A vedere la Ecto-1 parcheggiata fuori la Casa del Cinema di Roma, verrebbe quasi da pensare che il regista del reboot, Paul Feig, sia arrivato con quella all'incontro con i giornalisti. Sarebbe stato un gesto importante per ingraziarsi quanti hanno accolto con eccessivo astio la notizia del reboot di Ghostbusters, un gesto di pace per chiudere una campagna d'odio che ha travolto il progetto sin dalle prime fasi, dall'annuncio alle prime voci sull'assenza del cast originale, fino ad esplodere letteralmente, sfociando in una ingiustificata misoginia, quando si è saputo che si sarebbe trattato di un reboot al femminile con protagonista quattro figure di primo piano della commedia americana, da Melissa McCarthy a Kristen Wiig, Leslie Jones e Kate McKinnon.
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Ciononostante, il film dal trailer più odiato di youtube approderà nelle nostre sale il prossimo 28 Luglio, ma la stampa ha potuto giocare di anticipo: del film in sé potremo parlarvi solo a tempo debito, intanto vi raccontiamo l'incontro con un uomo brillante, piacevole, intelligente, che ha saputo illustrare con chiarezza e determinazione le scelte sue e della produzione, il casting e i cameo dei vecchi protagonisti, senza tirarsi indietro nel trattare proprio il tema delicato della discriminazione o quello al quale tanti sono sensibili dell'opportunità di mettere mano a un classico per attualizzarlo a favore di un pubblico contemporaneo.
Nascita di un reboot
Come si è arrivati a fare questo film dopo che Dan Aykroyd ha tentato per anni di fare un sequel?
Dan è sempre stato un mio eroe comico e sapevo che aveva l'intenzione di fare un terzo film, ma il progetto non riusciva a decollare, anche perché Bill non voleva farne parte. Quando Ivan Reitman mi ha chiamato proponendomi di dirigere questo progetto con Dan produttore esecutivo ne sono stato felicissimo. Ho continuato a tenermi in contatto con lui, ci ha aiutati con i testi e il linguaggio tecnico, così importante anche nel film originale, e devo dire che è stato un sostegno continuo per tutta la lavorazione. Ha anche partecipato ad alcune proiezioni di prova per vedere come funzionava ed è stato un validissimo aiuto. Non lo ringrazierò mai abbastanza.
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Ci parla del suo coinvolgimento nel progetto? Come è iniziato tutto?
Ivan Reitman mi ha chiamato mentre lavoravo a Spy a Budapest e voleva che facessi questo film. Ne sono stato orgoglioso, perché sono un fan del suo lavoro ed ovviamente dell'originale, ma ne sono stato anche preoccupato, perché non avrei saputo come farlo. Mi piaceva lo script, ma non mi sembrava adatto a me, quindi ho rifiutato. Una volta tornato in USA, Amy Pascal mi ha invitato a pranzo alla Sony e mi ha detto "non capisco perché nessuno vuole fare questo film" e le ho risposto "perché è pericoloso, è un film molto, molto famoso, è un film che ha segnato la storia!". Allora lei mi ha fatto notare che è un'idea grandiosa, che poteva dar vita ad un grande franchise, e allora ho riflettuto sulle potenzialità, un'idea fantastica per la commedia, con persone divertenti che usano tecnologia per combattere il paranormale. Mi sono detto che se potevo farla nel modo che mi sembrava giusto, l'avrei fatto insieme a queste donne divertentissime con cui ho avuto la fortuna di lavorare. L'avrei fatto come un reboot, ripartendo da zero, sperando di non dovermi confrontare direttamente con il cult originale. Ho spiegato ad Amy la mia idea e l'ha apprezzata.
Questi reboot possono aiutare le nuove generazioni a conoscere i cult delle vecchie?
Penso di sì. Perché libera la nuova generazione dal dover avere una conoscenza intima di quello che è stato prima. Non è necessariamente una cosa negativa, per Star Wars va benissimo, ma nel nostro caso esistevano solo due Ghostbusters, uno amatissimo, un altro che ha diviso molto gli spettatori. Dover essere così legati a quei due film, trent'anni dopo, avrebbe richiesto troppo al pubblico. In più io penso che sia l'idea ad essere grandiosa, e che quel cast originale lo fosse altrettanto, ma Bill non voleva partecipare a un sequel, Harold non c'è più, quindi saremmo rimasti solo con Dan ed Ernie, con metà della squadra originale che avrebbe dovuto passare il testimone ad una nuova generazione. Non mi sembrava abbastanza interessante, non quanto vedere una nuova generazione vivere le stesse esperienze che abbiamo vissuto noi trentadue anni fa nel conoscere quei personaggi, restando stupiti da quel mondo. Ho la sensazione che chi è contrario a questo tipo di operazione tenga fuori una parte importante dell'equazione: vale a dire consentire alle nuove generazioni di vivere lo stesso entusiasmo che hanno vissuto loro. Se poi il risultato sia buono, non lo so, non sta a me dirlo, ma questa è la motivazione che mi ha spinto a farlo in questo modo. Il Time ha scritto una cosa molto interessante, che i film dovrebbero essere considerati come canzoni, di cui puoi fare una cover con uno spirito nuovo, una interpretazione nuova, senza che l'originale ne venga intaccato. Ho sempre trovato più rispettoso nei confronti del film originale di tenerlo separato dal mio film... ma non ha funzionato!
