Dopo l'enorme successo di critica e pubblico è tornata la detective Teresa Battaglia nata sulle pagine dei romanzi di Ilaria Tuti e portata in tv da Donatella Diamanti e Carlo Carlei (sostituito da Kiko Rosati nella seconda stagione). Prima Fiori sopra l'inferno, ora Ninfa Dormiente ogni lunedì in prima serata su Rai1.
A dare però volto e corpo alla poliziotta che soffre di Alzheimer, dei modi bruschi coi propri sottoposti e ha un fiuto infallibile per la verità, ci ha pensato ancora una volta Elena Sofia Ricci, interprete versatile che ha attraversato tanti personaggi e serie di successo sulla tv italiana. L'abbiamo incontrata per farci raccontare il dietro le quinte della realizzazione di questi nuovi sei episodi (tre puntate per tre serate) e quanto sia importante per lei tornare ad essere Teresa Battaglia.
Elena Sofia Ricci racconta Ninfa dormiente. L'intervista
Teresa Battaglia combatte con l'Alzheimer, una malattia che non perdona e che fa perdere inesorabilmente pezzi della propria vita. C'è qualcosa che all'attrice dispiacerebbe proprio tanto dimenticare, che sia della sua vita personale oppure professionale dopo una così lunga carriera?
Risponde guardinga, proprio come la sua Teresa, l'attrice: "Tutta la mia vita (ride) perché qualsiasi cosa mi sia accaduta mi ha reso quella che sono oggi. Non sono perfetta, niente di tutto questo, però sono la donna che sono oggi. In particolare, però, non vorrei mai dimenticare la nascita delle mie figlie, che sono la cosa più bella in assoluto che ho fatto nella mia vita".
I casi di Teresa Battaglia: l'indagine della seconda stagione
Sulle montagne friulane della Val Resia viene ritrovato il cadavere di una giovane poliziotta, Marta Trevisan: si è sparata un colpo al cuore. La sua morte però non convince la protagonista, che crede non si tratti di suicidio e nasconda una verità scomoda sul passato della donna, che voleva provare l'innocenza o colpevolezza del padre, ritenuto responsabile della sua amante Hanna, originaria della comunità resiana. Tutto parte quindi da Marta e Teresa è l'unica ad avere avuto la sensibilità di capire che c'è qualcosa che non torna, forse perché è una donna in un mondo di uomini nonostante ne sia il capo?
Dice Ricci: "Per una serie di ragioni, soprattutto di ordine cronologico e con il suo benestare, abbiamo dovuto inserire nuovi personaggi rispetto ai romanzi affinché un cold case diventasse caldo per noi oggi. La morte di questa ragazza fin dai titoli di testa ci getta in un mare complicatissimo quindi state molto attenti a seguire la serie, non potete perdervi un secondo perché potrebbe sfuggirvi un dettaglio importante per la sua risoluzione. C'è dietro una storia familiare incredibile. Teresa è una donna piena di ferite, di cicatrici, spesso ancora sanguinanti, che da sempre combatte con dei demoni che se la portano via. Come molte persone ferite ha sviluppato una capacità di empatizzare con gli assassini, con i serial killer, anche con chi ha avuto delle ferite che l'ha portato a perpetrare nel corso della vita omicidi efferati. Le persone ferite si riconoscono".
Continua l'attrice: "Teresa ha inoltre un mostro dentro di sé col quale combattere quindi questo le dà la capacità straordinaria di vedere oltre l'apparenza. Chiaramente la lotta che ingaggia è con il suo personale mostro che è l'Alzheimer e noi siamo molto contenti di poterlo raccontare perché è una malattia che sta colpendo sempre più persone, anche l'età purtroppo è aumentata in questo tipo di patologie. È una piaga sociale, si deve fare molto per questo, diviene molto difficile sia per chi è colpito sia per chi è vicino alle persone colpite".
Ninfa dormiente, la recensione: grande atmosfera per il nuovo caso del commissario Teresa Battaglia
La peculiarità della serie Rai e i personaggi della protagonista
Come racconta Elena Sofia Ricci, in questa seconda stagione capiamo che non è passato molto tempo da Fiori sopra l'inferno quindi la malattia non è evoluta così tanto. "Probabilmente in futuro vedremo dell'altro. Ma la paura di perdere la memoria, di perdere pezzi, il bisogno di continuare a ricordarsi chi è, gli interrogativi sulla propria esistenza, sulla propria vita, che Teresa fa a causa dell'Alzheimer, in fondo ci ricordano chi siamo e da dove veniamo". Considera Ninfa Dormiente un film in tre serate, molto diverso dagli altri crime che vediamo in giro perché ogni stagione racconta un'unica storia. "Questa è la caratteristica che personalmente amo molto, perché questo tempo dilatato ci dà la possibilità di indagare molto più in profondità nelle relazioni con i personaggi".
A proposito di personaggi iconici, l'attrice ne ha interpretati tanti nella propria carriera, soprattutto in tv da I Cesaroni a Che Dio ci aiuti. Ognuno insegna qualcosa, anche la Battaglia. "Quando ho scelto i ruoli nella mia carriera, l'ho fatto perché pensavo fossero distanti da me, perché mi piace alzare l'asticella, mi piace mettermi in gioco e sostanzialmente complicarmi l'esistenza (ride), mi piace dover imparare qualcosa di più. Molto frequentemente ho scoperto che questi personaggi che io credevo così lontani da me, invece mi riguardavano molto".
Continua: "Mentre li interpretavo, sentivo che risuonavano nella mia anima note terribilmente familiari e che spesso grazie a questi personaggi, anche realmente esistiti (come Rita Levi Montalcini, ndr) o viventi, ho trovato parti di me che non avevo molta voglia di scoprire o che mi faceva male scovare, ma che dovendomi confrontare con queste donne, ho dovuto accettare".
L'importanza della location
L'ambientazione è un personaggio nella serie Rai ancora di più in questo secondo ciclo di episodi. Un valore aggiunto per dare nuovamente vita a Teresa Battaglia: "Ancora di più in 'Ninfa dormiente' vedrete una quantità di neve incredibile (ride). I boschi, i paesaggi magici, la montagna, il mistero, la potenza della natura siano tra i protagonisti. È stata dura, specialmente quest'anno che abbiamo girato nei mesi più freddi, siamo andati anche a meno 14 gradi. Ma era talmente bello ed entusiasmante svegliarmi in questo set e ogni mattina riempirmi gli occhi di una bellezza unica. Eravamo ben equipaggiati (ride), quando andava bene eravamo a meno tre gradi, però è stato molto appagante".