Gilmore Girls: perché dopo 25 anni è ancora il perfetto comfort show

Una mamma per amica debuttava in TV il 5 ottobre 2000, trasportandoci nell'incanto di Stars Hollow: qualche riflessione sul perché la storia di Lorelai e Rory Gilmore sia ancora così amata da diverse generazioni di fan.

Una mamma per amica: un'immagine delle protagoniste

La melodia inconfondibile di There She Goes, storico cavallo di battaglia dei La's (sul serio: quante canzoni pop sono altrettanto meravigliosamente senza tempo?), e la macchina da presa che segue una giovane donna mentre percorre una strada di Stars Hollow, fino all'ingresso del Luke's Diner, la tavola calda dove ad attenderla c'è il miglior caffè del Connecticut. Con questa scena, il 5 ottobre di venticinque anni fa, il pubblico americano faceva il suo primo incontro con Lorelai Gilmore e sua figlia Rory, la coppia di protagoniste di Gilmore Girls: la rete originale era la WB Television Network, un canale appartenente alla Warner Bros e salito alla ribalta fra il 1997 e il 1998 grazie a Buffy l'ammazzavampiri e Dawson's Creek, due serie rivolte essenzialmente a un target di adolescenti. Mirando a questo target la WB avrebbe messo in cantiere altri titoli afferenti al campo dei teen drama, tra cui Felicity, Popular e, appunto, Una mamma per amica.

Gilmore Girls
Lauren Graham nel pilot della serie

All'origine del più celebrato coming of age televisivo del nuovo millennio c'è la penna sopraffina di Amy Sherman-Palladino, giovane sceneggiatrice e regista losangelina, in collaborazione con il marito Daniel Palladino, suo partner nella scrittura e nella produzione della serie. Gilmore Girls, approdato sulla TV italiana dal 2002 e ribattezzato Una mamma per amica, rientrava per più versi nella linea editoriale della WB, ma con delle importanti distinzioni: se serie come Dawson's Creek e il successivo One Three Hill, al pari di The O.C. (grande rivale in onda sulla Fox), esercitavano il loro appeal in maniera quasi esclusiva su un pubblico di teenager, facendo leva su molti cliché del filone di appartenenza, il "romanzo familiare" firmato da Amy Sherman-Palladino avrebbe conquistato l'attenzione e l'affetto di più di una generazione: sia fra gli spettatori della prima ora, giovanissimi o già adulti, sia fra coloro che negli anni a venire si sono lasciati ammaliare dall'incanto autunnale di Stars Hollow.

Lorelai e Rory: un rapporto madre/figlia fra complicità e ironia

Rory And Dean Gilmore Girls Season Two
Un'immagine di Alexis Bledel e Jared Padalecki

Cosa ha permesso a Gilmore Girls di diventare il comfort show per antonomasia della nostra epoca? Parte del merito è da attribuire senz'altro alla sua inclusione nel catalogo di Netflix, che ha favorito il passaparola e ha portato il colosso dello streaming a produrre, nel 2016, la miniserie sequel Una mamma per amica - Di nuovo insieme (in originale A Year in the Life). Ma il nucleo della popolarità inossidabile di Gilmore Girls, capace di unire l'effetto-nostalgia dei fan di lunga data alla curiosità dei teenager odierni, va ricondotto alla formula pressoché unica di questa serie: l'equilibrio impeccabile nello sviluppo dei percorsi di due protagoniste, Lorelai e Rory, in fasi ben distinte delle proprie vite; un world building, il bizzarro idillio di un'immaginaria cittadina della provincia del Connecticut, realizzato con un'impressionante cura dei dettagli; e un approccio, nella narrazione e nei dialoghi, che si sarebbe imposto come uno strepitoso "marchio di fabbrica" dei coniugi Palladino.

Gilmore Girls Trio
Un'immagine di Alexis Bledel, Kelly Bishop e Lauren Graham

In termini tecnici, Gilmore Girls può essere definito una serie character-driven: il cuore pulsante di ogni episodio è costituito dai personaggi, dai loro stati d'animo e dal modo in cui si confrontano con la propria realtà quotidiana. E in questo senso, Lorelai e Rory sono due protagoniste affini, legate da una complicità straordinaria e accomunate da una folgorante ironia, ma al tempo stesso anche complementari. Lorelai, interpretata con verve irresistibile da Lauren Graham, è brillante, spigliata, sprigiona un immediato carisma e, all'occorrenza, sa puntare i piedi e sfoderare la sua caparbietà; Rory, ruolo d'esordio per la diciottenne di origini argentine Alexis Bledel, è caratterizzata dalla grande passione per lo studio e la lettura e dalle insicurezze tipiche della sua età, per quanto non manchi di farsi valere, quando ne ha bisogno, con una determinazione analoga a quella della madre.

