Ghostbusters - Acchiappafantasmi è stato il film con cui chi scrive è cresciuto, un po' come è capitato a tanti che hanno vissuto in prima persona la generazione di cult come I Goonies e Ritorno al futuro, un periodo d'oro per questo tipo di cinema. Naturale che, dopo la parziale delusione di Ghostbusters II, fosse anche uno dei franchise di cui un ulteriore capitolo era più che auspicabile, da noi del pubblico e dagli stessi addetti ai lavori coinvolti nei primi capitoli: non è un mistero che Dan Aykroyd abbia inseguito a lungo il sogno di un terzo capitolo, più volte discusso, quasi annunciato e poi smentito, per una gestazione ben più che travagliata.
Un sogno infranto definitivamente alla morte di Harold Ramis, accompagnata dal netto e definitivo rifiuto di Bill Murray di prendere parte ad un progetto che ormai sembrava volere solo Aykroyd. Con la squadra originale di fatto mutilata, due anni fa la Sony ha preso in mano la situazione affidando il compito di portare avanti la saga ectoplasmatica ad un nuovo regista, una mente fresca ed adatta alla commedia, capace di dare nuova linfa ad una produzione da troppo tempo prigioniera di un limbo da cui era impossibile uscire.
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Questo reboot non s'ha da fare
Con questi presupposti, ovvero con solo mezzo team originale ancora a disposizione ed un franchise glorioso ma fermo da troppo tempo, a Feig è sembrato più sensato ripartire da zero, come se quei due film non fossero esistiti a livello narrativo, prendere quell'idea forte di un gruppo di emarginati che combattevano fantasmi con la tecnologia e svilupparla su nuovi personaggi senza nemmeno mettere in scena il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo. Un reboot, insomma. Valutando, con un eccesso di ottimismo, che un'operazione del genere potesse citare e omaggiare il culto dell'originale restandone rispettosamente separata.
Si dice che le strade per l'inferno sono lastricate di buone intenzioni e proprio un inferno è diventata la lavorazione del reboot di Ghostbusters, osteggiata fin dal principio, ma ulteriormente attaccata, e ingiustificatamente odiata, quando si è aggiunta onta su onta, scegliendo non solo di chiamare in causa un classico considerato sacro da molti, ma di farlo con un cast tutto al femminile. Un astio folle e insensato, che ha coinvolto le attrici a livello anche personale, che ha generato una vera e propria campagna d'odio al punto da rendere il trailer del film il più odiato di sempre su youtube. Un'avversione che non ha riguardato solo gruppi organizzati di fan, ma si è allargata fino allo spettatore comune, come è stato chiaro anche a noi attraverso le reazioni ad ogni condivisione sull'argomento sulla nostra pagina Facebook.
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Com'è il reboot di Ghostbusters?
Ma proviamo per un attimo a dimenticare tutto ciò e guardiamo, finalmente, al film, e proviamo a farlo senza che la mente torni continuamente ed ossessivamente a Peter Venkman e compagni, senza considerare ogni sequenza come un atto di lesa maestà. È uno sforzo grande anche per noi, ve lo assicuriamo, ma ci sembra doveroso usare questo approccio perché un reboot va giudicato anche nella sua capacità di reggersi sulle proprie gambe, di parlare direttamente al suo pubblico e di generare, eventualmente, un proprio franchise indipendente ed autonomo. Allora va detto che il film in sé e per sé funziona, che Ghostbusters è una commedia divertente e moderna, briosa, ben confezionata seppur chiassosa, che riesce a coniugare lo spunto soprannaturale con l'umorismo, scegliendo di dare maggior enfasi a quest'ultimo, di sottolineare maggiormente, nella definizione di commedia soprannaturale, il primo termine. Non che manchi l'anima fantastica, anzi è forse più approfondita e dettagliata rispetto al passato, ma lo spirito, il tono e il fine finale sono da rivolti al divertimento.
