Recensione The Rocker - Il batterista nudo (2008)

Davvero sorprendente la prestazione del comico di Seattle, Rainn Wilson, capace di alternare battute taglienti a riuscitissime gag di natura più fisica, sfoderando poi alla batteria un campionario davvero accattivante di movenze ritmate e stralunata mimica facciale.

Fish & Drums

Grazie Cleveland! Urliamolo pure a squarciagola, tanto per emulare Robert "Fish" Fishman e darvi così il benvenuto nel pittoresco e coloratissimo mondo abitato, con un mix irresistibile di goffaggine e simpatia, da questo singolare animale da palcoscenico. Fish, ex batterista dei Vesuvius scaricato dalla band poco prima che questa riscuota un clamoroso successo, è il classico esempio di eterno adolescente, totalmente incapace di adattarsi alla routine quotidiana. Facile che si reagisca così, quando si sa di aver perso per un soffio la chance della propria vita. Ciò che vediamo accadere a lui nella finzione cinematografica pare rispecchiarsi, in qualche modo (e con chiaro riferimento al ruolo esercitato dai produttori discografici, dipinti anche qui come ciniche sanguisughe!), in vicende come quella realmente toccata in sorte a Pete Best, il primo batterista stabile dei Beatles liquidato per far posto a Ringo Starr. Ammirevole, perciò, il sense of humour dimostrato da Best, che in The Rocker - Il batterista nudo ha accettato di dar vita a un divertente cameo: è lui che alla fermata dell'autobus legge un numero di Rolling Stone con i Vesuvius in copertina, causando una crisi di nervi al protagonista!

Passati così in rassegna, tra realtà e finzione, i batteristi più sfigati della storia, è assolutamente necessario che a Robert "Fish" Fishman venga associato un volto. Il volto in questione è quello buffo, incredibilmente espressivo ed elastico, di Rainn Wilson. Davvero sorprendente la prestazione del comico di Seattle, capace di alternare battute taglienti a riuscitissime gag di natura più fisica, sfoderando poi alla batteria un campionario davvero accattivante di movenze ritmate e stralunata mimica facciale, tutto ovviamente sopra le righe. Ma è l'umanità di fondo del personaggio la vera arma vincente. Nonostante una sceneggiatura a tratti prevedibile, ci si perde volentieri dietro alle (dis)avventure di questo adulto bambino, sempre giocherellone, non per questo immune da momenti di malinconia. Il tardivo e insperato successo cui va incontro nel film si lega a una serie di situazioni spassose che coinvolgono il suo nuovo gruppo, i pittoreschi A.D.D. di cui fa parte il nipote Matt, imbranato tastierista. Niente più che una band di liceali,

catapultata nell'incredulità generale dal ballo scolastico di fine anno ai palchi più prestigiosi. Il plot di The Rocker diviene così la passerella ideale per "groupies" improvvisate, genitori perplessi, discografici avidi e varia umanità, da cui una galleria di personaggi minori quasi sempre ben tratteggiati.

Se la cornice del racconto rimanda al fortunato filone di School of Rock (o volendo del cult giapponese Linda Linda Linda), il paragone tra Rainn Wilson e Jack Black potrebbe scattare in automatico. Meglio di no, perché ad entrambi vanno riconosciuti un carisma e una vis comica da autentici mattatori. La conduzione del gioco risente piuttosto in The Rocker di alcuni squilibri. La regia di Peter Cattaneo, autore dell'acclamatissimo Full Monty e del grazioso Lucky Break, conferma pregi ma anche difetti delle precedenti pellicole. Il filmaker britannico dimostra anche qui di saper mettere a frutto una sceneggiatura vivace, con qualche brillante scambio di battute, per riproporre il collaudato canovaccio in base al quale personaggi delusi dalla realtà riescono, rimboccandosi le maniche e affidandosi ai sogni, nel difficile compito di rimettere in carreggiata le proprie vite. Forse in questo film si ride anche di più, rispetto a prima, eppure non mancano a livello di sceneggiatura e messa in scena soluzioni un po' scontate, facilone, talvolta fuori tono come quell'incipit iperbolico che vede l'arrabbiatura di Fish per l'esclusione dalla band sfociare in azioni degne di un supereroe Marvel. Fortunatamente il livello dello script cresce man mano che i ruoli dei personaggi più accattivanti vengono definiti, creando quella miscela di tormentoni umoristici e sentimenti destinata a deflagrare nel gran concerto finale.