Foxcatcher: Steve Carell, Mark Ruffalo e Channing Tatum a Cannes

Il regista Bennett Miller si circonda di star per raccontare un dramma della follia avvenuto negli USA nel 1996. Nel corso dell'incontro con la stampa di Cannes c'è spazio per un commosso ricordo di Philip Seymour Hoffman, diretto da Miller nel 2005.

Nel 1996 il miliardario americano John du Pont, fondatore del team di lotta libera Foxcatcher, in un attacco d'ira uccise uno dei suoi protetti, il campione olimpico Dave Schultz. Dopo il suo arresto al fratello di Dave, Mark, anche lui campione di lotta libera, non rimase che elaborare il lutto nutrendo propositi di vendetta sublimati, in seguito, in un toccante libro biografico. A portare questa drammatica vicenda al cinema è il regista Bennett Miller, già autore dell'elegante Truman Capote - A sangue freddo, che torna a misurarsi con un'altra storia vera dalla portata sconvolgente. Nel suo lavoro Miller si serve di tre talentuosi interpreti, Steve Carell, qui alle prese con un ruolo lontano da ciò a cui ci ha abituato sul grande schermo, Channing Tatum e Mark Ruffalo. Oggi il regista e i tre divi approdano sulla Croisette per accompagnare Foxcatcher, selezionato per la competizione ufficiale. A raccontare i motivi che lo hanno spinto ad accostarsi a una vicenda tanto peculiare è lo stesso Bennett Miller il quale esordisce: "La storia mi ha colpito perché all'inizio può apparire divertente, ma non lo è affatto. E' qualcosa che non avevo mai incontrato nella vita. Ha un lato tragico e quando ne sono venuto a conoscenza mi ha toccato, così ho deciso di farne un film. Non so spiegare la ragione, ma mi sentivo attratto e non potevo fare altrimenti. Per fare le ricerche necessarie e scrivere la sceneggiatura, gli autori hanno impiegato otto anni. Per quanto mi riguarda, ho trascorso molto tempo con Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo per sviluppare insieme la storia e i personaggi rispettando la dignità delle vere persone coinvolte nella vicenda. Quello che ci interessava era raccontare la verità".

Dalla commedia al dramma: la sorpresa Steve Carell

Foxcatcher: Channing Tatum con Steve Carell durante il photocall di Cannes 2014
Foxcatcher: Channing Tatum con Steve Carell durante il photocall di Cannes 2014
A stupire nel ricco cast di Foxcatcher, decisamente in parte, è la presenza di Steve Carell nei panni del protagonista, l'ossessivo miliardario John du Pont. Carell, noto per la sua verve comica e la partecipazione a numerose pellicole brillanti, si ricicla in un ruolo altamente drammatico, ma spiega che per lui non è stato difficile calarsi nei panni dello schizofrenico protagonista ossessionato dallo sport: "Ho seguito attentamente le indicazioni di Bennett Miller, ho fatto molte ricerche sul mio personaggio, ho letto tutto quello che ho trovato sulla sua storia, ho visto i video e i documentari su di lui che commissionava lui stesso e insieme ai colleghi ho incontrato alcune delle persone realmente coinvolte nella vicenda. Anche il trucco mi ha aiutato molto, perché per me era importante separare il mio io da quello del mio personaggio e l'aspetto fisico mi ha aiutato. Quello che ho cercato di fare è essere il più onesto possibile, mantenendo il massimo rispetto per la storia e per le persone". Riguardo al giudizio morale sul suo personaggio, Carell aggiunge: "Un attore non può approcciarsi a un personaggio come questo disprezzandolo. Per quanti errori abbia commesso, è comunque un essere umano e un attore deve lasciare da parte il giudizio morale restituendo una persona vera nel modo più onesto possibile".

