney, ma bisognerà aspettare del tempo per capire se questa sua potenzialità riuscirà a esprimersi; sarà necessario capire se la sua impostazione risulterà appetibile per il pubblico moderno, se le canzoni avranno la stessa presa delle originali, se il film nel suo complesso saprà parlare alle nuove generazioni ed entrare nell'immaginario popolare; valutare se, in generale, la sua tenuta sulla lunga distanza sarà all'altezza delle aspettative e dell'investimento Disney. Se così sarà, siamo sicuri che si tornerà ad attingere all'opera di Travers per ulteriori film e vedremo nuovamente la Blunt armata di ombrello, pronta a svolazzare ancora e ancora nei cieli di Londra.
Movieplayer.it
3.5/5