Hanna è una ragazza fuori dal comune, in fuga dal proprio carceriere e alla ricerca della sua identità. È anche la protagonista della serie che da lei prende il nome, tratta dall'omonimo film di Joe Wright del 2011 e prevista nel catalogo di Amazon Prime Video da marzo 2019. Un progetto che ci è sembrato interessante sin dalle prime immagini e che abbiamo avuto modo di approfondire in quel di Berlino, durante la sessantanovesima edizione del festival tedesco che ha ospitato la premiere europea, dove abbiamo visto i primi due episodi in anteprima e abbiamo incontrato con il cast.
Noi intanto ci portiamo avanti, raccontandovi le nostre prime impressioni su Hanna, derivate sia dalla visione dei primi due interessanti episodi della serie, sia dalla conferenza stampa tenuta dalla protagonista Esmé Creed-Miles, la coprotagonista Mireille Enos e l'altra giovane del cast Rhianne Barreto, l'autore David Farr (già co-sceneggiatore anche del film) e dalla regista Sarah Adina-Smith. Prime sensazioni assolutamente positive, va detto subito, per uno show che entra sin dal primo episodio nel vivo dell'azione, che riesce anche a spiazzare per alcune sue scelte narrative e suscita curiosità riguardo la protagonista e il suo misterioso passato.
Dal film alla serie, cosa cambia in Hanna
Sono passati diversi anni dal film di Joe Wright, ma la sensazione è che Hanna fosse ancora molto viva nella mente del suo autore David Farr, che ha trovato in questo nuovo adattamento l'opportunità di espandere ulteriormente la storia. Rispetto al film di Wright, la Hanna di Amazon Prime Video è più ancorata alla realtà, più concentrata sullo sviluppo dei personaggi, come era intenzione di Farr sin dall'inizio.
Una serie in otto episodi ha ovviamente più tempo per svilupparli e approfondirli, per dar spazio alle dinamiche tra essi, ma anche per muoversi con disinvoltura tra i generi, alternando thriller politico e psicologico, Coming of Age, dramma familiare e momenti più leggeri. Uno sviluppo diverso voluto da David Farr ma anche dalla regista Sarah Adina Smith: "Vidi il film di Wright al cinema e mi innamorai della protagonista. Lo rispetto come autore, ma non ho riguardato il suo film perché volevo fare qualcosa di diverso, volevo concentrarmi sullo sguardo di Hanna, di qualcuno che guarda il mondo con occhi completamente nuovi."
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La forza di Hanna e dei personaggi della serie
Il fascino e le possibilità del personaggio sono infatti notevoli: una mente brillante, grande osservatrice e capacità fuori dal comune unite alla purezza di qualcuno che non ha ancora conosciuto il mondo e guarda a ogni cosa con curiosità e senso di scoperta. Un personaggio forse meno innovativo oggi, in tempo di #metoo ed esplosione femminista, di quanto potesse esserlo nel 2011, ma ancora con molto da dire. "Abbiamo visto tante Hanna negli ultimi anni" ha infatti spiegato David Farr, "ma noi volevamo fare qualcosa di più complesso." E l'hanno trovato nell'esordiente Esme Creed-Miles, figlia di Samantha Morton ma anche dei nostri tempi, a giudicare dalla sicurezza con cui ci ha spiegato i presupposti del personaggio e una spiccata visione femminista. "Hanna è una donna che ha l'opportunità di ripartire da zero" ha affermato, evitando però il confronto con Saoirse Ronan che l'aveva interpretata su grande schermo: "la ammiro, ma il paragone non ha senso, perché è una storia universale che può essere riraccontata in tanti modi diversi."
Accanto a lei c'è Rhianne Barreto, che interpreta l'amica Sophie, un personaggio che gli spettatori conoscono già nel secondo episodio. "Hanna e Sophie sono molto simili" ha spiegato la giovane attrice, "entrambe seguono il proprio istinto nell'essere chi vogliono." Ma è anche un personaggio che si è divertita molto a interpretare, senza rinunciare all'improvvisazione insieme alla collega di set. "è buffa, divertente, mangia con gusto, è il tipo di personaggio che spesso viene interpretato da uomini." Ed è anche l'amica che Hanna non ha mai avuto, una confidente e qualcuno da cui imparare. Ci sono poi Joel Kinnaman e Mireille Enos, di nuovo insieme su schermo dopo The Killing: se lui dà vita al padre di Hanna, la Enos è l'antagonista della storia. "Ma la scrittura di David ha molti livelli", avverte, "e le cose hanno un'evoluzione molto interessante." È una donna che ha molti segreti che siamo curiosi di approfondire nel corso della stagione.
Dar forma ad Hanna
In quanto regista dei primi due episodi (in tutto sono quattro i registi per le otto puntate della stagione), Sarah Adina-Smith è quella che ha definito il tono e lo stile del racconto. "Sono felice che Amazon ci abbia supportati nel girare in così tanti paesi" ha spiegato, "perché ha ampliato la portata della storia di David." Dalla Germania all'Ungheria, la Slovacchia, il Marocco, la Spagna e la Gran Bretagna, le tante diverse location hanno offerto anche toni e colori diversi, un'ulteriore difficoltà nel gestirne l'equilibrio narrativo e visivo.
"È una serie molto ambiziosa, con uno sforzo produttivo che ha richiesto molte competenze per poter funzionare" ha confermato Farr che ha sottolineato come sia stato inteso per loro come un lungo film e non una serie. Un'ultima nota spetta alla musica: se il film di Wright si avvaleva della colonna sonora dei Chemical Brothers, fin troppo caratterizzante, per la serie si è scelto un approccio diverso, consci di non poter ricalcare quell'esperienza. E il risultato è molto diverso, ma in linea con lo spirito dello show Amazon. Le prime impressioni sono quindi positive, ma ci riserviamo di approfondire la serie il prossimo mese, quando sarà disponibile per la visione nel catalogo Amazon e potremo dar spazio agli altri contenuti raccolti in quel di Berlino.