Il napoletano Alessandro Rak è stato ospite in questi giorni al Noir in Festival, in occasione della partecipazione di Gatta Cenerentola alla prima edizione del Premio Caligari. Il Noir, giunto ormai alla sua ventiseiesima edizione, è una vetrina per tutto il cinema e la letteratura di genere proveniente dal mondo. E quest'anno, a due anni dalla morte di Claudio Caligari, ha deciso di aprire un Concorso Speciale destinato a premiare il miglior film di genere italiano dell'anno.
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Gatta Cenerentola e la scalata al successo
Accanto a grandi e audaci autori visti quest'anno, sia all'interno dei Festival che fuori, come il musical noir Ammore e malavita dei Manetti Bros., il primo film dell'autore Donato Carrisi, ovvero La ragazza nella nebbia, l'amato a Cannes Sicilian Ghost Story e il cinico e ironico Omicidio all'italiana, la favola dispotica Gatta Cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, si aggiudica il primo premio. Dalla partecipazione alla 74. Mostra del Cinema di Venezia all'uscita in sala, riscuotendo un grande successo, Gatta Cenerentola ne ha fatta di strada a tal punto che il gruppo di artisti napoletani rappresentanti la Mad Entertainment, si è trovato a un passo dalla candidatura agli Oscar.
Gatta Cenerentola era, infatti, tra i primi quattordici film nominati in rappresentanza dell'Italia ai prestigiosi Oscar 2018. Traguardo notevole e importante, eppure Alessandro Rak, sebbene grato, sembra preoccuparsi poco di questo. Gatta Cenerentola, come L'arte della felicità, rappresenta già la massima soddisfazione per il regista napoletano, che intende continuare sulla strada del creare un'esperienza visiva di piacere nei confronti dei suoi spettatori.
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Il potere delle favole di ieri nell'animazione di oggi
Da Venezia al Noir, passando per la sala cinematografica e quasi per gli Oscar: Gatta Cenerentola ha fatto e sta intraprendendo una bellissima strada. Ti aspettavi questo tipo di percorso dal film?
Diciamo che noi, il mio staff e gli altri registi, lavoriamo nella direzione del piacere. L'obiettivo è quello di realizzare qualcosa di bello, di piacevole per noi e per gli altri. Tutto quello che viene dopo, al di fuori della realizzazione del film, è un'incognita. Non c'è aspettativa, nel senso che da parte nostra c'è soltanto il desiderio di compiacere chi entra in sala e guarda il film.
Una favola senza tempo, ma che affonda le radici su una società reale, su una situazione reale. Quanto può l'animazione far soffermare di più l'attenzione su tematiche come queste?
Ciò che a me piace dell'animazione, del disegno, è che in qualche maniera viene recepito dalle persone in un modo poco più ingentilito. Si è più portati a pensare con serenità. Anche l'offesa fatta attraverso il disegno e l'animazione sembra più un invito a riflettere che un insulto in sé per sé. Invece, altri mezzi possono risultare più sfacciati o violenti. Il disegno, essendo una rielaborazione, porta il discorso su un livello più sofisticato. Non voglio dire che siamo noi quelli più sofisticati, ma che questo strumento sembra avere in sé questi requisiti. In più anche l'aspetto della fiaba ha questo requisito, no? Parliamo di contorni vaghi che permettono di riflettere senza sentirsi direttamente accusato, additato, toccato.
Oltre alla favola del Basile, nel panorama della favole e delle fiabe, ti sei lasciato suggestionare anche da qualcos'altro?
In questa versione della Gatta Cenerentola c'è un'idea un po' amletica, al di fuori quindi della favola. Una sorta di rimestare del passato che si ripresenta sotto forma di fantasma, in questo caso ologrammato. Se dovessi cercare di ricordare una favola in questo momento non te lo saprei direi. Sai, sono quelle domande sulle quali dovresti riflettere all'infinito.
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L'animazione in Italia e nel mondo
Il mondo dell'animazione vanta nomi importanti, tutti con uno stile ben definito. Tra questi c'è qualcuno da cui trai ispirazione?
Diciamo che in Italia la fruizione dell'animazione è stata molto legata ai cartoni animati giapponesi che circolavano in televisione negli anni ottanta. E poi quello che arrivava al cinema, che per lo più era Tim Burton o Hayao Miyazaki, oltre alla Disney, la Pixar e DreamWorks. Ovviamente sono questi i riferimenti visivi di base. Poi ho avuto occasione, lavorando in questo ambito da parecchio tempo e avendo studiato l'animazione, di fruire, all'interno del circuito dei Festival, di tantissimi cortometraggi di vari Paesi. Difficile andare a ricordare singolarmente ogni titolo o regista, ma anche quelli sono stati occasione di ispirazione. L'ispirazione, però, arriva anche da tutt'altra parte, spesso dall'inaspettato. La qualità di ogni professione all'interno di un ambito visivo è potersi nutrire di tutti i settori che ne fanno parte (e non solo) per poter trovare dei segni che siano nuovi, propri.
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Gatta Cenerentola: dalla favola del Basile alla musica partenopea
Animazione, musica e colori. C'è tanta forza nei disegni di Gatta Cenerentola quanta ce n'è nella sua musica. Ma sono nati prima i personaggi o le suggestioni musicali?
In sceneggiatura c'era già una grande presenza della componente musicale e dei testi. Alla Mad Entertainment facciamo un gioco: cerchiamo di costruire un sistema di condivisione tra vari ambiti artistici, che poi è un po' il gioco dell'animazione stessa: ovvero unire regia dal vero e regia in virtuale, recitazione dal vero e quella virtuale, voci, suoni, sonorità, doppiaggio, poterli ricostruire da zero e poter metterle tutte in un unico ballo. Pertanto, rispetto alla musica c'è questo gioco di avere una scena musicale partenopea giovane ma anche molto attiva e viva di cui ci possiamo nutrire e con la quale possiamo avere un grosso scambio. Dario Sansone, uno degli altri tre registi del film, è anche il frontman di una band che si chiama Foja che sia a Napoli, ma anche al di fuori, ha un grande successo, e quindi ha un'enorme sensibilità musicale; io mi occupavo in precedenza di videoclip e anche Ivan e Marino hanno lavorato nel campo musicale.
Questo per dirti che c'è sempre stata una grande attenzione all'aspetto musicale e anche una grande conoscenza di quello che è il nostro territorio musicale. La musica è in sceneggiatura quando lavoriamo. Alcuni pezzi ci ispirano e servono a delineare i personaggi. A volte vengono proprio fuori dal pezzo, come nel caso della Matrigna con il pezzo di Ilaria Graziano che sia chiama Dove sei. E anche il pezzo L'erba Cattiva ci ha aiutati a delineare il personaggio di Salvatore Lo Giusto, O'Re. Il gioco, quindi, è un po' quello di integrare dei pezzi che vengono nel durante, che ascoltiamo mentre lavoriamo, e che ci sembrano adeguati, arrivando a modificare delle parti in sceneggiatura.
Per esempio il pezzo interpretato da Ilaria Graziano, Una bella vita di Francesco Di Bella: l'autore ha modificato il testo della canzone, permettendo di rieseguirla con un'altra voce e un altro tipo di arrangiamento, proprio perché noi avevamo visto in quella canzone una possibilità di correlazione con il film. In quel caso, come in tanti altri, abbiamo avuto la disponibilità dei musicisti nel costruire un adattamento apposito, con quel pezzo, per il film.