Accade a volte che anche gli Stati Uniti rifacciano una serie di successo europea, quando molto più spesso capita il contrario. I procedurali e le sitcom sono i due format che si prestano meglio a questo scopo (ecco spiegato il flop di Noi). Arriverà il remake della nostra DOC - Nelle tue mani con Molly Parker e, dopo The Agency su Paramount+ da Le Bureau, un'altra serie franco-belga è destinata a riempire i palinsesti streaming.
Anche perché è stata appena rinnovata per una seconda stagione. Stiamo parlando di High Potential, dal 23 gennaio su Disney+ con appuntamento settimanale, adattamento di Morgane - Detective Geniale, da noi successo indiscusso sulla rete ammiraglia Rai.
High Potential: una protagonista esplosiva e scorretta
La storia è la stessa dell'originale: Morgan è una madre single con tre figli che non riesce a tenersi "un marito, un lavoro, una conversazione" (parole sue) a causa del proprio dono che lei non vede per niente come tale. Ha un IQ di 160, ben sopra la media, e per questo un potenziale intellettuale elevato (da qui il titolo) che la costringe a dover sistemare ogni errore in cui incappa con i propri occhi, altrimenti non riesce a dormire la notte e a far riposare la mente.
Lavorando come donna delle pulizie per il dipartimento di polizia di Los Angeles, una notte si ritrova davanti la lavagna dell'ufficio con gli appunti su un caso che stanno seguendo, correggendo quello che per lei è un chiaro errore. Il mattino dopo i detective, risalendo alla sua identità tramite le telecamere di sorveglianza, la portano al distretto per interrogarla e scoprire così il suo talento. Potrebbe essere l'inizio di una collaborazione fruttuosa per entrambe le parti.
Una protagonista esplosiva e scorretta nella serie Disney+
È tutto sulle spalle della brava Kaitlin Olson in High Potential. Le storyline minori e di contorno dei vari detective sono quasi inesistenti perché tutto viene fagocitato dall'eccentricità del personaggio principale. Una caratteristica che genera contrasto visivo prima ancora che narrativo col resto della squadra, con la quale dovrà imparare a collaborare. A partire dagli abiti vistosi, il trucco esagerato e la parlantina saccente, spesso cattivella e unpolitically correct, che cozzano volutamente con il grigiore del dipartimento e degli altri poliziotti.
Proprio per questo sono stati scelti due volti seriali conosciuti e amati per farle da spalla, in modo che non diventassero tappezzeria ma potessero offrire dei confronti stimolanti e coinvolgenti: Judy Reyes, l'indimenticata Carla di Scrubs che interpreta il capo della Major Crimes Selena Soto, e Daniel Sunjata che è il detective Karadec, il più riluttante a lavorare insieme a Morgan.
L'aspetto visivo, fedelmente alla serie originale, si amplia anche alla regia e al montaggio: per spiegare le proprie intuizioni, la protagonista "parla" allo spettatore attraverso delle ricostruzioni dell'accaduto o, ancora meglio, attraverso delle gag che mettano in scena il concetto che lei sta cercando di esprimere. Questo rende la narrazione molto più ritmata e fluida, accattivante; un espediente che tiene alta l'attenzione dello spettatore, che così non vuole solo risolvere il caso, ma anche comprendere le deduzioni di quella mente sopra le righe e come ci sia arrivata.
Una mente non convenzionale
A Morgan però non manca l'empatia rispetto ad altri geni televisivi, forse per il suo essere mamma tre volte e avere in comune il proprio "dono-maledizione" coi suoi figli più piccoli, avuti dall'ex marito Ludo, che rischia di venir fagocitato anche lui dalla sua esuberanza. Il suo primo fidanzato, Roman, è sparito nel nulla abbandonando lei e la figlia più grande, Ava, ed è questa la storia orizzontale che fa da sfondo al classico caso della settimana della serie crime. La muove quindi un grande sentimento di vuoto verso il compagno e di affetto verso la figlia: risolvere il caso dovrà diventare la priorità numero uno della Major Crimes, se la vorranno assumere. Proprio questo mix scoppiettante di dramma, commedia e sentimenti rende la serie riuscita.
Conclusioni
High Potential è un remake che funziona perché riprende la storia e lo stile della serie originale ma rendendoli più americani e meno europei. Kaitlin Olson è una protagonista scorretta e appariscente che funziona alla grande e che regge fin troppo la serie sulle proprie spalle, oscurando gli altri personaggi che sono quasi lì per ruotarle intorno. Buona la storia orizzontale che conferma l’empatia del personaggio e buono il cast di contorno, anche se non colpiscono totalmente nel segno. Un crime che si distingue non solo per il soggetto di base ma per la resa visiva, che fa scontrare due mondi apparentemente non complementari.
Perché ci piace
- Kaitlin Olson.
- Il mix di crime, drama e commedia.
- La cura visiva di costumi e trucco della protagonista e la ricostruzione delle sue deduzioni.
- Judy Reyes e Daniel Sunjata sono due buone spalle…
Cosa non va
- …anche se vengono un po’ oscurate dalla protagonista.
- La storia orizzontale regge ma la serie rimane un procedurale da caso della settimana.