Una mamma per amica: i momenti cult delle Gilmore Girls Una mamma per amica: i momenti cult delle Gilmore Girls

La vita di tutti i giorni in un "piccolo angolo di mondo"

Luke Lorelai
Un'immagine di Scott Patterson e Lauren Graham

Molti teen drama dell'epoca erano imperniati su avvenimenti in qualche modo eccezionali e su situazioni portate all'estremo, in una sorta di rivisitazione dei modelli della soap opera secondo l'immaginario adolescenziale. Gilmore Girls si pone all'opposto, in quanto gli eventi descritti non potrebbero essere più ordinari: il complicato rapporto di Lorelai con i suoi genitori, Richard ed Emily Gilmore (Edward Herrmann e Kelly Bishop), leitmotiv di tutte le sette stagioni, la sua tenera amicizia con il Luke Danes di Scott Patterson, ristoratore burbero ma dal cuore d'oro, e i problemi finanziari di una giovane madre single; per Rory si tratta delle difficoltà di integrazione nella sua nuova scuola, la Chilton, inclusi i contrasti con la nemica-amica Paris Geller (Liza Weil), e il suo primo amore per il coetaneo Dean Forester (Jared Padalecki), incrinato nella seconda stagione dall'arrivo a Stars Hollow di Jess Mariano (Milo Ventimiglia).

Gilmore Girls 2
Milo Ventimiglia e Alexis Bledel in una scena

Il plot di Una mamma per amica non prevede "salti dello squalo", ma neppure svolte romanzesche né colpi di scena propriamente detti. È la nostra connessione con i personaggi a rendere le storie di Lorelai, Rory e dei loro comprimari così speciali e coinvolgenti, nonché a favorire il senso di identificazione del pubblico e, di conseguenza, il desiderio di tornare a rifugiarci nell'atmosfera di Stars Hollow: quel "piccolo angolo di mondo" evocato dal ritornello di My Little Corner of the World, canzone che chiude sia l'episodio pilota, sia - nella versione degli Yo La Tengo - la prima stagione (mentre la sigla è affidata alla trascinante Where You Lead di Carole King). Ed è quel minuscolo, grazioso universo collocato nella pittoresca cornice del Connecticut, con 'estensioni' quali la villa di Richard ed Emily a Hartford (teatro delle immancabili cene del venerdì sera) e, dalla quarta stagione in poi, l'Università di Yale, l'altro ingrediente fondamentale del successo di Gilmore Girls.

Perché continuiamo a tornare a Stars Hollow

Rorys Birthday Parties
Un'immagine dell'episodio Due feste di compleanno

La natura di comfort show della serie di Amy Sherman-Palladino non è dovuta solo al fascino intrinseco di Stars Hollow e alla simpatia un po' buffonesca dei suoi abitanti, ma soprattutto alla specificità del microcosmo in cui si svolgono le giornate di Lorelai e Rory: un microcosmo talvolta sopra le righe (basti pensare alle frizzanti assemblee cittadine presiedute dall'istrionico Taylor Doose), ma sempre perfettamente definito e credibile nei suoi singoli elementi, in quella ciclica routine volta a rendere davvero immersiva la visione di Gilmore Girls. Perché è una routine che, tutto sommato, non si allontana troppo dall'esperienza di noi spettatori, e che nel modo in cui viene messa in scena garantisce la forza emotiva di quello slice of life alla base dell'intera narrazione: che si tratti di un canonico triangolo amoroso fra Rory, Dean e Jess o dei progressivi tentativi di riconciliazione fra Lorelai ed Emily, ma anche del banalissimo stress per un compito in classe.

Gilmore Girls
Un'immagine di Lauren Graham e Alexis Bledel

È questa alchimia, apparentemente semplice nella sua formula, eppure quasi miracolosa negli effetti, ad aver reso Gilmore Girls una serie come nessun'altra, e a permetterle di conservare un posto privilegiato nella memoria e nel cuore degli spettatori. Si tratta dell'appassionante complessità di una relazione madre/figlia dipinta fra alti e bassi; dei proverbiali scambi di battute intrisi di citazioni e pronunciati con il ritmo infallibile di una screwball comedy (li ritroveremo, sempre a opera di Sherman-Palladino, ne La fantastica signora Maisel); ma pure dell'autenticità di quei rapporti e del bagaglio sentimentale che si portano dietro. E così perfino la partecipazione dei nonni alla festa di compleanno di Rory, senza bisogno che accada nulla di particolare, può trasformarsi in un momento di silenziosa, profonda commozione. Un esempio, uno fra tanti, della magia di una serie che da venticinque anni, a ogni visione, continua a raccontarci qualcosa di noi stessi.