Il libro di Rumaan Alam si conclude con un punto interrogativo. Letteralmente. È una domanda a tirare le fila di un racconto apocalittico che non vuole regalare facili risposte, addentrandosi invece nelle innumerevoli conseguenze generate dalle azioni dell'Uomo nel corso dei secoli, rendendo le cause molteplici e imprevedibili. La sola cosa certa è che in qualche modo siamo tutti colpevoli e che persino la natura ci osserva con occhi curiosi e ribelli, come se flora e fauna del mondo avvertissero in qualche modo l'irrimediabile destino autolesionista e impietoso che attende l'umanità tutta.
Consapevoli di essere una delle più grandi piaghe virali della miliardaria storia planetaria, unici animali senzienti in grado di riflettere sulla morte e al contempo la sola razza esistente a distruggere il pianeta in nome del progresso e del potere, agli uomini non interessano realmente le conseguenze finché queste non diventano palesi e problematiche. Ma a quel punto è troppo tardi, persino per capire da dove sia effettivamente iniziata la catena di azione e reazione. Per questo il punto di domanda: perché dobbiamo sentirci carnefici, omertosi e perduti. Tutti quanti. Eppure ne Il mondo dietro di te di Sam Esmail (qui la nostra recensione), trasposizione dell'omonimo romanzo di Alam, ci viene data una speranza. Ermetica, certo, forse persino illusoria. Ma comunque una speranza.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]
Sono stati i...
Nel corso del film accadono eventi strani e imprevedibili a cui è possibile dare tante spiegazioni differenti. Il primo è lo schianto di una gigantesca petroliera sulla costa di Long Island, nella stessa spiaggia dove si sta rilassando la famiglia Sandford. Il primo pensiero è un grave errore al sistema di navigazione, ma dov'è l'intervento umano? È attraverso gli occhi di Rose che ci viene indicata l'imbarcazione all'orizzonte, quando è ancora impossibile da mettere bene a fuoco. Ma questa procede senza esitazione in linea retta, quasi fosse una manovra deliberata. Ma da chi e perché? L'arrivo di G.H. Scott (Mahershala Ali) e della figlia Ruth nella loro casa affittata ai Sandford è altrettanto curioso, specie perché G.H. sembra sapere qualcosa, che è poi il motivo che lo ha spinto a raggiungere Long Island da New York City in piena notte. Ma cosa? Nel mentre i cervi - tanti cervi - si comportano in modo strano, così come gli aironi. Sembra che gli animali siano attratti dalla residenza degli Scott, che la spiino. Le cose cominciano a precipitare quando G.H. scopre una serie di aerei schiantatisi anch'essi lungo la spiaggia di Long Island e centinaia di persone morte, mentre la famiglia Sanford guidata dai coniugi Amanda (Julia Roberts) e Clay (Ethan Hawke) comprende di non poter fuggire dall'isola a causa del blocco totale di ogni strada, intasata dallo schianto di numerose automobili elettriche guidate in pilota automatico.
Ma chi le ha manomesse e programmate? Fondamentalisti islamici come vediamo nei volantini rinvenuti da Clay? Coreani, russi o alieni? Secondo il complottista e survivalista Archie (Kevin Bacon) si tratta della fine del mondo, e G.H. confessa a Clay di sapere cosa sta accadendo anche grazie agli improvvisi e strani sintomi (caduta dei denti, febbre, dolori) di Archie, figlio di Clay. Secondo l'uomo si tratta di un colpo di stato politico strutturato "in un programma militare in tre fasi": isolamento, caos sincronizzato e collasso. Gli indizi conducono in effetti a questa ipotesi, osservando lo shot down dei satelliti, i volantini per la disinformazione, gli attacchi acustici, le possibili radiazioni come causa dei sintomi di Archie, i bombardamenti su New York City. Eppure la teoria di G.H. resta soltanto aleatoria, nonostante sia credibile. Ma allora dov'è la speranza?
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I'll be there for you
Di fatto non ci viene spiegata l'entità degli attacchi o quale sia l'effettiva minaccia nemica. Sappiamo solo che l'America e per estensione l'Occidente è in pericolo a causa "dei tanti nemici creatisi" nel tempo, ma non è nemmeno chiara la diffusione di questi attacchi. Per volontà dello stesso Esmail e di Alam (produttore esecutivo del progetto) siamo catapultati insieme agli Stanford e agli Scott nel vivo di questa evidente apocalisse, disinformati, completamente all'oscuro di tutto. Il mondo per come lo conosciamo sta lentamente ma inesorabilmente collassando intorno a noi e gli strumenti che credevamo amici si rivelano inutili o pericolosi. La tecnologia si fonda su di un principio di sfruttamento univoco, dell'uomo sull'oggetto, senza che il primo si renda conto dell'effettiva dipendenza dell'uomo dall'oggetto, della società dalla tecnologia. E questa dipendenza può essere sfruttata come accade infatti nel film e come accadeva anche in Mr. Robot, che Esmail cita continuamente e che anzi potrebbe addirittura essere parte integrante di questo universo, con la Evil Corp. e il circolo dei cattivi più cattivi del mondo. Gli animali - dicevamo - percepiscono il pericolo e la fine, ed è forse questo il motivo che li spinge a valicare i confini tra natura tout court e civilizzazione. L'Uomo sta perdendo gerarchia ed è in questo senso emblematica la sequenza dei cervi con Amanda e Ruth, dove le due vengono circondate da un intero branco quasi fossero delle prede inermi e disarmante, sovvertendo i ruoli. Non esistono più amici in questo nuovo mondo, né umani né animali. Soprattutto, non c'è più gerarchia ma pura sopravvivenza.
È una livella, l'apocalisse, che unisce tutti senza distinzioni, eliminando ogni barriera sociale e - anzi - ribaltando le parti. Di fronte al totale collasso di ogni cosa, a un possibile colpo di Stato, alla natura pronta a ribellarsi, il solo modo di alleviare il dolore della fine è l'arte, la pretesa di essere distratti o alienati, di estasi. È Rose a dircelo, quando ammette "di essere stanca di aspettare" per vedere il finale di Friends, la sua serie preferita che stava guardando in streaming e in digitale. Questa sua ossessione sembra quasi riunirla alla parte più antica e ancestrale dell'umanità, tanto da lasciarsi guidare "dai segnali" dei cervi e dei fenicotteri per arrivare per prima (ma forse potrebbe anche essere l'unica a farcela) a un bunker anti-atomico attrezzato per ogni evenienza. È poi qui che trova il dvd di Friends, analogico, pronto per essere goduto. Ed è in quell'istante che la separa dall'inizio della visione che Rose dimentica tutto, alienandosi dall'eventuale apocalisse, dal disinteresse dei genitori, dagli insulti del fratello: può vivere la fine insieme ai suoi "amici" proprio come desiderava, che come dice l'iconica sigla dei Rembrands che chiude il film, saranno lì per lei.