La firma di un progetto, il suo autore, è spesso la prima cosa che ci salta all'occhio quando un titolo viene annunciato. Possiamo chiamarla deformazione professionale, ma sapere chi è il responsabile di un film o una serie in arrivo contribuisce a stuzzicare la nostra curiosità. Nel caso de I colori dell'anima - The Colors Within le nostre antenne erano puntate sin dallo scorso dicembre, quando ne avevamo parlato con i responsabili di Plaion nel corso delle Giornate professionali di cinema.
E nel caso specifico il motivo era duplice: da una parte la regista Naoko Yamada, che avevamo già apprezzato sia con La forma della voce che Liz e l'uccellino azzurro, dall'altra lo studio che ha realizzato praticamente il nuovo lavoro, Science SARU, che ci aveva colpiti sin dai tempi di Devilman Crybaby, per gli episodi di Star Wars: Visions e poi di recente per DanDaDan. Insomma siamo arrivati alla visione de I colori dell'anima con molta curiosità e aspettative elevate, che per lo più non sono state deluse.
I colori degli altri
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La protagonista de I colori dell'anima - The Colors Within è Totsuko, una studentessa delle superiori che ha una capacità molto particolare: è in grado di vedere i colori delle persone. Toni che evocano e rappresentano emozioni, dalla gioia alla serenità o l'eccitazione, sfumature con cui Totsuko entra più o meno in sintonia, soprattutto quando si tratta di Kimi, una sua compagna di classe che emana il colore che lei considera il più bello in assoluto. Per passare più tempo con lei, Totsuko propone a Kimi e Rue, un ragazzo tranquillo e appassionato di musica, di formare una band insieme, anche se lei stessa non è in grado di suonare uno strumento. Nell'esercitarsi e suonare insieme, i tre ragazzi trovano nella musica quel qualcosa in grado di unirli, creando un legame profondo e una vera amicizia.
Il calore de I colori dell'anima
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Se c'è un aspetto che colpisce da subito de I colori dell'anima è il calore che la storia riesce a trasmettere, un racconto che spalanca le braccia e accoglie lo spettatore nelle emozioni che vuole e riesce a comunicare. Da questo punto di vista, l'anime di Naoko Yamada si può considerare indubbiamente riuscito, anche se dispiace che lo spunto iniziale, quello della capacità di vedere i colori, si limita a essere un ottimo punto di partenza ma non sviluppato fino in fondo. Guardando il film, osservando la storia, è anche chiaro il motivo: non è quello il cuore del progetto, non è su quello che la Yamada intendeva soffermasi, ma sui suoi personaggi, le loro sensazioni e il rapporto che riescono a mettere in piedi. E in questo punto, in queste relazioni interpersonali che vengono messe in scena, I colori dell'anima è un film perfettamente a fuoco e ci si sente accolti nella band dei tre ragazzi, nella vecchia chiesa su un'isola remota in cui tengono le loro prove.
Il valore aggiunto di Science SARU
L'altro punto assolutamente da sottolineare è quello tecnico/artistico, perché il lavoro fatto da Science SARU sulla realizzazione de I colori dell'anima - The Colors Within è di sicuro valore: da una parte i personaggi, almeno quelli principali, sono adeguatamente tratteggiati e caratterizzati; dall'altra la costruzione dell'immagine e delle sequenze è riuscita. Lo studio lavora molto sulla profondità di campo, sulla messa a fuoco e sui dettagli per immergerci nella scena e permettere quella partecipazione emotiva a cui abbiamo accennato in precedenza, mentre la musica, altrettanto protagonista, accompagna il nostro viaggio nell'animo dei tre personaggi principali e rende possibile la magia.
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Il nuovo lavoro di Naoko Yamada è quindi, in definitiva, un coming-of-age molto intimo e terreno, a dispetto della fantasiosa idea di partenza. Una storia che si fa voler bene e che fa affezionare ai suoi protagonisti in un crescendo di emozioni che va a culminare nella corposa esibizione finale.
Conclusioni
È un anime che funziona e scalda il cuore quello che ci regala Naoko Yamada con il suo I colori dell'anima - The Colors Within. Peccato che l'idea dei colori sia solo uno spunto iniziale che influisce relativamente poco sul racconto, ma il focus della regista è sulla crescita e sul rapporto tra i protagonisti, in una storia di formazione molto intima che sa coinvolgere ed emozionare. Molto buono anche il lavoro tecnico di Science SARU, che lavora bene sulla profondità di campo e i toni dell'anime, per sostenere l'intento e l'intensità emotiva della storia.
Perché ci piace
- Il modo in cui il rapporto tra i protagonisti viene tratteggiato dalla regista.
- La realizzazione tecnica di Science SARU, capace di accogliere lo spettatore nella storia.
- Lo spunto legato alla capacità di vedere i colori delle persone...
Cosa non va
- ... che però è poco sfruttato dalla costruzione del racconto.