Mohammad Rasoulof celebre l'uscita italiana del suo ultimo lavoro, Il male non esiste, che esce in sala il 10 marzo con Satine Film, con un incontro virtuale con la stampa. Quattro episodi separati, ma interconnessi da un tema che fa da filo conduttore dell'intera pellicola, indagine sui comportamenti umani di fronte alle imposizioni ingiuste di uno stato totalitario. C'è chi china la testa e obbedisce e c'è chi dice no come lo stesso Mohammad Rasoulof, che ha pagato di persona la rivendicazione della libertà artistica e di pensiero. Nel 2020 il regista non ha potuto partecipare al Festival di Berlino, dove il male non esiste è stato premiato con l'Orso d'oro. Al suo posto lo ha fatto la figlia Baran, che compare nell'ultimo dei quattro episodi, e Mohammad Rasoulof non riesce a frenare la commozione mentre rievoca l'episodio.
"Ricordo molto bene quella notte, mia madre era all'ospedale, stava morendo" svela Rasoulof. "Baran ha fatto le mie veci perché io mi trovavo in una situazione molto difficile. Dopo il premio mi hanno detto che sarei finito in prigione, eravamo all'apice della pandemia di Coronavirus, così mi hanno invitato ad allontanarmi subito da Teheran perché non ero al sicuro. Ho dovuto lasciare mia madre, ma ero felice che mia figlia abbia potuto essere a Berlino per parlare al pubblico e ricevere il premio al mio posto".
Trasformare le limitazioni in punti di forza: come nasce la struttura del film
Il male non esiste indaga sulle scelte di persone chiamate a obbedire al regime nonostante la loro contrarietà a leggi che ritengono ingiuste e sulle ricadute sulle loro esistenze e su quelle dei loro cari. Un tema che tocca nel profondo Mohammad Rasoulof. Il regista tenta di far capire agli occidentali il peso delle limitazioni imposte dal governo iraniano che vanno ben al di là delle questioni meramente artistiche: "La censura in Iran non riguarda solo le limitazioni artistiche, influenza la vita degli individui. Eliminando una parte di realtà, si crea un universo fittizio che condiziona tutti. Una parte di persone è ben conscia della situazione, ma la massa potrebbe credere a una realtà diversa. A volte la censura è talmente intima da diventare auto-censura".
E sono proprio le limitazioni governative ad aver forgiato la forma de Il male non esiste, composto da quattro episodi distinti: "Ho optato per il collage di film brevi perché era più facile a livello di permessi. Così ho deciso di creare questo stile. Temevo questo tipo di struttura perché pensavo di non essere in grado di gestirla. Ho avuto difficoltà con le location, ma ho trasformato i miei limiti in un punto di forza per raccontare una storia che mi stava a cuore. Erano storie che conoscevo e avevano tutte a che fare con una stessa domanda: quale è il prezzo che paghiamo a dire sì o no? Volevo raccontare cosa accade nella vita di chi prova a opporsi al regime".
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I vantaggi della tecnologia
Come rivela la recensione de Il male non esiste, i quattro episodi che compongono il film ruotano attorno a concetti come accettazione della responsabilità individuale e morale. L'Iran è uno di quei paesi che continuano ad applicare la pena di morte e dall'inizio dell'anno ha registrato più di un'esecuzione capitale al giorno, nonostante gli appelli della società civile di avvocati, organizzazioni e attivisti impegnati a combattere questa pratica. In un mondo in cui domina il pensiero unico, quanto è difficile dire ancora no? Per Mohammad Rasoulof è importante sfruttare gli strumenti a disposizione come la tecnologia, che permette di conoscere altre realtà. "Io mi sento fortunato come cineasta a vivere con la tecnologia a disposizione perché riesco a creare i film in situazione più agevole rispetto a vent'anni fa" spiega. "Cerco di concentrare l'attenzione sui temi che riguardano il mio paese facendo cinema senza tirare dentro le mie limitazioni e la mia privazione di libertà. In un sistema totalitario la gente vive come in una bolla, senza conoscere cosa accade fuori. L'artista deve combattere la menzogna e squarciare il buio dell'oscurità".
Non manca un accenno alla situazione globale, alla guerra tra Russia e Ucraina i cui echi arrivano anche in Iran, che con la Russia ha contatti molto stretti: "L'Iran viene considerato una colonia della Russia. Il governo iraniano appoggia il governo russo, ma la sensazione che si prova tra la gente è differente. Le persone sono tristi, provano empatia e affetto verso l'Ucraina". E mentre celebra l'uscita nei cinema italiani, Mohammad Rasoulof si trova a dover fare i conti ancora una volta con la censura che impedisce alle sue opere di essere viste nel suo paese. Ma lui spiega: "Quando faccio un film, lo getto fuori dall'Iran, lui gira nel mondo e in qualche modo torna in Iran. Forse il film non arriva nei cinema, ma già il fatto che venga visto al di fuori del paese è molto importante. Essere soli e camminare è molto meglio che stare seduti".