Il filo invisibile, la recensione: Una famiglia e i suoi disastri

La recensione de Il filo invisibile un film di Marco Simon Puccioni sul significato della famiglia contemporanea in una lunga riflessione su omogenitorialità e ridefinizione dei ruoli e dei generi.

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Il filo invisibile: una scena del film

Identità fluida, prime volte, crisi di coppia, famiglie disfunzionali. È un racconto familiare quello che Marco Simon Puccioni mette in scena con leggera ilarità e una buona dose di umorismo nel suo ultimo film Il filo invisibile su Netflix dal 4 marzo dopo un'anteprima di soli tre giorni in sala (dal 21 al 23 febbraio). Il regista di Riparo torna a esplorare un terreno a lui caro, quello delle tematiche sociali; come vedremo nella nostra recensione de Il filo invisibile nel film trovano spazio omogenitorialità, maternità surrogata e famiglie arcobaleno, ma anche ridefinizione dei ruoli e delle identità al di fuori di quello che la tradizionale distinzione di genere impone. Lo sguardo sospeso tra ironia e romanticismo esplora le dinamiche della famiglia contemporanea, senza nasconderne la confusa e a volte isterica ricerca di un posto nel mondo, svelandone fragilità e contraddizioni nel costante tentativo di prendere le misure e farsi largo in una società pronta nei fatti ad accoglierla, ma bloccata dall'incapacità della politica di legiferare.

Omogenitorialità e famiglie arcobaleno in una commedia degli equivoci

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Il filo invisibile: un momento del film

Marco Simon Puccioni costruisce la narrazione de Il filo invisibile sul modello della commedia degli equivoci, i malintesi si susseguono in rapida successione regalando al pubblico alcuni dei momenti più riusciti del film, la cornice è pop e il tono agrodolce con sfumature romantiche. Il regista affida al giovane protagonista Leone e allo schermo del suo telefonino, il compito di raccontare allo spettatore le rocambolesche vicende della sua famiglia, che come tante altre a volte scoppia. Leone ha sedici anni e due genitori, papà Paolo e papà Simone; è nato in California da Tilly, una donna americana che li ha aiutati a farlo venire al mondo. Tilly è la sua "Dede" come è abituato a chiamarla sin da quando è piccolo; la sua infanzia è stata come quella di altri milioni di bambini, è cresciuto senza fare troppo caso alle particolarità della sua famiglia e guardando le piazze riempirsi per difenderne i diritti fondamentali. Aveva già undici anni quando Paolo e Simone si sono potuti unire finalmente in matrimonio, "le Unioni Civili erano state una grande conquista".

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Il filo invisibile: un'immagine del film

Ed eccoci a oggi: le immagini che si sono susseguite sullo schermo sono i fotogrammi di un video per la scuola, che Leone sta preparando insieme a Jacopo per raccontare la propria famiglia. Una manciata di momenti che testimoniano come in fondo tra pregiudizi e prese in giro Leone se la sia cavata abbastanza bene almeno fino a questo suo presente da adolescente con una vita scolastica un po' turbolenta, alle prese con le prime schermaglie amorose e le scombinate feste liceali. Ma in questo suo strampalato viaggio di formazione e confronto con il mondo, il matrimonio tra i suoi genitori va in crisi. Paolo scopre infatti, che Simone lo tradisce da mesi con un altro uomo. Un imprevisto che rimetterà in discussione un equilibrio faticosamente conquistato negli anni e che aprirà una lunga riflessione sul significato di famiglia e su quel "filo invisibile" che lega Leone a tutte le persone coinvolte nella sua nascita.

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Gli stereotipi del racconto familiare

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Il filo invisibile: una sequenza del film

"Una famiglia e i suoi disastri" potrebbe essere il sottotitolo della commedia, che se si dimostra contemporanea nelle tematiche, non lo è altrettanto nelle modalità scelte per esporle. Gli stereotipi sono quasi tutti quelli già visti altrove, questa volta però a passare in mezzo alla tempesta dei cortocircuiti familiari è una coppia omosessuale con un figlio che è il risultato di un "cocktail" ospitato dalla madre surrogata: è il pretesto narrativo per moltiplicare i misunderstanding, amplificare le problematiche e creare in più occasioni un divertito siparietto degli equivoci.

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Il filo invisibile: una foto del film

Manca però il necessario approfondimento che avrebbe meritato una storia così ricca, in bilico tra il teen drama a tinte pop e il dramma familiare che si consuma tra sospiri, urla, inciampi, dispetti, calici di vino e tavole alto borghesi. Il disfacimento a cui va incontro il microcosmo domestico del protagonista, che "ha accolto, curato e guidato" Leone in quella "strana cosa che è la vita", ci viene raccontato secondo i cliché del genere, ma la vera rivelazione è il giovanissimo Francesco Gheghi, capace di stare al gioco e fare da spalla quando serve ai due straordinari papà, Filippo Timi e Francesco Scianna, che nei panni di due genitori disfunzionali si amano, si urlano addosso e si fanno dispetti. Ma ciò che conta alla fine è quel filo invisibile, a volte un po' ingarbugliato che lega milioni di uomini e donne, perché la famiglia è quella che ognuno si sceglie al di là dei legami di sangue.

Conclusioni

La recensione de Il filo invisibile si conclude ribadendo lo spessore di un racconto brillante, ma non privo di inciampi: una riflessione esistenziale sul significato di famiglia oggi, su cosa ci definisca come esseri umani, genitori o figli. Tra romanticismo, commedia degli equivoci e sfumature pop Marco Simon Puccioni esplora i temi dell’omogenitorialità, la maternità surrogata e la procreazione assistita; lo fa passando attraverso siparietti umoristici e toni da teen drama e affidandosi a un cast di attori che sa bene interpretare lo spirito del tempo.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Una commedia sociale in bilico tra il teen drama a tinte pop e il racconto familiare per riflettere sul concetto di famiglia contemporanea.
  • Omogenitorialità e ricerca della propria identità trovano spazio all’interno di una narrazione che fa dell’umorismo la principale chiave di lettura: una vera e propria commedia degli equivoci.
  • Francesco Gheghi, il giovanissimo interprete di Leone, è la vera rivelazione del film, credibile ad ogni battuta, un cocktail di romanticismo e disincanto.

Cosa non va

  • Se è innovativo nelle tematiche affrontate, il film non lo è dal punto di vista delle modalità narrative. Il racconto rimane quello tradizionale, si adagia su alcuni cliché del genere e non approfondisce forse quanto dovrebbe.