Il processo, la recensione: la prima serie legal/thriller della televisione italiana

La recensione de Il processo, il primo thriller legale della televisione italiana: otto episodi in onda ogni venerdì in prima serata su Canale 5 a partire dal 29 novembre.

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Il processo: Vittoria Puccini e Francesco Scianna

"La verità non esiste. È quella cosa finta che viene costruita in aula". Parte da qui la recensione de Il processo, la prima serie legal/ thriller della televisione italiana. La scommessa, una fiction in 8 episodi per 4 prime serate in onda su Canale 5 a partire dal 29 novembre, nasce da una co-produzione RTI-LuckyRed. Alla base una sceneggiatura scritta da Alessandro Fabbri (1992, 1993, 1994 e In Treatment) in collaborazione con Enrico Audenino e Laura Colella, dirige Stefano Lodovichi reduce dai successi de Il cacciatore e i volti sono quelli di Francesco Scianna e Vittoria Puccini.

I primi due episodi promettono bene e indicano una nuova strada per la serialità italiana: Il processo non si arena in dinamiche da soap o nel racconto patinato di saghe familiari o eroi nazionali, ma prende in prestito il linguaggio dei più famosi legal drama americani come American Crime Story o Law&Order, e lo adatta senza forzature ai ritmi e ai tempi della realtà processuale del Bel Paese. Una struttura narrativa che, fanno sapere dalla produzione, potrebbe ripetersi anche in future stagioni, magari con personaggi e luoghi diversi.

American Crime Story: il processo contro O.J. Simpson diventa una riflessione sull'America di ieri e di oggi

Una trama da legal thriller: toghe, arringhe e un'aula di tribunale

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Il processo: Francesco Scianna in un'immagine della serie

La storia è ambientata a Mantova, città piena di storia e cultura, avvolta e nutrita dai canali d'acqua che l'attraversano, stretta tra il volto plumbeo della pianura padana e quello marmoreo della ricca borghesia che la abita. Sul greto del fiume viene ritrovato il corpo di una diciassettenne, Angelica Petroni, e l'indagine affidata a Elena Guerra (Vittoria Puccini), integerrima PM che scoprirà presto di avere un forte legame con la vittima. I primi sospetti ricadono su Claudio Cavalleri (Michele Morrone), marito di Linda (Camilla Filippi), figlia di Gabriele Monaco (Tommaso Ragno), uno degli uomini più potenti della città. Claudio ha avuto infatti con Angelica una relazione clandestina, per difendersi dalle accuse chiamerà il suo amico Ruggero Barone (Francesco Scianna), avvocato ambizioso e senza scrupoli.
Solo dopo una tragica svolta, Elena inizierà a sospettare di Linda, che viene fermata dagli inquirenti e arrestata. Tra Ruggero, che avrà il compito di difenderla, e l'appassionata pubblico ministero inizierà una guerra spietata a colpi di testimonianze, prove, controprove, indagini e passi falsi, che si consumeranno all'interno di un'aula di tribunale.

Camilla Filippi Linda 4
Il processo: un'immagine della serie

Il primo episodio de Il processo funge da prologo e si sofferma sulla vita personale della protagonista, indugiando sulla dimensione più intima dei personaggi e svelandone le dinamiche relazionali. Ma è dal secondo episodio che il ritmo si fa più incalzante, la suspense cresce e il racconto rivela la sua chiave di volta: entra in un'aula di tribunale per uscirne solo raramente, quando lo fa è spesso per dare spazio alle proiezioni immaginifiche e surreali dei due protagonisti nella notte del delitto, ognuno con la propria visione dei fatti. Uno dei grandi temi della serie è infatti la ricerca della verità, che però non esiste: l'unico dato certo è la morte di Angelica, attorno si agitano solo i punti di vista dei due antagonisti e il tam tam delle loro ricostruzioni, il castello accusatorio da un lato e l'impianto difensivo dall'altro. Una polarizzazione che accompagnerà lo spettatore fino all'ultima puntata, quando la verità cercata affannosamente sarà finalmente svelata.

Luci e ombre di personaggi da giallo giudiziario

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Il processo: una scena della serie

Colpisce l'abilità di trasferire il linguaggio del legal thriller americano, che a colpi di arringhe ha colonizzato il nostro immaginario collettivo, nel sistema processuale italiano con assoluta credibilità. La grammatica della serie privilegia la dimensione umana del dubbio, non c'è nessuna verità assoluta, non la possiedono né Elena né Ruggero, e neanche il coro di personaggi che si affollano accanto ai due "indagatori" del reale interpretati da Vittoria Puccini e Francesco Scianna. Insieme riescono a restituire l'ampia gamma di sfumature dei due protagonisti, ne rappresentano con assoluta naturalezza ed equilibrio fragilità e forza, luci e ombre.

Accanto a loro l'imputata perfetta, Linda, bella, ricca e impenetrabile donna di potere tradita dal marito. Camilla Filippi ne fa un ritratto autentico, interamente costruito su un gioco di sottrazioni e compostezza, fondamentali per far emergere un suo tratto distintivo: quell'ambiguità di fondo che porterà il pubblico a chiedersi fino alla fine se sia colpevole o innocente. Il merito va, oltre che ad un cast di interpreti straordinari, anche a una squadra di autori la cui scrittura concede ad ogni figura lo spazio necessario per crescere sotto l'occhio dello spettatore, ciascuna con il proprio background di chiari e scuri.

Conclusioni

Non possiamo certamente urlare al capolavoro, ma nemmeno ignorare il tentativo da parte degli autori della serie di farsi promotori di un genere che la televisione italiana non ha mai esplorato. Come ampiamente ribadito nella recensione de Il processo, il giallo giudiziario affrancato dall'immaginario del processo americano, potrebbe da oggi diventare terreno fertile per la serialità di casa nostra. La storia funziona, ha ritmo e segue il doppio binario del punto di vista di ciascuno dei protagonisti, la pm e l'avvocato difensore, rinunciando all'idea di imporre una verità assoluta. Fino alla fine lo spettatore dovrà costruirsi la propria verità, barcamenandosi tra interrogatori, arringhe, visioni surreali e passi falsi.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Una scrittura solida, capace di mutuare il linguaggio e l'immaginario del legal thriller americano e adattarlo ad un'aula di tribunale tutta italiana.
  • Lo spettatore ritroverà suspense e ritmi di alcuni classici del genere.
  • L'attenzione ai dettagli e all'ambientazione, alle scelte musicali e stilistiche, che insieme costruiscono un prodotto originale e inedito per la tv italiana.
  • Gli attori, forti di una sceneggiatura che ha dentro tutte le sfumature del racconto, si fanno autori di interpretazioni misurate e credibili.

Cosa non va

  • Il primo episodio indugia forse troppo in vecchi schemi narrativi, bisognerà aspettare il secondo per entrare nel vivo di una narrazione processuale che non ha nulla da inviadiare alle serie americane dello stesso genere.