Giù le mani da Ghostbusters
Il trailer è stato accolto molto male su Youtube. Come spiega l'accoglienza del film?
C'è stata una campagna organizzata da un gruppo di persone che non volevano che questo film fosse fatto, per enfatizzare quei numeri. Questo non vuol dire che non ci siano persone che genuinamente non hanno amato il trailer, ma per arrivare a quei numeri so per certo che ci sono stati voti multipli con falsi account. Però capisco che il primo trailer è stato il primo sguardo a qualcosa di ancora ignoto, quando non avevamo ancora molti effetti speciali pronti, la prima occasione per abituarsi all'idea che questo film esistesse, così diverso da quello a cui erano abituati. Ma l'abbiamo mostrato anche in sala avendo riscontri positivi e in generale l'accoglienza del pubblico nei cinema è stata molto buona. Quindi tendo a guardare il bicchiere mezzo pieno.
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La sensazione è che gli attacchi al film non fossero perché intaccava il ricordo dell'icona, ma per una sorta di malcelata misoginia, tanto che al cast sono stati fatti anche attacchi personali.
È una riflessione validissima. Mi metto spesso nei guai, perché sostengo che in molti casi si tratta di misoginia, ne sono certo. Ci sono ovviamente quelli che sono preoccupati del fatto che andiamo a toccare un classico, e lo capisco, così come capisco quelli che non apprezzano che facciamo un reboot piuttosto che un sequel. Ma il livello di attacchi che abbiamo subito rispetto ad altri reboot o remake è incredibile. Una lamentele legittima è stata ripresa da quelli che hanno un'intenzione celata ed è stata sfruttata come bandiera. La prima ondata d'odio, all'annuncio del reboot al femminile, è stata totale misoginia, ma con questo non voglio dire che chiunque muova una critica al film sia automaticamente un misogino, ma che comunque c'è un tipo di attacco al vetriolo contro questo film che non si è mai riscontrato prima. Non voglio nemmeno che si pensi che io voglia tacciare chiunque non sia d'accordo come una cattiva persona, ma il livello di misoginia sotterraneo è molto più di quello che si vorrebbe lasciar apparire. Abbiamo fatto questo film con un solo scopo: fare qualcosa che potesse divertire le persone. E non posso credere che abbia assunto questo livello di valenza politica, lo trovo deprimente. Molti detrattori dicono che è un modo per far soldi, ma ogni film fatto da uno studio ha lo scopo di guadagnare dei soldi, ma poi ci sono i filmaker che cercano di ottenere questo risultato facendo qualcosa che possa divertire e coinvolgere il pubblico.
La scelta al femminile
In che modo la battaglia delle donne sulla parità ha influenzato la sua decisione di un cast al femminile?
È qualcosa che ho sempre voluto fare, per tutta la vita, per tutta la carriera. Ho fatto Le amiche della sposa, ed è stata la mia prima occasione per fare una commedia tutta al femminile, ed è stato abbastanza di successo da far discutere sulle potenzialità di questo genere dal punto di vista commerciale. Ad Hollywood si è creata questa assurda situazione che non permette di dare ruoli da protagonisti alle donne, perché gli spettatori uomini non lo andrebbero a vedere, ma le protagoniste donne non funzionano al botteghino perché a loro affidano ruoli terribili, o sono al servizio di commedie romantiche che hanno un target ben specifico. Va apprezzato il coraggio di Sony di permettermi di mettere quattro protagoniste donne in un film importante e costoso come questo, una scelta che dobbiamo ad Amy Pascal che dirigeva lo studio quando il progetto è partito, ma che è stata sostenuta da chi l'ha seguita che non ha tagliato il budget iniziale.
Lei è il portabandiera della commedia al femminile. Cosa l'attira nel lavorare con le donne?
