1988: Giò (Tobia De Angelis) vive a Bobbio, un posto in cui, per un ragazzo come lui, appassionato di cinema horror, si muore di noia. Le pellicole d'autore impegnate considerate di serie A, quelle di Nanni Moretti e Marco Bellocchio per capirci, non gli interessano: lui vuole sognare. Vuole la fantasia, i mostri. È con questo spirito che bisogna approcciarsi a Il mostro della cripta.
In un'Italia che sembra uscita da un incrocio tra la nostra società di quegli anni e un film di Steven Spielberg, le Fiat Panda viaggiano al fianco di pick-up dal sapore texano e i protagonisti comunicano con i walkie-talkie con in spalla coloratissimi zaini Invicta.
Diretto da Daniele Misischia, scritto e prodotto dai Manetti Bros. con la loro Mompracem insieme a Vision Distribution, Il mostro della cripta esce in sala il 12 agosto, dopo l'anteprima al Locarno Film Festival. Per arrivare preparati alla visione, esploriamo alcune delle tante citazioni e fonti d'ispirazione del film, per un viaggio attraverso i favolosi anni '80.
Squadra 666 e i fumetti indagatori dell'incubo
Oltre ad amare i film horror, Giò è anche un grande appassionato di fumetti. Il suo preferito è Squadra 666, scritto e disegnato da Diego Busirivici (interpretato da un Lillo particolarmente contento di poter imbracciare fucili e cimentarsi con scene d'azione). Nel numero chiamato appunto Il mostro della cripta il ragazzo rivede luoghi tipici di Bobbio ed eventi che ricalcano strani fatti che accadono intorno a lui. Ci sono la chiesa, una cripta, un mostro che fa sacrifici umani. Tutto sembra collegarsi a un antico libro, risalente al 1300, chiamato Il libro delle rivelazioni (in ogni film o racconto dell'orrore che si rispetti c'è un antico testo: il Necronomicon di Lovecraft ha fatto scuola).
Gli albi firmati da Busirivici ricordano diverse testate anni '80: il nome più ovvio è Dylan Dog, l'indagatore dell'incubo creato da Tiziano Sclavi e pubblicato da Sergio Bonelli Editore, ma ci sono similitudini anche con altri come Mostri e Splatter, soprattutto per il font del titolo della testata, che gronda sangue.
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Non aprite quelle camere
Oltre che nella scelta dell'abbigliamento (ci sono le tipiche camicie di flanella a scacchi su jeans larghi, così come gli smanicati che la nonna di Marty McFly scambia per giubbotti di salvataggio in Ritorno al futuro) e degli oggetti (i già citati walkie-talkie, walkman e bici d'ordinanza, come in ogni film di quell'epoca con protagonisti degli adolescenti) gli anni '80 vengono rievocati soprattutto grazie ai poster appesi alle pareti delle camere dei personaggi principali.
Se Sara, una delle vittime del mostro, ha quelli di Dirty Dancing e Mila e Shiro, Giò sfoggia le locandine di una serie di film continuamente citati in Il mostro della cripta: Hellraiser, Nightmare, Non aprite quella porta, Aliens, La casa, Grosso guaio a Chinatown.
Il mostro della cripta e il cinema italiano
Oltre ai già nominati Moretti e Bellocchio, Il mostro della cripta ha un amore viscerale (letteralmente) per i grandi autori horror anni '80: nella scena iniziale, ambientata nell'Osservatorio di Roma, la mano dell'assassino è stretta in un guanto di pelle nera come nei film di Dario Argento, mentre diverse scene splatter sembrano uscite direttamente dalla fantasia di Lucio Fulci, con mannaie che si piantano in crani e mani mozzate da accette.