Fare i conti con la realtà

Come accennano gli interpreti, uno dei momenti chiave della preparazione del film è stato l'incontro con i veri protagonisti della vicenda raccontata da Bennett Miller. In particolare, a fare i conti con il suo corrispettivo reale, il campione di lotta Mark Schultz, è lo stesso Channing Tatum che ha incontrato il vero atleta, giunto in visita sul set di quella che è la sua storia: "Mark è stato sul set con noi per un paio di giorni. A tratti ero felice, a tratti terrorizzato. E' più facile prendere il lavoro sul serio quando c'è qualcuno che ti guarda e che potrebbe non prenderla bene. Scherzi a parte, si cerca di prendere le cose più sul serio per rendere giustizia a qualcosa che è realmente successo. Voglio molto bene a Mark, è una persona speciale e mi auguro che, dopo aver visto il film, lo apprezzi". A fargli eco è Mark Ruffalo: "Mark ha dovuto superare una delle esperienze più terribili che possano accadere nella vita e poi si è trovato a riviverla sul set. Non deve essere stato facile per lui, ma con noi è stato fantastico". E per quanto riguarda il carnefice, John du Pont? "Ho avuto un breve contatto con alcuni membri della famiglia du Pont prima dell'inizio delle riprese" spiega Miller. "Da allora non si sono più fatti vivi".

Campioni di wrestling

In un film che ha richiesto un notevole sforzo non solo sul piano interpretativo, ma anche su quello fisico, Channing Tatum e Mark Ruffalo hanno dovuto imparare a essere credibili come lottatori. I due, fratelli cinematografici, sono protagonisti di una scena di wrestling che è anche uno dei momenti più significativi del film. Come sono riusciti a prepararsi in modo credibile? "Abbiamo cominciato ad allenarci cinque mesi prima di iniziare le riprese insieme ad alcuni campioni" racconta Mark Ruffalo. "La lotta libera è una disciplina molto difficile da fingere o da coreografare. Non solo dovevamo fingere di essere lottatori, ma dovevamo impersonare i migliori lottatori, perciò ci siamo preparati a lungo lottando in ogni momento libero. Posso assicurare che fa male, ma non avremmo potuto fare altrimenti per sembrare autentici".

Il rapporto con gli attori nel ricordo di Philip Seymour Hoffman

"Lavorare con attori che hanno fede nel tuo lavoro, come Philip Seymour Hoffman e come coloro che sono seduti qui insieme a me, è un'esperienza unica. Devi esserne grato per il resto della tua vita".

Foxcatcher: un irriconoscibile Steve Carell
Foxcatcher: un irriconoscibile Steve Carell
Il momento più commovente dell'incontro con la stampa arriva quando Bennett Miller viene invitato a riflettere sul rapporto con i suoi attori, sulla sua capacità di spingerli oltre il loro massimo cucendo loro addosso incredibili personaggi. Il ricordo va allo straordinario Philip Seymour Hoffman che Miller evita di nominare esplicitamente, ma la voce rotta dall'emozione tradisce i suoi sentimenti mentre spiega: "Lavorare con attori che hanno fede nel tuo lavoro, come Philip e come coloro che sono seduti qui insieme a me, è un'esperienza unica. Devi esserne grato per il resto della tua vita. Steve ha accettato di fare qualcosa di molto diverso da ciò a cui è abituato, ma quando ci siamo incontrati abbiamo scoperto di avere una visione comune sul lavoro. Non riuscirei a immaginare nessun interprete diverso da quelli da cui sono circondato per questi personaggi".

Il declino dell'impero americano

Foxcatcher: Channing Tatum e Mark Ruffalo uniti in una scena del film
Foxcatcher: Channing Tatum e Mark Ruffalo uniti in una scena del film
Al di là dell'aspetto intimista della vicenda, che racconta un dramma familiare, un omicidio maturato in un contesto personale, Foxcatcher sembra nascondere l'intento di dire qualcosa sull'America di oggi. A confermarlo, seppur indirettamente, è proprio il regista: "Quando mi sono imbattutto in questo fatto di cronaca sono rimasto stupito perché i comportamenti dei personaggi coinvolti erano qualcosa mai incontrato prima. Sentivo che dietro questa vicenda familiare c'era ben altro, ma penso che a volte, per raccontare qualcosa sul mondo a livello globale, occorra focalizzarsi su un evento specifico ed è quello che ho fatto io. Ho cercato di non esprimere posizioni politiche né giudizi morali, ma di concentrarmi sulle persone". Mark Ruffalo aggiunge: "Parlando di morale, la storia di Foxcatcher può essere accostata a una tragedia greca. Il film mostra cosa accade quando tutti e tutti sono in vendita. Ogni cosa ha un prezzo, anche il talento, e le persone che sono inserite all'interno di un sistema di valori rinunciano alla propria libertà e alla propria indipendenza perché anche queste possono essere monetizzate. Il bello di fare film è poter riflettere su questi aspetti della modernità senza per questo risultare polemici. Quello che cerchiamo è raccontare la verità del nostro presente".