L'ultima volta che Michelle Dockery è apparsa in tv era avvolta negli abiti preziosi di Lady Mary, nobile ed elegante protagonista di Downton Abbey: tra tè e feste, l'attrice inglese è diventata simbolo di raffinatezza e fascino discreto. Chi la ricorda così rimarrà sconvolto nel vederla in Good Behavior, serie di TNT creata da Blake Crouch e Chad Hodge a partire dall'omonimo romanzo di Molly Keane pubblicato nel 1981, in arrivo in Italia da oggi su TIMVision, in cui interpreta Letty Raines, tossicodipendente, alcolizzata, ladra, appena uscita di galera e che ha perso la custodia dei suoi figli. Rinunciando al suo accento inglese, l'attrice perde ogni freno inibitorio, mostrandosi intenta a vomitare, pulire gabinetti e fare sesso bollente con sconosciuti attraenti. Se potesse vederla, la Contessa Madre di Grantham (Maggie Smith) avrebbe sicuramente un infarto.
Dockery invece ha sicuramente fatto questa scelta proprio per allontanarsi il più possibile dal personaggio che l'ha resa celebre e ci è perfettamente riuscita. Il crime drama la segue con curiosità quasi morbosa, mentre cambia aspetto grazie a parrucche di ogni colore e mentendo a ogni persone che incontra, tra cui un uomo affascinante quanto pericoloso: Javier, serial killer interpretato da Juan Diego Botto, con cui instaura immediatamente un rapporto passionale quanto pericoloso.
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Abbiamo incontrato l'attore argentino a Roma, all'ultimo Fiction Fest, dove ci ha parlato in anteprima della serie, conclusa da poco in America e già rinnovata per una seconda stagione di dieci episodi.
Good Behavior: il lato oscuro di Michelle Dockery
Sul set di Good Behavior tra Juan Diego Botto e Michelle Dockery si è creata una forte complicità: da una parte perché la coppia ha improvvisato molto, dall'altra perché le loro scene li costringono a essere costantemente in stretto contatto fisico. Botto ci ha raccontato un aneddoto interessante: "A inizio riprese, mi sono rotto il braccio e, per i tre mesi successivi, abbiamo dovuto fare finta che fosse perfettamente funzionante. Michelle mi ha aiutato molto: nelle scene in cui sono alla guida, il mio braccio è sul volante ma in realtà è lei a cambiare le marce". Vedere l'attrice inglese trasformarsi in Letty è stato una sorpresa per Botto: "_Avevo molto sentito parlare di lei e ho scoperto un'attrice seria e piena di passione per il suo lavoro".
Nella mente di un serial killer
Botto ci ha rivelato che il suo personaggio, pure essendo un assassino, presenta diversi aspetti affascinanti, una contraddizione che è stato interessante esplorare: "Il tema centrale della serie è l'umanità dei protagonisti: Good Behavior parla di seconde opportunità. Questi due personaggi nella vita reale probabilmente non avrebbero possibilità di redimersi: nessuno darebbe fiducia a un assassino o a una donna drogata, alcolizzata e ladra che ha perso la custodia di suo figlio. La serie invece si prende il suo tempo per far conoscere al pubblico queste persone: sono due individui che non riescono a inserirsi nella società in modo normale, fanno di tutto per isolarsi, mentono e si travestono. Per questo si trovano bene insieme: ognuno comprende i lati peggiori dell'altro".
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Entrare nella mente di un personaggio del genere aiuta a capire qualcosa in più su stessi e sull'animo umano? "Interpretare un personaggio come questo ti mette in contatto con un lato oscuro della tua anima che non conosci o che tieni nascosto" ci ha confessato Botto, continuando: "Ma per fortuna sono trent'anni che esploro me stesso: ormai so tenere a bada le mie ombre". L'attore, che è attivo socialmente sostenendo l'associazione HIJOS, fondata nel 1994, che cerca di portare giustizia ai figli di desaparacidos vittime del regime della Giunta militare guidata da Jorge Rafael Videla, tra cui figura suo padre, lavora da anni su se stesso per capire quello che è successo alla sua famiglia e un ruolo come quello di Javier non può che costringerlo a riflettere: "Tutti gli esseri umani hanno un lato oscuro, bisogna esserne consapevoli, permette di capire meglio la condizione umana ed essere più tolleranti. Dall'altro lato però, anche se possiamo provare a capire le motivazioni degli altri, certe azioni sono difficilmente perdonabili".