Gangs of London, la recensione: una miscela di violenza e criminalità

La recensione di Gangs of London, la serie Sky creata da Gareth Evans, l'acclamato regista di The Raid.

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Gangs of London: Sope Dirisu in una scena d'azione

Ci approcciamo a scrivere questa recensione di Gangs of London con un sorriso ben stampato sulla nostra faccia. Sì, perché nonostante la storia a primo impatto non sembri particolarmente originale, i cinque episodi della serie che abbiamo visto in anteprima ci hanno sorpreso in positivo. Grazie alle incredibili scene d'azione in puro - e delirante - stile Gareth Evans, regista dell'acclamato The Raid che, oltre a dirigere due episodi, insieme a Matt Flannery la serie l'ha anche creata, questo nuovo prodotto televisivo targato Sky riesce a spiccare costruendosi un'identità unica, meritevole e originale. A tratti sembra la versione inglese e cosmopolita dell'universo gomorriano, ne riprende alcuni stilemi narrativi e lo stile visivo composto da ambienti abbandonati e corrotti, ma non teme di puntare alto con una violenza davvero esplicita e fuori dai canoni. Respingente, ma anche, sotto pelle, affascinante.

Una storia di potere e vendetta

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Gangs of London: una foto di scena

La trama di Gangs of London, almeno nel primo e lungo episodio, sembra replicare una canonica premessa comune a molte storie che trattano di clan rivali e intrighi familiari in un contesto criminale. A Londra coesistono in un'unica alleanza varie gang criminali di diversa etnia e provenienza, ognuna con il suo giro di affari che trattano, secondo un patto di non belligeranza, con le altre. A capo di questo sindacato criminale c'è Finn Wallace che, una notte, viene ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il giorno del funerale, gli eredi di Wallace, ovvero il figlio Sean (Joe Cole) col fratello Billy e la loro madre Marian (la Michelle Fairley, che i più conoscono come Lady Stark ne Il trono di spade), si incontrano con i rappresentanti delle gang per scoprire l'identità dell'assassino del padre e vendicarsi dell'affronto. Si farà strada, però, anche una crepa nell'alleanza: il giovane erede Wallace non sembra essere in grado di mantenere l'equilibrio del padre e una sfiducia generale inizierà una lotta al potere. In mezzo c'è Elliot (Sope Dirisu), il nuovo autista dei Wallace che si ritroverà immerso tra la caccia all'uomo e l'inizio della guerra interna.

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La calma prima della tempesta

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Gangs of London: un'intensa scena della serie

Gangs of London inizia con un primo episodio molto introduttivo che si prende tutto il tempo necessario per presentare i personaggi, descriverne bene le relazioni, mostrarne i lati nascosti del carattere, quasi a preparare il terreno per le otto puntate che verranno. La serie richiede un po' di pazienza e, soprattutto nei primi episodi, non bastano le lunghe e adrenaliniche sequenze di combattimenti virtuosi per mostrare i muscoli e costruirsi un'identità personale che la possa distinguere dalle molte serie crime di successo degli ultimi anni. Ma, come insegnano i migliori film di Nicolas Winding Refn (e questa serie ha una visione autoriale che ricorda molto quella di Too Old To Die Young, anche se meno estrema e minimalista), si ha un lungo momento di relativa calma che prepara allo sfociare di una tempesta violenta. E' infatti intorno al terzo episodio che la serie decolla definitivamente: la trama si fa sempre più imprevedibile, come spettatori riusciamo a entrare meglio nelle dinamiche di potere e intrighi che animano i personaggi e le scene d'azione diventano il vero motore narrativo. La serie mostra la sua vera faccia quando dalle parole e dai dialoghi si passa alla violenza.

