Recensione Non è mai troppo tardi (2007)

Inevitabile una certa banalità d'impianto, il film di Reiner ha l'enorme pregio di cercare di parlare, nel mondo della grande produzione degli studios, a un pubblico vastissimo di un tema quasi tabù.

Gli occhi chiusi e il cuore aperto

Inizia con un volo radente sulle montagne innevate, che contrappuntano una voice off che va subito al punto, non nascondendo allo spettatore che, con lievità e accortezza, si parlerà di morte, di sofferenza, di dolore umano e fisico.
Due grandi attori istrioneggiano sullo schermo. Jack Nicholson è un magnate della sanità privata, misantropo, scorbutico, difficile da conquistare perché estremamente sicuro di sé, poiché fonda la propria sicurezza sulla propria montagna di denaro. Morgan Freeman è un meccanico di colore, senza grilli per la testa, con una solida famiglia, dei solidi principi, e con una gran passione per i quiz televisivi.
Unica cosa in comune: la malattia.

Sì, perché Non è mai troppo tardi di Rob Reiner affronta con piglio e verve il tema del disfacimento del corpo, della vecchiaia, del dolore fisico, senza remore, edulcorandolo quel tanto che basta per istaurare un rapporto fiduciario con qualsiasi tipo di pubblico possibile.
Il registro commediale, infatti, non risparmia una prima parte nella quale la scomodità dell'essere malati, dell'avere il destino segnato da un grande male, emerge come certa accettazione di sé, del proprio corpo, della propria condizione.
Tutto ciò non impedisce di certo al film di decollare nella sua parte più prettamente comica, quando i due arzilli vecchietti decidono, dopo aver compilato un apposito elenco (la bucket list del titolo originale per l'appunto), di mettere in pratica tutti i sogni di una vita, di realizzare tutti i desideri più nascosti sfruttando al meglio il tempo rimastogli.

Inevitabile una certa banalità d'impianto, alcune forzature di script, un finale telefonato, e il ruolo omnicomprensivo dei due grandi attori che riempiono lo schermo, appiattendo sulle loro performance una regia che si limita a svolgere il proprio compitino.
Ma Non è mai troppo tardi ha l'enorme pregio di cercare di parlare, nel mondo della grande produzione degli studios, a un pubblico vastissimo di un tema quasi tabù, che solitamente è meglio non trattare, scansare. E lo fa in modo non scontato, mai banale, che restituisce agli occhi di chi lo guarda una possibilità nuova, affatto buonista, di guardare alla vita e, nel suo piccolo, alla commedia contemporanea.