Lo abbiamo detto, stradetto e ribadito, la commedia romantica al cinema ma soprattutto sulle piattaforme ormai segue regole non scritte che garantiscono un cammino di sicurezza e di parziale riuscita. È risaputo però che il troppo storpia e il risultato può essere il noioso ripetersi di un già visto, all'ennesima potenza. Si potrebbe rispondere che la prevedibilità di una rom-com è un fattore prevedibile, per dirla con un gioco di parole. Giusto, rispondiamo, non importa che al minuto 1 di un film o addirittura dal trailer si capisca già come arriveremo dal punto A al punto B ma che il viaggio sia il più godibile e intenso possibile. Ma quanto è vera questa riflessione alla luce del "forse" invincibile algoritmo di Netflix?
Guida turistica per innamorarsi (qui potete leggere la nostra recensione) vede il ritorno da protagonista della star anni '2000 di Kiss Me, Rachael Leigh Cook ed è l'esempio perfetto per analizzare la situazione e provare a rispondere al quesito sulla presunta sicurezza di successo del meccanismo. La pellicola in oggetto non riesce ad evitare in alcun modo i cliché ma continua ad inciamparci dentro. Sembra quasi che il già chiamato in causa algoritmo, tanto criticato negli ultimi giorni, persino da Nanni Moretti, sia una vera e propria trappola dentro cui sono finiti sia il regista Steven K. Tsuchida sia i produttori, gli attori Joel S. Rice e la stessa Leigh Cook. Trappola per chi di cinema mastica, trappola per i cinefili o spettatori esigenti ma forse invece ghiotta copertina di Linus per chi invece da un film vuole comfort e lieti fine senza sforzi?
Guida turistica per innamorarsi, la trama del film Netflix
Veniamo alla storia: Amanda Riley è un pezzo grosso di una società di viaggi che, con la sua socia Mona (Missi Pyle), sta cercando di acquisire un nuovo tour operator vietnamita dal grande successo. Spinta dall'inaspettata rottura con il suo compagno John (Ben Feldman) che dopo 5 anni ha preferito accettare una proposta di lavoro in Ohio invece che rimanere a Los Angeles e sposarla, Amanda decide di unire l'utile al dilettevole e compiere in incognito il tanto decantato tour in Vietnam per testare le acque prima della compravendita. All'arrivo conosce l'anima del viaggio, Sinh (Scott Ly), guida alla scoperta "vera" del paese e da subito probabile interesse amoroso ed esotico diversivo. Inizia il percorso-visita interattiva a luoghi insoliti, non battuti dai turisti con l'idea, quella della compagnia vietnamita ed ovviamente di Sinh, che bisogna comportarsi da viaggiatori e non da turisti, non "scappare dalla propria vita ma volerla sperimentare". Come recita anche il trailer, non solo si intravede amore tra Sinh e Amanda ma spunta fuori anche l'ex che ci ha ripensato così che anche la componente triangolo amoroso si aggiunga alla lista. Come è stato sottolineato nella recensione del film, se parlassimo di cinema in sala, diremmo che Mangia, prega, ama incontra French Kiss ma nella lingua delle piattaforme, Guida turistica per innamorarsi sta molto di più, ahinoi, dentro la marea di film simili disponibili su Netflix come Un safari per Natale con Kristin Davis oppure Love in the Villa - Innamorarsi a Verona. È dunque proprio quello il centro del problema o dell'appeal.
Il film di Steven K. Tsuchida è esattamente uguale agli altri, verrà quasi sicuramente visto, stravisto, sfruttato e poi abbandonato senza lasciare traccia di sé. A giudicare dalla top 10 dei più visti, la matematica Netflix funziona quasi sempre nel breve periodo, altrimenti il successo di Guida romantica per innamorarsi tra i film e dell'odiatissimo (dalla nostra redazione) Pálpito tra le serie TV non si spiegherebbe. Preso atto di questo funzionamento effettivo ma fragile, a nostro avviso, valutiamo che il compito di un critico cinematografico e di un magazine di cinema è anche guidare lo spettatore (sì, anche quello che nei porti sicuri come una commedia romantica ama rifugiarsi) verso il cliché di qualità, il prevedibile che vale la pena perseguire. Se si cade preda dell'appeal dell'algoritmo bisogna farlo consapevolmente e nei prossimi punti vi aiuteremo, analizzando nel dettaglio alcuni elementi di Guida Turistica per innamorarsi, a scegliere con più cura per le visioni future.