Combattimenti all'ultimo sangue

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Gangs of London: una scenda d'azione

E che violenza! Gangs of London, quando si tratta di passare alle mani, dimostra quanto la presenza di Gareth Evans, fuoriclasse nelle scene di combattimento, sia fondamentale: la regia si fa incredibilmente dinamica, la camera a mano si mette a seguire pugni e calci forsennatamente, le inquadrature oblique trasformano le coreografie in un'orgia di movimento e sangue, pistole, fucili, asce, coltelli, pugni si susseguono come un balletto di sangue. Il risultato sullo schermo è qualcosa di violentissimo, al limite del disturbante (e questo potrà respingere una tipologia di spettatori facilmente impressionabili: tra tagli, accoltellamenti, denti spaccati, ossa rotte, vermi da estrarre ed esplosioni ce n'è davvero di ogni), ma anche incredibilmente divertente se si è capaci di lasciarsi andare e godere di questa follia. Spesso sembra che i personaggi siano messi alle strette salvo poi ribaltare la situazione grazie al loro dinamismo e al proprio corpo (un intero, lunghissimo, caotico combattimento vede il protagonista indossare giacca e cravatta ed è un piacere vedere come l'abbigliamento incida sulle azioni che compie) e l'adrenalina di queste sequenze è palpabile. Quando Gangs of London mostra la sua vera forza, la sua ragion d'essere, diventando un flusso di pura azione e movimento, è davvero imperdibile perché dimostra di avere tutte le carte in regola per diventare una serie cult. E, per un nuovo prodotto televisivo che riprende un genere come quello della crime story, in questi anni parecchio abusato, non è poco.

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Quando la regia fa la differenza

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Gangs of London: Joe Cole e Paapa Essiedu in un'immagine della serie

Tre i registi che si dividono questi nove episodi: Gareth Evans, Corin Hardy e Xavier Gems (che, purtroppo, in questi primi cinque episodi non abbiamo potuto vedere all'opera). Se Evans si ritaglia, oltre all'episodio pilota, un quinto episodio totalmente action dimostrando un agio nel dirigere sparatorie e combattimenti superiore alla media, anche Corin Hardy, regista di The Nun - La vocazione del male, è capace di regalare almeno una sequenza memorabile per episodio. Che poi è la dimostrazione di come la regia di un'opera possa fare la differenza e cambiare radicalmente il risultato. Quello che veramente colpisce di Gangs of London è la capacità di trovare idee visive sempre nuove, sempre fresche e interessanti, in momenti inaspettati e che spezzano l'apparato visivo standard che, invece, si mantiene per gran parte degli episodi. Parliamo di alcuni movimenti di macchina (nel quinto episodio c'è un piano-sequenza che lascia sbalorditi) o di alcune scelte fotografiche (una scena di tensione giocata sulla luce colorata e sui buchi del muro) che trasformano il racconto: il realismo inizia ad abbracciare il genere, la serietà si abbandona a uno spettacolo esagerato e grandguignolesco. La riuscita di Gangs of London, più che nella trama che comunque è piena di colpi di scena e svolte inaspettate, sta proprio nel suo impianto visivo.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Gangs of London con la curiosità di sapere cosa succederà nella seconda metà di stagione. Sebbene ci metta un paio di episodi nel mostrare le sue vere qualità, la serie, nonostante a primo impatto possa richiamare dinamiche di altre serie crime e personaggi un po' troppo stereotipati, è capace di sorprendere grazie alle inaspettate svolte narrative e alle idee visive che esplodono continuamente a ogni episodio. Nei momenti puramente action, con i combattimenti iperviolenti e spettacolari, l’intrattenimento ne guadagna rendendo la serie targata Sky difficilmente dimenticabile.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Il conflitto continuo tra un’atmosfera sommessa di calma e l'esplosione improvvisa di violenza.
  • Le idee visive e registiche danno agli episodi una forte identità.
  • I combattimenti iperviolenti rendono la serie originale, particolare e divertente, ma solo se si ha lo stomaco forte.

Cosa non va

  • Nei primi episodi personaggi e dinamiche narrative possono sembrare poco originali.
  • La violenza veramente esplicita ed esagerata può shockare le persone più sensibili.