Il pianeta preistorico e il ritorno all’Era Glaciale secondo i produttori

I produttori Mike Gunton e Matt Thompson ci hanno raccontato la scelta di scegliere l'Era Glaciale per i nuovi episodi de Il pianeta preistorico, soffermandosi sulle difficoltà che questo nuovo contesto ha creato. La serie è disponibile su Apple TV.

Un piccolo di stegodonte ne Il pianeta preistorico, l'era glaciale

Il passato del nostro pianeta è complesso, ricco, vario. Nel corso del tempo, la Terra è cambiata molto e con lei la sua fauna, passando per diverse estinzioni ed ere differenti dal punto di vista climatico, ma anche un'esplosione di vita che non si è mai fermata. La serie Il pianeta preistorico disponibile su Apple TV l'ha già raccontata in due stagioni che si sono concentrate sull'affascinante mondo dei dinosauri, continua a farlo con cinque nuovi episodi che si focalizzano invece sull'era glaciale e la sua fauna. E abbiamo avuto l'opportunità di farci raccontare sia la scelta che le difficoltà che ha comportato da Mike Gunton, produttore esecutivo e dirigente dell'unità di storia naturale della BBC, e Matt Thompson, produttore e showrunner della serie.

Un importante salto in avanti

La prima curiosità riguarda il periodo scelto e l'evidente salto in avanti dal tempo dei dinosauri all'era glaciale. "Se hai la possibilità di prendere una macchina del tempo armato delle tecnologie che usiamo per questi documentari naturalistici, il sogno è andare all'era dei dinosauri" ci ha detto Mike Gunton, ricordando quanto fatto con le prime due stagioni, "quella era stata la nostra premessa. Ma andando avanti ci siamo chiesti se ci fosse un altro periodo della storia della Terra con un altrettanto straordinario gruppo di animali e con il mondo che affrontava qualcosa di interessante. E quella è l'era glaciale."

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Un bradipo delle nevi

Un mondo in subbuglio, con grandi cambiamenti climatici, in cui il tempo in cui viviamo oggi si è originato. "Siamo tutti animali dell'era glaciale" ci hanno detto, sottolineando come quell'era è finita soltanto 11.000 anni fa, ma ancora significativa per la fauna di oggi. "Ci è sembrata la scelta ovvia su cui andare, con animali fantastici che fanno cose drammatiche: è il tempo in cui la Terra ha messo in piedi il suo spettacolo più grande." Un tempo denso di grandi e fantastiche creature, "un po' come immaginiamo l'Africa oggi, ma tutto il mondo era così."

Un tempo più vicino al nostro

Un'era relativamente recente, che ha una conseguenza positiva: più prove. "Il modo in cui gli animali sono conservati e quel che sappiamo di loro fa sì che siano necessarie meno deduzioni", ci ha spiegato Gunton, sottolineando che ci si è potuti affidare a molte "prove concrete che hanno permesso di raccontare le storie in modo autentico." Ma come hanno scelto quali animali inserire nel racconto? L'approccio ha risentito di un misto di animali sorprendenti, con aspetti scientifici interessanti da raccontare, con quello che la gente "conosceva e voleva vedere. Non avremmo potuto avere la serie senza lo smilodonte o i mammut", ma allo stesso tempo queste star dell'era glaciale sono state accompagnate da molta "diversità", guardando a tutto quello che il periodo aveva da offrire per scegliere al meglio.

"Ci sono tanti animali ben conservati nel permafrost" ha ricordato Matt Thompson, "con un livello di conoscenza di gran lunga superiore a quello dei dinosauri. Abbiamo analizzato le ultime scoperte fatte, ai ragionamenti sul comportamento animale da parte degli scienziati, individuati aspetti scientifici da portare sullo schermo per la prima volta." E si fa riferimento a un momento dell'episodio Nuove Terre, in cui si mostrano grossi uccelli carnivori che attaccano un piccolo di Stegodonte. Uccelli che si credeva non potessero volare, ma che ora si sa che erano in grande di farlo e questo aspetto è stato usato per spiegare il loro arrivo sull'isola in cui si ambienta il racconto. "Ci sono i preferiti del pubblico, ma allo stesso tempo la gente vuole essere sorpresa e imparare qualcosa di nuovo, quindi sono stati inclusi anche animali che non ti aspetteresti di vedere nell'era glaciale", come gli armadilli giganti grandi come un'auto.

La sfida tecnica dell'era glaciale de Il pianeta preistorico

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Un piccolo di mammut nella tempesta di neve

E qual è stata invece la sfida dal punto di vista tecnico? Ipotizziamo che neve e ghiaccio non siano stati una passeggiata, ma anche la pelliccia di molti di questi animali. "Dal punto di vista degli effetti, è una tempesta perfetta" ci conferma infatti Matt Thompson, "i dinosauri hanno piume ma per lo più sono squamati, qui ogni filamento di pelo andava modellato. Ed è un aspetto, ma ci sono anche ghiaccio e neve e l'interazione di questi nel pelo è letale. La sequenza dei mammut nella tempesta di neve, con quattro o cinque tipi diversi di ghiaccio e neve intrappolati nel pelo, è stata difficilissima." Non un singolo elemento, quindi, ma l'insieme di essi e l'interazione tra essi: "un grande felino che salta sulla schiena di un rinoceronte lanoso in un campo di neve è la tempesta perfetta per il team degli effetti visivi."

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Il Gigantopithecus, il primate più grande mai esistito

I produttori hanno però parole di elogio per questi professionisti: "non si sono mai tirati indietro e hanno cercato sempre di trovare il modo per realizzare ogni cosa" hanno infatti detto, sottolineando un ulteriore punto: "siamo molto più sensibili a come si muovono e operano questi animali" che sono più vicini a quelli che conosciamo. Scivolare in movimenti e comportamenti che apparissero strani era un pericolo dietro l'angolo, ma va detto che è stato evitato.