Un'anteprima "da brivido" regalata dal Lucca Film Festival ed Europa Cinema. Una serata all'insegna degli spettri, del soprannaturale e dell'indagine sul confine tra razionalismo e credenza è il cuore dell'esplosivo Ghost Stories, piccolo cult inglese ispirato a una pièce teatrale e diretto a quattro mani da Andy Nyman e Jeremy Dyson. Star del film è il popolare Martin Freeman in un ruolo tutto da scoprire, ma di cui non possiamo anticipare niente.
Parlando della pellicola (dal 19 aprile al cinema con Adler Entertainment) , già ritenuta da molti il miglior horror inglese dell'anno, Freeman sottolinea orgoglioso come si riallacci alla grande tradizione dei film del terrore inglesi anni '50 - '60, di cui dimostra un grande conoscitore anche se precisa che il suo genere preferito è l'horror psicologico. "In Ghost Stories, però, ci sono aspetti che non sono puramente horror, contiene ingredienti del thriller, del dramma e anche momenti comici. Le cose più spaventose sono quelle dentro di noi e il film lo mostra con chiarezza".
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Sono gli errori che ci rendono umani
A sorpresa, in Ghost Stories Martin Freeman interpreta un personaggio assai diverso a quello a cui ci ha abituati. Il suo misterioso Mike Priddle, signorotto benestante che si aggira nella brughiera dello Yorkshire, è lontano anni luce dal generoso John Watson, dal prudente Bilbo e dall'efficiente Everett Ross. Freeman confessa: "È bello interpretare qualcuno che non sia empatico. Il mio personaggio non è un bravo ragazzo. È davvero piacevole per un attore interpretare persone completamente diverse da te e da ciò che il pubblico si aspetta".
Ghost Stories racconta tre storie unite da temi soprannaturali su cui indaga un professore che lavora per una trasmissione tv che si occupa di smascherare impostori e ciarlatani. Al centro del film echeggia il senso di colpa, filo conduttore che unisce le varie vicende. Ma è più grave fare qualcosa o non agire pur avendone la possibilità? "Come nel caso del protagonista del film, la debolezza o l'indecisione ci possono segnare per il resto della vita. Ma siamo esseri umani, spesso sbagliamo e siamo costretti a imparare dai nostri errori" commenta Martin Freeman. "Se non sbagliassimo mai, tutto sarebbe perfetto, ma non sempre sappiamo quale sia la cosa giusta da fare e l'unico modo per imparare è l'esperienza".
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(Si ringrazia Kalispéra per le riprese)