Adoro lavorare con donne divertenti, anche perché penso che ce ne siano tantissime che non hanno avuto l'opportunità di mettersi in mostra. In genere le donne vengono un po' messe al servizio degli uomini ed anche nelle commedie non viene consentito loro di essere divertenti. Il ruolo delle donne nelle commedie al maschile è spesso di essere persone cattive, eccessive, pesanti, invece conosco tante donne che sanno divertire e mi piace lavorare con loro. Voglio dimostrare che una commedia al femminile può essere una commedia per tutti e non solo per donne. Vorrei che un uomo, vedendo un poster di un film del genere non pensi che sia solo per donne, ma per tutti. Le persone divertenti lo sono a prescindere, indipendentemente dal sesso. Tra l'altro mi piace il tipo di umorismo femminile, a volte le commedie al maschile tendono ad essere più aggressive, non che non vada bene, ma non è quello che mi piace fare.
Oggi ci sono tante eroine donne, non si rischia di finire nel clichè?
Non penso che ci sia pericolo di avere all'improvviso troppe eroine nei film [ride]. Se guardiamo ad Hollywood, il quantitativo di ruoli da protagonista di qualità per le donne in confronto a quelli per gli uomini è immensamente inferiore. Non ne sono affatto preoccupato, anzi spero che ci siano così tanti bei ruoli femminili da arrivare ad una situazione di uguaglianza senza doverci più far caso, in modo da poter mettere la persona giusta nel ruolo giusto senza considerare il suo genere.
(Ri)fare Ghostbusters
Quanto dei caratteri delle quattro protagoniste era definito in sceneggiatura e quanto è stato influenzato dalle interpreti?
Prima di scegliere le protagoniste, io e Katie abbiamo lavorato allo script senza nessuno di particolare in mente, semplicemente definendo le diverse personalità che avrebbero definito la storia. Scrivendo però alcune persone ti entrano in testa e conoscevo bene Melissa perché avevo lavorato con lei in precedenza, ma inizialmente l'avevamo prevista per il ruolo di Leslie Jones. Però alla lunga mi è piaciuta l'idea di renderla il leader di questo gruppo, mentre Leslie ha una vena comica così spiccata che la rendeva perfetta per quel ruolo. Una volta definito il cast, abbiamo modificato un po' le caratteristiche delle quattro protagoniste, adattandole al loro modo di essere ed a quello che loro volevano enfatizzare, perché volevo che fossero al loro meglio. Quindi alla fine è stato un mix tra idee iniziali e influenza delle attrici.
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Il film sembra concentrarsi molto su dei personaggi nerd, più che sul concetto di Acchiappafantasmi, è questo aspetto che l'affascinava?
Il tipo di storie a cui mi sento più vicino è quello che racconta di outsider, di persone che vengono sminuite da quelli che le circondano. Ed è quello che ho sempre visto anche nel Ghostbusters originale: restavano degli emarginati fuori di testa anche se finivano per salvare New York. Mi piaceva anche l'idea di un'amicizia tra una persona che credeva ed ha continuato a credere sempre con un'altra che invece, pur avendo visto un fantama, si è stancata di essere considerata pazza, e sceglie di cercare una forma di riconoscimento nel mondo. Questo è quello che volevo raccontare, ma alla fine avevamo un film di tre ore e mezza, che ovviamente non è proponibile in sala, quindi abbiamo dovuto tagliare tanto, cercando di raccontare la storia delle Ghostbusters senza rinunciare agli aspetti più divertenti. Alla fine è quello che volevo fare: un film divertente!
Come avete scelto i tratti distintivi del Ghostbusters originale da inserire nella sceneggiatura?
Katie ed io siamo grandissimi fan del film originale e ci siamo detti "cosa ci dispiacerebbe che non ci fosse in questo reboot?" Ed è stato molto semplice: la Ecto-1, lo zaino protonico, lo slime, il logo, la canzone, Slimer... ne abbiamo fatto una lista e poi ci siamo chiesti come inserirli in modo da strizzare l'occhio ai fan di vecchia data ed allo stesso tempo fornire una origin story per alcuni di questi dettagli a favore della nuova generazione. Ci siamo divertiti a pensare "vediamo da dove proviene il logo!" ed è venuta fuori l'idea del graffito, o la Ecto-1 con lo spunto di farla appartenere allo zio di Patty, o ancora lo zaino, facendo vedere come l'hanno sviluppato dal primo gigante che devono trascinare in giro a come Holtzman impara ogni volta come migliorarlo. È il modo che ci è sembrato adatto a divertirci insieme alla vecchia generazione ed allo stesso tempo presentare la storia alla nuova.
Il terrorismo è il nuovo fantasma con cui combattere?
Mi affascina la scienza e mi affascinava anche l'idea che un uomo solo con intenzioni sbagliate potesse usarla per creare in qualche modo attività paranormali, che un solitario con ingenuità e cattiveria potesse creare tutto quel macello. Lo trovavo più spaventoso di divinità che mandano qualcosa sulla Terra, è un altro punto di vista che ho voluto aggiungere al film.