La rappresentazione della donna
Così preso dal mostrare personaggi femminili brillanti sul piano della realizzazione economica, in questo caso con una protagonista impeccabile sul posto di lavoro, guai a mostrare una situazione di disparità in quell'ambito, Guida turistica per innamorarsi incontra più di una falla quando deve delineare il privato di Amanda: esce fuori un profilo di una donna che a più di 40 anni solo apparentemente è serena della sua scelta di concentrarsi sulla carriera e su una relazione stabile ma pragmatica. Alla prima menzione di un anello e di una possibile proposta, eccola a buttare tutto per l'aria e pensare solo a dove andare in viaggio di nozze. Di cliché in cliché poi si avanza nel confronto-innamoramento tra la donna e la bella guida turistica. Sinh è re di mansplaining su come vivere la vita liberi da liste, organizzazione, paure e lei se ne sta lì ad accogliere ogni aforisma-lezione come un'epifania. Assisterete ad odiosi scambi di battute come il seguente: "Ti sottovaluti sempre" le dice Sinh. "È che conosco i miei limiti" risponde Amanda, al che lui controbatte con l'ovvio "allora non ti limitare". Un po' come dire ad una persona con un attacco di panico, di non aver paura o non pensarci. Il bello è che la nostra Amanda su questo scambio continuo con Sinh, ci costruisce un innamoramento. Neanche vogliamo soffermarci sulle altre lezioni contro le rigidità organizzative di Amanda che Sinh impartisce. Avete già capito.
Il viaggio catartico
A non affogare nel mare dell'algoritmo, c'è, fortuna per noi, un paese, il Vietnam, che non sembra del tutto crogiolarsi negli stereotipi, anzi, ci sono approcci e scorci a dei posti e dei modi di vivere che rendono il viaggio del film molto ma molto più sopportabile. Amanda è realmente incantata alla vista dei posti che sta visitando e le usanze che sta acquisendo e se la visione di Guida turistica per innamorarsi si può dire sia servita a qualcosa, sarà sicuramente a far crescere la voglia di andare in Vietnam, mangiare frutti dagli strani odori e scoprire templi nascosti. Nonostante la poca credibilità del percorso interiore di Amanda nel ritrovare se stessa, il film riesce comunque a ricordare il valore e l'utilità del prenderci una pausa da noi stessi, il posto in cui viviamo, la nostra routine o per citare Sinh, la nostra comfort zone.
Dateci almeno la chimica
Le rom-com, specialmente quelle che troviamo sulla piattaforme, non devono necessariamente essere il nuovo Harry, ti presento Sally ma per molti, come abbiamo nostro malgrado verificato, vengono percepite e viste come un guilty pleasure, il film piacevole, che impegna pochissime energie e un'attenzione minima proprio per il conosciutissimo ormai fattore prevedibilità. Cosa fa la differenza? La chimica tra i personaggi, la condizione per cui non diciamo che dovremmo costantemente desiderare di essere nei panni di uno dei protagonisti della storia d'amore ma perlomeno dovremmo poterci credere al coinvolgimento e attrazione tra i due. Amanda e Sinh si piacciono educatamente, si elogiano con gli occhi ma il linguaggio dei loro corpi si astiene, come fosse sconveniente. Dobbiamo attendere di aver raggiunto un'ora esatta di film per vedere finalmente i due almeno guardarsi con desiderio oltre che ammirazione. Constatiamo amaramente che questo attimo è sfuggente e tutto torna alla superficialità. La sceneggiatrice Eirene Tran Donohue non si è neanche voluta scomodare a rendere il personaggio di Sinh un po' più misterioso o per lo meno tutto da scoprire. Il ragazzo è invece un libro aperto, anzi, per facilitare le cose e giustificare il suo inglese perfetto, gli hanno creato la scusa dell'università fatta negli USA. Rachel Leigh Cook, da attrice e produttrice deve impegnarsi di più per farci tornare alle atmosfere nostalgiche e romantiche di Kiss Me.