Recensione E ora parliamo di Kevin (2011)

Il dramma di una madre che ha messo al mondo un essere incomprensibile e terrificante è stato affrontato dal premio Nobel Doris Lessing in uno dei suoi romanzi più famosi, Il quinto figlio. Ma Lynne Ramsay in questa straordinaria pellicola va anche oltre la lucida esposizione di quel dolore e di quel senso di colpa con cui è impossibile venire a patti, mettendoci di fronte a qualcosa di insostenibile.

Il primo figlio

Una donna spezzata, ostracizzata, costantemente umiliata e schiaffeggiata nei rari momenti in cui tenta di sollevare la testa. La vita di Eva, che porta il nome della prima donna - e della prima madre - ha iniziato ad andare a pezzi con la nascita del suo primogenito, per deflagrare in maniera devastante per lei e par la comunità in cui vive a pochi giorni dal sedicesimo compleanno di un ragazzo bello, intelligente, e letale. La vita di Eva è fotografata in E ora parliamo di Kevin su diverse linee temporali, a narrare da un lato il felice matrimonio con Franklyn, la traumatica maternità, il difficile rapporto con un bambino miste‭riosamente maestro di crudeltà, la nascita della piccola Celia, da un altro il presente di una madre che cerca di rimettere insieme il poco che le è rimasto, per trovare un senso a un'esistenza che nonostante tutto continua, e nel mezzo, sospeso, il sangue, l'orrore del gesto inspiegabile di Kevin.


Il dramma di una madre che ha messo al mondo un essere incomprensibile, ingestibile e terrificante è stato affrontato, ad elevatissimi livelli letterari, dal premio Nobel Doris Lessing in uno dei suoi romanzi più famosi, Il quinto figlio. Ma Lynne Ramsay in questa straordinaria pellicola - basata sull'omonimo romanzo di Lionel Shriver - va anche oltre la lucida esposizione di quel dolore e di quel senso di colpa con cui è impossibile venire a patti, mettendoci di fronte a qualcosa di insostenibile, che pure abbiamo il dovere di sostenere, di affrontare, di lasciar penetrare nella nostra essenza, un dovere di madri, di padri e di figli. Ogni maternità, a suo modo, è un'odissea, ogni madre si è vista rivolgere sguardi di disapprovazione perché il suo bambino piangeva, ogni madre, forse anche solo per un attimo, ha forse creduto di impazzire. Per questo e per il fatto che eventi come quelli narrati in questa pellicola sono accaduti e continuano ad accadere, Kevin è figlio di tutti noi.

A garantire questa straziante immedesimazione è lo stile vivido, espressivo, l'intelligenza dei dettagli che assicurano una estrema chiarezza nello svolgimento, il realismo della scrittura e del ritratto del dolore che circonda e penetra Eva, e naturalmente Tilda Swinton, una delle più grandi attrici viventi a cui la regista inglese affida un ruolo degno del suo talento, quello di una donna fragile e titanica, capace fino alla fine di un amore impossibile - come ogni donna, come ogni madre.

Movieplayer.it

4.0/5