[Attenzione, Spoiler!] Nella scena post-credits c'è un riferimento al nome Zuul, che può essere molto significativa visto che è il Guardia di Porta, fa pensare a qualcosa che è stato aperto. Non sembra una scelta casuale...
No, è molto intenzionale, in realtà. Voleva essere un riferimento molto forte al primo film... e chissà cosa succederà in futuro!
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L'omaggio al cult dell'84
Il film è dedicato ad Harold Ramis che non c'è più ed appaiono tutti i protagonisti del primo film tranne Rick Moranis. C'è un motivo?
No, gli avevamo chiesto di partecipare e avevamo un cameo anche per Rick, ma è l'unico che ha deciso di non prendere parte al reboot. Mi è dispiaciuto molto, perché sono un suo fan. Abbiamo voluto dedicare il film ad Harold, ma nel film c'è anche il figlio, lo vedete al concerto rock che batte il cinque al cattivo. E se guardate con molta attenzione, davanti alla caserma dei pompieri c'è in un angolo una donna con un bambino: ecco, quella è la figlia di Harold con suo nipote. Sono stati molto coinvolti, anche la vedova di Harold ci ha sostenuti molto. Io stesso lo conoscevo e ho cercato di rendergli omaggio più che potevo, e penso che la sua presenza sarebbe stata preziosissima per questo film.
Ci racconta anche dei cameo di Bill Murray e Sigourney Weaver?
È stata Katie Dippold, che ha scritto la sceneggiatura con me, a pensare che potesse essere un'idea carina che fosse Bill ad interpretare lo scettico. Sapevamo che non voleva partecipare al film, ma abbiamo pensato che potesse essere un ruolo che gli potesse interessare interpretare. E infatti quando l'ha letto l'ha amato molto, ma non abbiamo avuto la certezza che lo facesse fino a due giorni prima di girare la scena, perché Bill è fatto così. Ma anche da lui abbiamo avuto molto supporto a tutto il progetto fin dall'inizio e ricordo che apprezzò molto l'idea del cast al femminile non appena fu annunciata la notizia, ancora prima di conoscere chi sarebbero state le attrici. Fu anzi lui a suggerire di scritturare Melissa e Kristen. Sigourney ha sempre voluto farne parte e avevamo un cameo diverso per lei all'inizio, ma non ci sembrava abbastanza incisivo. È stato abbastanza tardi nel corso della produzione che ci è venuta l'idea di renderla il mentore di Holtzman (ndr: il personaggio della McKinnon) e lei è stata entusiasta. In realtà avrebbe voluto farla con un accento tedesco, ma non gliel'ho permesso! Comunque abbiamo avuto il supporto di tutto il cast, ed è stato importante per noi.
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Qual è stata la sua emozione quando ha visto la prima volta il film dell'84?
Andai a vederlo la sera dell'uscita! Facevo la scuola di cinema allora e andai con degli amici, ma non sapevamo molto del film. Avevamo visto un trailer, ma non era come oggi: nel tempo prima di Internet non sapevi tutto di un film prima di vederlo. Lo vedemmo e non potevamo credere a quanto fosse fantastico! Era divertente, ma allo stesso tempo non avevo mai visto una commedia così imponente, anche per l'idea rivoluzionaria che una commedia potesse avere incredibili effetti speciali e uno scopo importante come salvare il mondo. È stato un film che mi è rimasto dentro, mi sono sempre detto che sarei stato felice di fare un film come quello... ed alla fine è quello che ho fatto!
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Nel corso degli anni, il fenomeno Ghostbusters ha generato un'ondata di amore che ha portato i fan club a tante attività, tra cui fan film. Come viene visto questo fenomeno da lei, ma anche dalla Sony?
Non posso parlare a nome della Sony, ma spero che apprezzi il lavoro dei fan. So per certo che la Ghost Corps, la compagnia di Reitman lo fa. Per quanto mi riguarda, i fan di Ghostbusters sono il gruppo di persone più straordinario con cui sono mai stato in contatto. Ho avuto rapporti con loro solo dopo aver iniziato a lavorare al reboot e non avevo mai realizzato la passione che li anima, che non si limita all'amore per il film, ma viene canalizzata in una serie di iniziative come eventi di beneficenza. È qualcosa di incredibile! Anche il realizzare fan film è ammirevole, questo è quello che dovrebbero fare i fandom, per quanto mi riguarda: amare l'idea, volerla diffondere ed usarla per qualcosa di positivo. La negatività che mi è arrivata negli ultimi due anni su internet non penso che rappresenti i veri fan di Ghostbusters. Ognuno ha diritto alla sua opinione, è giusto, ma il livello di avversione che ho percepito non mi sembrava provenire da chi si considera un vero fan. A loro posso dire di continuare le cose meravigliose che già fanno, di continuare ad amare il film originale e, spero, anche il nostro.
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