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Il mostro della cripta e il cinema americano
A farla da padrone come fonte d'ispirazione è però è il cinema americano anni '80. È lo stesso Giò a dirlo ai suoi amici mentre stanno girando un film horror: "Dai, che facciamo come gli Americani!". Fin dalle prime immagini, con i dettagli delle tastiere dei computer, sembra di essere in La cosa di John Carpenter. Anche Sam Raimi è chiaramente presente: uno degli antagonisti impugna una motosega proprio come Ash, il protagonista della saga di La casa interpretato da Bruce Campbell. Quando poi Giò arriva nella cripta c'è anche la classica "ripresa alla Raimi", con la telecamera che sembra muoversi come un demone.
Se parliamo di anni '80 e cinema americano Star Wars non può rimanere fuori: Luke Skywalker è esplicitamente chiamato in causa dal protagonista. Non sono citati ma sono comunque ben evidenti gli omaggi a I Goonies ed E.T.: i ragazzi protagonisti formano una banda che ricorda quella del film di Richard Donner, mentre c'è qualcuno che forse è stato abbandonato a Bobbio dai suoi simili proprio come è successo a E.T. l'extra-terrestre.
E ancora: Alberino (Nicola Branchini), quando è il momento di combattere, si mette una fascia in testa come Rambo. La prima volta che vede Giò, Buserivici lo accoglie con un: "che cavolo stai dicendo, Willis?", frase culto della serie tv Il mio amico Arnold e poi, per calmarlo gli fa: "aspetta un attimo, Cobra!", citando ancora una volta un personaggio di Sylvester Stallone. I duri non finiscono qui: anche l'ispettore Callaghan di Clint Eastwood è evocato grazie alla battuta: "coraggio, fatti ammazzare!".
Shining di Stanley Kubrick invece è citato ben due volte: quando Giò torna dalla madre e saluta con "Wendy, sono a casa!" (e in questo caso Wendy è il suo cane) e quando uno dei personaggi sfonda una porta in preda a follia omicida, proprio come il Jack Torrance interpretato da Jack Nicholson.
Il mostro della cripta e la musica
La musica è fondamentale per creare la giusta atmosfera. Anche qui la commistione tra canzoni italiane e straniere è geniale: se il protagonista indossa la maglietta dei Blue Oyster Cult, ha il loro poster in camera (insieme a quello di Michael Jackson e degli Iron Maiden) e ascolta nel suo walkman il brano "Burning for you", nella scena iniziale all'Osservatorio parte "Figli delle stelle" di Alan Sorrenti, mentre Busirivici ha tutta la discografia di Francesco Guccini in macchina. Inutile dire che lo scontro generazionale tra lui e Giò quando è il momento di scegliere la musica per il viaggio è inevitabile.
Vanessa: tra Madonna e Nikita
Il personaggio di Vanessa, la ragazza di cui Giò è innamorato, nonché la protagonista del suo film, sembra uscita direttamente da un mix di icone degli anni '80. Interpretata da Amanda Campana (fantastica nelle scene d'azione e vera erede di Tom Cruise quando trattiene il fiato sott'acqua dentro una vasca per far abbeverare le mucche), all'inizio sembra la Madonna di "Like a Virgin": capelli biondi cotonati, nastri nei capelli, collane e braccialetti con croci e perle, spille da balia sul giubbotto di jeans e calze a rete. Man mano che il film procede, Vanessa si trasforma: da una scream queen uscita da un video musicale, diventa una Nikita spietata e letale.
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Il mostro e gli effetti speciali di Sergio Stivaletti
Impossibile non citare il lavoro di Sergio Stivaletti, che ha curato gli effetti speciali di Il mostro della cripta. Le mani amputate, i crani esplosi, le budella che escono dalle viscere sono reali, materiali, non sono fatte in computer grafica. Anche il design del mostro è suo: a metà tra Predator e la cosa di Carpenter, non bisogna stupirsi che ricordi un po' il Demogorgone della serie tv Stranger Things, anche quella ambientata negli anni '80. D'altra parte Stivaletti è stato un vero protagonista del cinema italiano di genere di quel periodo, avendo curato trucco ed effetti speciali di molti film di Dario Argento, Lamberto Bava e Alberto De Martino, come Phenomena, Demoni e La maschera del demonio.