Il grande sonno: negli abissi del noir con Humphrey Bogart e Lauren Bacall

Diretto da Howard Hawks dal romanzo di Raymond Chandler, Il grande sonno è un film dal fascino intramontabile che ha imposto archetipi e modelli del noir classico americano.

"Neanche lei però ama le briglie." "Finora nessuno me le ha messe... lei ha qualche idea?" "Sa, i cavalli bisogna vederli al lavoro sul terreno. Certo lei ha classe, però non so se resiste alla distanza." "Molto dipende da chi è in sella, però devo dire che lei ha l'aria di saperci fare..."

The Big Sleep Film
Il grande sonno: Humphrey Bogart e Lauren Bacall

Non è semplice illustrare l'ambiguo fascino che un film come Il grande sonno continua ad esercitare pure a tre quarti di secolo dalla sua prima apparizione. Esemplare "capsula del tempo" in grado di immergere lo spettatore nelle fosche atmosfere del noir anni Quaranta; appassionante detective story costruita su un affastellarsi di svolte improvvise e di colpi di scena; rappresentazione dai contorni metaforici della lotta contro un Male caotico ed inestricabile. Ma da una prospettiva socio-culturale, il capolavoro di Howard Hawks ci offre anche un saggio emblematico dei vincoli che nell'America di quel periodo il rigido sistema della censura metteva di fronte a registi e sceneggiatori, costringendoli a ricorrere a compromessi, sottintesi e soluzioni quanto mai inventive. Insomma, Il grande sonno è davvero un prisma in cui si riflettono una miriade di suggestioni, di elementi archetipici e di echi della storia hollywoodiana.

Philip Marlowe fra delitti e donne fatali

Big Sleep
Il grande sonno: Humphrey Bogart e Martha Vickers

A proposito di un altro classico con protagonista Humphrey Bogart, Casablanca, Umberto Eco scriveva quanto segue: "in esso si dispiegano per forza quasi tellurica le Potenze della Narratività allo stato brado, senza che l'Arte intervenga a disciplinarle. [...] Quando tutti gli archetipi irrompono senza decenza, si raggiungono profondità omeriche. Due cliché fanno ridere. Cento cliché commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando tra loro e celebrano una festa di ritrovamento". Ebbene, il discorso di Eco si potrebbe applicare in qualche misura pure all'opera di Howard Hawks, che da subito rinuncia all'ordine e alla disciplina per procedere invece in maniera opposta: nel film ritroviamo infatti tutti o quasi gli archetipi dell'hard-boiled, quel filone della crime fiction imperniato su cinici investigatori alle prese con oscuri sottoboschi criminali. Anzi, si può dire di più: è Il grande sonno ad aver canonizzato alcuni di questi archetipi, proponendosi come il modello per antonomasia del noir su detective privati e femmine fatali.

The Big Sleep
Il grande sonno: Humphrey Bogart e Lauren Bacall
Bogart And Bacall The Big Sleep
Il grande sonno: Humphrey Bogart e Lauren Bacall

La stessa scelta di Humphrey Bogart per il ruolo di Philip Marlowe, l'eroe di racconti e romanzi dello scrittore Raymond Chandler, è indicativa: cinque anni prima, nel 1941, l'attore aveva già prestato il volto a Sam Spade, personaggio speculare a Philip Marlowe, ne Il mistero del falco di John Huston, adattamento del libro di Dashiell Hammett. Bogart nei panni del detective brillante ed ironico, animato da un profondo senso etico, è dunque già di per sé un archetipo, o perlomeno lo diventa con Il grande sonno; così come il fatto di vederlo al fianco di una ventenne Lauren Bacall, con la quale Bogart aveva diviso lo schermo nel 1944 in Acque del Sud, sempre per la regia di Hawks, e che nel frattempo aveva preso in moglie. La Warner Bros coglie al volo l'occasione di capitalizzare la popolarità della nuova coppia di Hollywood: tiene il film in magazzino per un anno, lasciando spazio ai drammi bellici sull'onda della fine della guerra, e intanto ne approfitta per far girare venti minuti di scene aggiuntive e per rimontare la pellicola in modo da ampliare la parte della Bacall.

