Firebrand, la recensione: Alicia Vikander e Jude Law in un thriller psicologico nella corte dei Tudor

La nostra recensione di Firebrand, l'appassionante film in costume del regista brasiliano Karim Aïnouz con protagonisti gli ottimi Alicia Vikander e Jude Law nei panni di Catherine Parr ed Enrico VIII.

Firebrand, la recensione: Alicia Vikander e Jude Law in un thriller psicologico nella corte dei Tudor

A quattro anni di distanza dallo straordinario successo di critica ottenuto con La vita invisibile di Eurídice Gusmão, che nel 2019 si aggiudicò il premio come miglior film nella sezione Un Certain Regard, Karim Aïnouz ha fatto ritorno al Festival di Cannes con Firebrand, questa volta in competizione e con il suo primo film in lingua inglese.

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Firebrand: Alicia Vikander e Jude Law in una scena

Passare dal cinema d'autore brasiliano a un'importante produzione internazionale con protagonisti Alicia Vikander e Jude Law era un'operazione che nascondeva più di qualche insidia, eppure il cineasta classe 1966 di Fortaleza è riuscito a mantenere l'originalità del proprio sguardo firmando un'opera in costume visivamente molto suggestiva e stimolante sul piano narrativo, priva di quelle edulcorazioni e di quella retorica cui spesso questo tipo di film fa ricorso.

Enrico VIII, Catherine Parr e il Regno d'Inghilterra

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Firebrand: un momento del film

Siamo tra il luglio e il settembre del 1544, quando Catherine Parr (Alicia Vikander), sesta moglie di Enrico VIII (Jude Law), svolge le funzioni di reggente a capo del Regno d'Inghilterra e d'Irlanda mentre il marito è impegnato in guerra in Francia. In molti nella corte dei Tudor, però, non vedono di buon occhio la sua reggenza: Catherine non solo è una donna, ma per di più in ambito religioso simpatizza con le posizioni riformatrici ed è contro l'obbligatorietà della lingua latina per la celebrazione delle messe, vista come un ingiusto strumento di allontanamento della fede dal popolo. Al ritorno anticipato dalla spedizione militare transalpina, resosi inevitabile a causa di un'infezione alle gambe che non gli permetteva più di cavalcare, Enrico VIII riprende pieni poteri e Catherine è costretta a tornare al suo precedente ruolo di subordinazione nei confronti del Re. Ben presto, però, la donna dovrà difendersi da molteplici personalità molto influenti che mirano a destituirla accusandola di eresia e tradimento, Enrico VIII compreso.

Firebrand, Jude Law e l'aroma di sangue, feci e sudore per il suo Enrico VIII: "Se non sei vero, non funziona"

Alicia Vikander e Jude Law nella corte dei Tudor

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Firebrand: Alicia Vikander e Jude Law al photocall di Cannes 2023

Fermandoci qui nella descrizione della trama (molti spettatori potrebbero non ricordare le vicende storiche in questione, preferendo così non leggere troppe anticipazioni), ci preme sottolineare come Firebrand sia molto abile nel mettere in scena le tensioni psicologiche all'interno della corte dei Tudor, in particolar modo le dinamiche che regolano il rapporto tra Catherine ed Enrico VIII. Fin dalle primissime immagini del film, lo spettatore viene immerso in un mondo di intrighi di palazzo affascinante ma al contempo inquietante e disturbante. Ciò avviene per merito della solida regia di Karim Aïnouz e della buona sceneggiatura scritta a quattro mani da Henrietta Ashworth e Jessica Ashworth, ma anche grazie alle ottime interpretazioni di Alicia Vikander e Jude Law, molto convincenti nel portare sul grande schermo rispettivamente la determinata, autonoma e libera Catherine (la prima donna in Inghilterra a pubblicare un libro a suo nome, divenuta in seguito una figura richiamata dal movimento femminista) e lo sfuggente, imprevedibile e iracondo Enrico VIII.

Un appassionante thriller psicologico

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Firebrand: il profilo di Alicia Vikander

Firebrand è dunque una sorta di teso thriller psicologico ambientato nella metà del XVI secolo che intrattiene lo spettatore con grande efficacia, facendolo allo stesso tempo riflettere su temi molto attuali come il ruolo della donna nella società e il rapporto tra potere maschile e figure femminili.
Nel tentativo di rivolgersi a un pubblico che sia il più vasto possibile (da questo punto di vista la voce fuori campo finale è significativa e non necessaria), il lavoro di Aïnouz lascia la sensazione di non spingere quanto avrebbe potuto sul versante dell'ambiguità dei personaggi, ma si tratta comunque di un film in costume intrigante e originale. Meritevole di essere in concorso al Festival di Cannes, la kermesse cinematografica più importante del mondo.

Conclusioni

Ottimamente interpretato dai protagonisti Alicia Vikander e Jude Law, il primo lavoro in lingua inglese dell'apprezzato regista brasiliano Karim Aïnouz (vincitore nel 2019 di Un Certain Regard con La vita invisibile di Eurídice Gusmão) è uno stimolante e appassionante thriller psicologico in costume sulla corte dei Tudor negli anni di Enrico VIII e Catherine Parr. Non un capolavoro, ma un solido film che intrattiene facendo riflettere su temi molto attuali come il ruolo della donna nella società e il rapporto tra potere maschile e figure femminili.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • L'abilità di regista e sceneggiatrici nel mettere in scena le tensioni psicologiche tra i protagonisti.
  • L'approccio al film in costume privo di retorica ed edulcorazioni.
  • Le ottime interpretazioni di Alicia Vikander e di Jude Law.

Cosa non va

  • Per quanto originale e stimolante, nel rivolgersi al grande pubblico non spinge quanto avrebbe potuto sul versante dell'ambiguità dei personaggi.
  • La voce fuori campo finale non era necessaria.