La decima edizione del Far East Film Festival ha registrato un vero e proprio trionfo delle pellicole giapponesi, sia nelle scelte organizzative che per i riscontri sul pubblico: apertura della manifestazione assegnata a Hideo Nakata, anche padrino dell'Horror Day, mini retrospettiva dedicata a Satoshi Miki, evento miikiano con la proiezione di Crows - Episode 0, il tutto coronato dagli Audience Awards che hanno premiato un terzetto tutto nipponico. Ma i riconoscimenti ottenuti da Gachi Boy, Wrestling With A Memory, Adrift in Tokyo e Fine, Totally Fine (comunque il vincitore morale festival, sfortunatamente ostacolato da una proiezione mal piazzata in cartellone) non rappresentano soltanto il risultato di una votazione un po' sgangherata, ma altresì individuano una direzione interessante verso cui stanno confluendo le energie di molti cineasti del Sol Levante alle spalle dell'industria mainstream.
Due le constatazioni più interessanti suggerite dalla vetrina udinese: la prima è che il pubblico premia inequivocabilmente la commedia, e non ci riferiamo solo alle platee del Teatro Nuovo. Come evidenziano i dati elencati nel catalogo 2008 della kermesse dal sempre puntuale Mark Shilling, la medesima necessità di lasciare sgombre le sale che proponevano polpettoni strappalacrime ha coinvolto anche i botteghini giapponesi nell'anno passato, un 2007 i cui incassi mostrano un calo rispetto la fortunatissima stagione precedente ma più per quel che concerne i blockbuster direttamente schierati contro gli antagonisti hollywoodiani. E mentre la Toho troneggia nel circuito distributivo e le altre major arrancano sotto la sua ombra è al panorama indipendente che risulta preferibile rivolgersi per individuare una nuova linfa della cinematografia giapponese. E qui veniamo al secondo punto: se da una parte è innegabile che il tramonto di questo decennio pare non godere di una new wave particolarmente distinguibile, e dall'altra la grossa distribuzione è troppo occupata ad appuntare cifre e diagrammi, nuove generazioni di cineasti cominciano a sgomitare - e al Far East devono essersene accorti!
Nakata (L Change The World e Kaidan) quindi, aspettiamo si rimetta dopo l'esperienza negli States e a Takashi Miike (anche il suo film figura nella lista dei preferiti dal pubblico di Udine) lasciamo godersi il grande successo in patria. Etichetta di "tranquillamente dimenticabile" al thriller The Glorious Team Batista, altra macchina da soldi di casa Toho, opera dal soggetto più che interessante ma caratterizzata da pochi veri guizzi e che finisce col risultare pedante nella struttura e nelle dinamiche didascaliche da puntata da serie tv investigativa fin troppo allungata, oltre che paradossale nell'epilogo. Anche Always: Sunset on Third Street 2 rientra nel catalogo dei mega-incassi 2007 e quasi nulla di più offre oltre al suo valore commerciale, il film è una copia carbone del lavoro di cui è il seguito e la regia di Takashi Yamazaki non osa modificare nemmeno una nota alla già collaudata ricostruzione romantica della Tokyo post-bellica. Guardare verso orizzonti più freschi è quasi una necessità quindi, e pur apprezzando il genio di Ryuchi Hiroki e la straordinaria delicatezza narrativa del suo Your Friends è nelle tre commedie che hanno conquistato il pubblico del festival, e al buon Funuke Show Some Love, You Losers, che si riconosce il maggior e più interessante movimento di idee: un focolaio del giovane cinema nipponico - a cui andrebbero aggiunti i nomi di alcuni grandi del panorama indie come Koreeda, Kurosawa e la Kawase - che è auspicabile veder sempre più nutrito di talenti.