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Il mistero del "non detto"

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Il grande sonno: Humphrey Bogart e Lauren Bacall

Se a proposito di Casablanca Eco notava che "è stato pensato man mano che lo si girava", al punto da essere il frutto di una "catena di imprevidenze", Il grande sonno è stato addirittura 'ripensato' dopo che lo avevano girato; con la conseguenza di dover scomporre e ricombinare una struttura narrativa già di per sé complicatissima, la cui scarsa comprensibilità è tutt'oggi proverbiale. Ben tre sceneggiatori si tuffano nell'impresa di adattare il denso intreccio del romanzo di Raymond Chandler: Jules Furthman, il mitico scrittore William Faulkner e Leigh Brackett, che tre decenni più tardi sarebbe tornata a cimentarsi con Chandler per l'altro capolavoro cinematografico su Philip Marlowe, Il lungo addio di Robert Altman (1973). A Julius Epstein spettano invece le riscritture che porteranno Il grande sonno alla versione approdata nelle sale americane il 23 agosto 1946, sacrificando definitivamente la chiarezza di un racconto in cui la quantità di eventi, personaggi e subplot oggi fornirebbe materiale per un'intera stagione di una serie TV.

The Big Sleep 1946
Il grande sonno: Lauren Bacall e Humphrey Bogart
Bogart Humphrey Big Sleep
Il grande sonno: Martha Vickers e Humphrey Bogart

Ma a rendere a dir poco difficile seguire la trama de Il grande sonno, perfino per chi abbia letto il libro omonimo, non è soltanto la fonte letteraria; perché a differenza di Chandler, Hawks e i suoi sceneggiatori devono sottostare ai divieti imposti dal famigerato Codice Hays, che ormai da un decennio impediva anche solo di sfiorare un gran numero di argomenti considerati tabù. All'indagine di Marlowe si sovrappone perciò una sfida parallela all'intuito del pubblico, costretto a immaginare i risvolti più torbidi della vicenda: a partire dai ricatti alla giovane e disinibita Carmen Sternwood (Martha Vickers) per il suo coinvolgimento in un traffico di pornografia che nel film rimane totalmente implicito. Pertanto Il grande sonno si dimostra, giocoforza, un vertiginoso giallo sull'essenza stessa del "non visto" e del "non detto", la cui natura morbosa risulta ancora più ammaliante proprio in virtù del suo dover restare sottaciuta: qualunque ipotesi potrebbe allora essere vera, e chiunque potrebbe essere colpevole, perché la realtà non si può rivelare fino in fondo a chiare lettere.

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La putrida dolcezza della corruzione

Lauren Bacall  Humphrey Bogart The Big Sleep
Il grande sonno: Lauren Bacall e Humphrey Bogart

Eppure, in un'epoca in cui le maglie della censura risultano così strette, quello di Howard Hawks è un film sorprendentemente malizioso, in cui abbondano i sottotesti sessuali: la Carmen di Martha Vickers, che sprigiona sensualità a ogni battito di ciglia, si getta letteralmente fra le braccia di Marlowe; la sorella maggiore Vivian è più matura e controllata, ma non tarda a innescare un sottile gioco di seduzione con il detective, incluso il celeberrimo dialogo fra Bogart e la Bacall in cui si sprecano i doppi sensi sui cavalli da corsa. In fondo Il grande sonno, pur essendo un murder mystery in cui i cadaveri si moltiplicano in modo esponenziale, è contraddistinto anche dal ritmo proprio di una screwball comedy. Hawks, del resto, è un maestro assoluto del genere comico, con all'attivo classici quali Susanna!, La signora del venerdì e Colpo di fulmine, e per molti aspetti Il grande sonno conserva la vivacità e l'ironia delle sue migliori commedie: e così il Marlowe di Bogart sfodera un fuoco di fila di battute, mentre Lauren Bacall disegna il ritratto di una dark lady sarcastica e allusiva.

Big Sleep
Il grande sonno: Lauren Bacall e Humphrey Bogart
Malone Bogart Big Sleep
Il grande sonno: Dorothy Malone e Humphrey Bogart

Hawks, insomma, coglie ogni opportunità per aggirare la sessuofobia del Codice Hays, inclusa una delle ellissi più sfacciatamente erotiche nella storia del cinema: quella che chiude il flirt fra Marlowe e la libraia interpretata da Dorothy Malone, strepitosa in un ruolo di soli tre minuti. La 'leggerezza' di Marlowe e il suo disinvolto sex appeal fungono per certi versi da contraltare alla cupezza dell'intrigo in cui viene avviluppato l'investigatore: l'indagine che gli affida l'anziano Generale Sternwood (Charles Waldron) simboleggia, per lui e per noi, l'ingresso in un mondo notturno e irto di pericoli, un mondo la cui decadenza morale era stata anticipata dal commento del Generale sulle orchidee ("La loro carne assomiglia troppo a quella umana e il profumo ha la putrida dolcezza della corruzione"). Se il "grande sonno" del titolo di Chandler indicava la morte, il film di Hawks ci introduce dunque in un universo quasi onirico, in cui i criminali da inseguire sono spesso ombre incorporee e l'intreccio tende a sfaldarsi continuamente; forse perché, citando insieme William Shakespeare e un altro grande film noir, è fatto della materia di cui sono fatti i sogni.

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