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Ghostbusters Assemble
Se il nuovo Ghostbusters ha un'anima da commedia molto marcata dipende certo dal suo regista e co-sceneggiatore, ma è anche grazie alle quattro interpreti protagoniste, tutte comediènne note e affermate, forse più popolari e di primo piano in USA che qui da noi, fatta eccezione per Melissa McCarthy che in tanti hanno amato per i suoi ruoli televisivi, a partire dalla Sookie di Una mamma per amica, e per commedie degli ultimi anni come Le amiche della sposa e Spy, entrambe al servizio dello stesso Feig. E il tipo di umorismo del nuovo film è in linea con questi ultimi due esempi: più eccessivo e caricato del film originale, più fisico e diretto, che risulta forse più adatto al pubblico di questi ultimi anni, pur lasciandosi andare, purtroppo, a qualche eccesso e caduta di stile di troppo. Un approccio in cui si incastra bene il rapporto tra le due protagoniste Abby ed Erin, amiche di vecchia data che col tempo hanno preso strade diverse: Abby ha continuato a credere ossessivamente nel soprannaturale, Erin si è stancata di non essere presa sul serio ed ha intrapreso una carriera scientifica seria.
Se però le colleghe della Abby Yates di Melissa McCarthy e della Erin Gilbert di Kristen Wiig sono meno note nel nostro paese, non meno efficace è il loro apporto al film: sia la Patty Tolan di Leslie Jones che la Jillian Holtzmann di Kate McKinnon si integrano alla perfezione nel gruppo e nello spirito del film di Feig, rendendo il cast nel suo complesso il punto di forza e vero motore della pellicola. In particolare la McKinnon è una forza della natura che catalizza l'attenzione con la sua travolgente comicità, senza rubare la scena alle colleghe, ma piuttosto rendendo spumeggiante la verve comica delle sequenze. Una composizione del cast in linea con l'operazione di base del reboot, non è del tutto estranea a quella fatta nell'84, se si pensa all'esperienza da Saturday Night Live e televisione americana anche del cast originale.
Menzione speciale, però, anche per il maschietto del gruppo, un Chris Hemsworth capace di prendersi gioco di sé stesso con incredibile autoironia, fungendo da eccessiva ed estrema parodia della stereotipizzata segretaria svampita.
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Il doveroso omaggio
Personaggi nuovi, quindi, in un mondo che non ha ancora una consolidata storia soprannaturale: per capirci, l'operazione non è simile a quella di un Jurassic World, che pur rilanciando la saga lo faceva nello stesso mondo in cui il vecchio Jurassic Park era esistito. No, quello del reboot di Ghostbusters è un mondo tutto nuovo, in cui i riferimenti più o meno palesi al film dell'84 non vanno oltre le doverose citazioni, a partire dal logo e dalla sequenza in cui ne conosciamo con emozione la nuova genesi, alla nuova versione della Ecto-1, dalla strizzata d'occhio alla caserma dei pompieri alla creazione ed evoluzione dello zaino protonico. Rispetto al passato, il film di Feig indugia maggiormente sulla nascita ed evoluzione tecnologica delle acchiappafantasmi, cercando di approfondire quel mondo che omaggia ed arricchisce di dettagli e riferimenti, non per ultimi i camei di gran parte del cast originale, da Bill Murray nei panni di uno scettico a Dan Aykroyd, Ernie Hudson e Sigourney Weaver. E Slimer, ovviamente!
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Il ruolo nel franchise
In conclusione, dobbiamo però tornare su un aspetto: questo è il reboot di Ghostbuster. Non dobbiamo, non possiamo e non vogliamo dimenticarlo. E allora è ovvio che il giudizio deve tenerne conto, e non per la prevenuta avversità che ha incontrato il film in tutto il suo cammino, ma perché fa di fatto parte di una saga e il contesto va considerato. Non si tratta di pregiudizio, ma di consapevolezza. Va allora detto che pur trovandoci al cospetto di una più che dignitosa commedia, ben interpretata e capace di strappare la sua considerevole dose di risate, manca quella forza dirompente, quella capacità di segnare una generazione, di creare un culto, e probabilmente persino di alimentare quello già esistente. Questo al netto di eventuali seguiti, che ovviamente dipenderanno dal riscontro in sala e dalla risposta di un pubblico fin qui non esattamente ben disposto.
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Insomma ci siamo lasciati divertire dalle peripezie delle vulcaniche interpreti di questo reboot, ma l'immagine evocata dalla parola Ghostbusters nella nostra mente sarà sempre quella che segue.
Movieplayer.it
3.5/5