Miracolo è un termine abusato ai giorni nostri, che tendiamo a pronunciare con eccessiva leggerezza per definire eventi che al più sono fuori dal comune, spesso semplicemente fortunati, ma che raramente possono fregiarsi delle stimmate del divino. Eppure un vero miracolo dovrebbe avere proprio questa caratteristica, di andare al di là delle leggi della fisica che regolano la nostra vita sulla Terra, di essere inequivocabilmente fuori dalle nostre possibilità e dalla nostra comprensione. Qualcosa che fatichiamo a immaginare possa essere capitato a chi ci legge, così come sappiamo per certo che non abbiamo incontrato noi.
Ma ipotizziamo per un attimo che un evento straordinario si verifichi e che siamo tra quelli che ci si imbattono, più o meno casualmente. Come reagiremmo? Difficile immaginarlo per noi, un po' meno per un autore come Niccolò Ammaniti che prova a fare proprio questo gioco ne Il Miracolo, la sua prima storia originale per la televisione dopo sette romanzi di successo. Una serie in onda su Sky Atlantic dall'8 maggio, disponibile anche On Demand e in 4K per gli utenti con Sky Q, per la quale lo scrittore si è messo totalmente in gioco, facendosi coinvolgere in tutte le fasi della produzione, regia compresa.
Leggi anche: Il miracolo, Niccolò Ammaniti: "Lavorare con gli umani è bello!"
Lacrime e sangue
Il viaggio di Ammaniti inizia da una suggestione classica in quanto a miracoli, quella di una statua della Madonna che piange sangue. Il pubblico della serie Sky scopre l'evento insieme ad uno dei protagonisti della serie, il primo ministro italiano Fabrizio Pietromarchi, ritrovandosi catapultato in un evento che ha già avuto una sua evoluzione: indagini sulla statuetta sono state già effettuate, analisi del sangue già portate avanti e tutto sembra convogliare nella consapevolezza che l'evento non sia spiegabile, che sia a tutti gli effetti un miracolo. È il generale Giacomo Votta a gestire l'emergenza e tener la statuetta lontana dagli occhi del mondo, deciso a comprenderne la natura insieme al suo staff, del quale fa parte anche la biologa Sandra Roversi, scienziata che fatica ad accettare l'inspiegabile fenomeno, rendendolo una vera ossessione.
Sono le prime vite a subire un brusco cambio di rotta dopo essere entrate in contatto con Il miracolo, ma non le uniche, perché Ammaniti coinvolge nella sua intima indagine anche un uomo di chiesa, padre Marcello, e due figure femminili come Clelia e Sole, rispettivamente una donna che viene dal passato del prete e la moglie del primo ministro, una first lady anomala. Personaggi che l'autore segue per otto giorni, uno per ogni episodio della serie, per analizzare e mostrarci il percorso delle loro esistenze dopo esser entrati in contatto con qualcosa di così grande.
Leggi anche: Sky Italia, Wildside e Niccolò Ammaniti per "Il miracolo", serie tv sulle lacrime della Madonna
Un miracolo in secondo piano
L'immagine della Madonna che emette grandi quantità di sangue è potente, sia dal punto di vista concettuale che visivo: Niccolò Ammaniti e gli altri registi de Il miracolo, Lucio Pellegrini e Francesco Munzi, la depongono con una piscina coperta e abbandonata, vuota e opprimente. Ma la sua funzione è solo di detonatore, di avviare una reazione a catena che li metterà di fronte a ragionamenti, domande, decisioni e scelte. Se un uomo egocentrico come il Fabrizio di Guido Caprino non può che chiedersi perché sia capitata proprio a lui questo evento, una donna di scienza come la Sandra di Alba Rohrwacher la indagherà in modo ossessivo, ma con le uniche armi in suo possesso: quelle della sperimentazione. Ammaniti è inoltre abile a costruire l'ingresso nella storia di Padre Marcello, presentandoci inizialmente un personaggio diverso da quello che è in realtà, sfruttando l'ambigua intensità di Tommaso Ragno.
Leggi anche: 30 serie TV perfette per il binge-watching
Otto giorni da vivere
Le prove dei tre interpreti appaiono convincenti nei primi due episodi visionati, quelli in onda l'8 maggio, così come sembrano in parte anche gli altri personaggi che compongono il quadro della storia, ma è ovvio che la loro prova, così come la serie nel complesso, potrà essere giudicata solo a fine corsa, dopo aver vissuto tutti gli otto giorni che li vedono protagonisti. Il rischio in una serie con una tale potente premessa è che le aspettative riguardo la sua evoluzione e spiegazione vengano disilluse, soprattutto se il cammino dei diversi protagonisti non si rivelerà particolarmente convincente. Una cosa è certa, che al netto di qualche incertezza e passaggio meno riuscito, siamo al cospetto di una serie interessante e coraggiosa, alla quale dare una possibilità, e se avessimo avuto a disposizione anche gli episodi successivi, ci saremmo lanciati in un binge-watching forsennato. Un ottimo punto di partenza.
Movieplayer.it
3.5/5