Il giudice meschino che ha stregato Luca Zingaretti

Luca Zingaretti torna in tv dopo Il commissario Montalbano con un altro uomo del Sud in lotta contro il crimine, dopo un passato indolente. Con lui nella fiction Il giudice meschino, su Rai Uno 3 e 4 marzo, la moglie Luisa Ranieri.

Indossa la toga, ma senza convinzione: si prospetta un bel cambio di rotta per Luca Zingaretti nella fiction Il giudice meschino (in onda lunedì 3 e martedì 4 marzo su Rai Uno in prima serata). Rispetto a Il commissario Montalbano sicuramente, ma anche ad altri personaggi "di legge" nel piccolo schermo. La miniserie diretta da Carlo Carlei e prodotta da Fulvio Lucisano e Paola Lucisano per Italian International Film, è tratta dall'omonimo libro di Mimmo Gandemi (Einaudi Editore). Il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta la racconta assieme al cast. Accanto al protagonista troviamo la moglie Luisa Ranieri nel ruolo di Marina Rossi, un maresciallo con cui il suo magistrato Alberto Lenzi intrattiene una relazione clandestina e a intermittenza: i due tornano a lavorare insieme dopo Cefalonia. In Procura lavora anche il giudice Giacomo Fiesole (Andrea Tidona), che indaga sull'attentato a Giorgio Maremmi, un collega nonché miglior amico di Lenzi interpretato da Gioele Dix. Il maggiore sospettato dell'omicidio è il temuto don Mico Rota (Maurizio Marchetti), che anche dietro le sbarre muove le fila della sua organizzazione mafiosa.

Partiamo dall'aggettivo del titolo, "meschino", che può essere letto in modo diverso...
Mimmo Gangemi: L'ho usato come sinonimo di scansafatiche, femminaro, ma in siciliano vuol dire poveraccio.
Carlo Carlei: Nell'accezione popolare del termine "mischino" vuol dire poveraccio, ma in italiano può significare anche avido. In Calabria s'intende qualcuno indolente, che si è lasciato andare a se stesso e in questo senso è il più vicino alla parabola di Lenzi.

Cosa racconta la fiction?:
Eleonora Andreatta: Questa è una storia emblematica e forte del nostro tempo, su riscatto e rinascita di un servitore ignavo dello Stato, un antieroe pigro che non si assume alcuna responsabilità in famiglia né come uomo di legge. L'inversione di rotta arriva dopo lo sguardo di rimprovero del figlio e lo shock per la morte dell'amico. Ritorna un tema caro alla nostra linea editoriale, quello della soglia che tutti sono chiamati a varcare per trasformare la propria vita.
Fulvio Lucisano: Quando ho letto il libro di Gangemi, ho rivisto la Calabria di mio padre, ho inseguito il progetto per 7-8 anni. Quando Carlei si è proposto per la sceneggiatura, l'occasione è stata grandissima.

Qual è il cuore della storia?
Carlo Carlei: Il tema del senso del dovere è attualissimo, così come lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici e radioattivi, argomento che abbiamo voluto affrontare di petto. Con questa fiction ho avuto una di quelle opportunità che un regista sogna e cioè rastrellare i migliori talenti per il ruolo. E meno male che Reggio Calabria non me l'hanno fatta girare a Sofia, altrimenti non avremmo avuto gli stessi risultati.

Il confronto con Montalbano sembra inevitabile...
Luca Zingaretti: Ci voleva questa storia con un regista come Carlei a convincermi ad affrontare un altro investigatore del sud, dopo un altro ispettore molto amato e desiderato. Tra loro, a parte queste similitudini, non riesco a immaginare universi più diversi. Montalbano è un po' un Arlecchino, appartiene alla commedia dell'arte, Il giudice meschino invece tocca la drammatica realtà quotidiana attraverso una leggenda metropolitana, la nave dei veleni.

Chi è Lenzi?
Luca Zingaretti: A me ha sempre commosso raccontare i momenti in cui un essere umano smette di decidere della propria vita e segue la corrente. Poi qualcosa gli attraversa la strada e si sveglia, come in un incantesimo. E Lenzi, ad un certo punto, decide di tornare in pista. Per questo della fiction non sono solo contento ma fiero.

Il merito della rinascita va anche alla donna di cui s'innamora...
Luisa Ranieri: Marina non lo stima molto, lo considera un pavido ma capisce che dietro c'è una persona ferita e lo accompagna spingendolo a prendersi le sue responsabilità.

Com'è stato lavorare con il partner?
Luca Zingaretti: Piacevolissimo!
Luisa Ranieri: Un incubo! (Ride) Scherzi a parte, è stato difficile perché bisognava ricreare un'intimità diversa da quella che abbiamo nel privato.

La fiction racconta due lati della magistratura...
Luca Zingaretti: Viviamo in un periodo in cui in Italia il giudice è un'istituzione sotto attacco per via di critiche feroci e con un numero di caduti enormi e quasi imbarazzante per un paese democratico, tra i magistrati uccisi dal terrorismo rosso e nero e quelli ammazzati dalle mafie. Dal '92 sembra tirata per la giacchetta.

Esiste un modo per arginare tutto questo?
Luca Zingaretti: C'è una formula infallibile contro la crisi: ognuno dovrebbe tornare a fare il proprio dovere e dare il massimo, cominciando dal parcheggiare nel posto giusto o dal pagare le tasse. Si ricomincerebbe così a vivere in un modo semplice e felice.

Preoccupazioni sulla messa in onda "contro" La grande bellezza?
Eleonora Andreatta: La programmazione Rai è stata stabilita da molto tempo. Loro (di Mediaset, ndr.) sono venuti a programmare il film nella giornata in cui da mesi noi mandiamo in onda la fiction.

Montalbano tornerà?
Eleonora Andreatta: Lunga vita a Montalbano! L'anno prossimo ci saranno probabilmente le nuove puntate, con Zingaretti ancora non ne abbiamo parlato, ma dipende dal numero di romanzi disponibili.