"La vita senza competizione non esiste per me". Parole di Fernando Alonso, perfette per iniziare la recensione di Fernando, la nuova docu-serie Amazon Exclusive, disponibile in streaming in esclusiva su Amazon Prime Video in più di 240 paesi dal 25 settembre. Se "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" è il motto di una delle squadre di calcio italiane più importanti, potrebbe essere anche quello dell'amato pilota spagnolo. "Sono una persona competitiva. L'unica cosa che mi importa nella vita è vincere" ci spiega in una delle prime scene di Fernando.
Le docu-serie a tema sportivo sono un genere che sta andando forte: abbiamo ancora tutti negli occhi The Last Dance, la serie Netflix su Michael Jordan e i Chicago Bulls, e ora possiamo gustarci il documentario in 5 episodi sulla nuova vita di Fernando Alonso, che, come è stato annunciato, avrà una seconda stagione, in 4 puntate, che racconterà il suo ritorno in Formula 1, dopo due anni, con la Renault. Le docu-serie sportive sono epiche, ci parlano di percorsi di eroi e di continue sfide, spesso con se stessi, sono il racconto di cadute e rinascite. Spesso sono come dei grandi film. Andiamo a vedere cosa ci riservano le cinque puntate di Fernando.
La trama: dalla Formula 1 all'Endurance e al Rally
Dopo due titoli mondiali, 32 gran premi vinti, 17 anni di carriera, nel 2018 Fernando Alonso lascia la Formula 1. Ma non si gode una pensione dorata, tutt'altro. Le sue nuove sfide hanno nomi leggendari come la 24 Ore di Le Mans, la 500 Miglia di Indianapolis, e il Rally Dakar, quella che una volta di chiamava Parigi-Dakar. Non siamo più in Formula 1, ma nel campionato Endurance e nel Rally. Il sogno di Fernando è vincere la "Tripla Corona": il Gran Premio di Monaco (Formula 1), le 24 Ore di Le Mans (Endurance) e la 500 Miglia di Indianapolis (Formula Indy).
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Come Michael Jordan
Vi ricordate la storia di Michael Jordan? A un certo punto della sua carriera, diciamo all'apice, aveva lasciato il basket, dove era il numero uno assoluto, per dedicarsi, nella sorpresa generale, a un altro sport, il baseball. Il salto di Alonso forse non è proprio lo stesso, quello tra due sport completamente diversi come quelli di Jordan, ma, credeteci, correre nell'Endurance o nel Rally è comunque un altro mondo rispetto alla Formula 1. Se lì contava la velocità, qui conta la resistenza, la forza, la prontezza nel superare ostacoli e imprevisti. Fernando è accomunato a The Last Dance proprio per l'indole e per le scelte dei due protagonisti: Alonso, come Jordan, vuole solo vincere, e anche lui è alla ricerca di continue sfide personali. Certo, la storia dei Bulls è molto più corale, ricca di scudieri, alleati e degni avversari del protagonista. Ma anche nelle gare Endurance, per la prima volta, Alonso si trova in una vera e propria squadra, visto che in queste gare divide la macchina con altri due piloti che si alternano con lui. Se The Last Dance si muoveva avanti e indietro nel tempo grazie a una timeline che raccontava la storia dei Bulls alternandola ai fatti dell'ultima stagione, Fernando si muove nello spazio, con una sorta di ideale geolocalizzatore che ci porta in giro tra le sue Asturie, la Germania, il Sudafrica, il Marocco e molti altri posti. Come se fossimo in un Bond Movie...
Fernando e The Last Dance
Rispetto a The Last Dance, Fernando è meno epico, meno glorioso e appassionante. L'ultima stagione di Jordan nei Bulls è stata qualcosa di unico, sembrava scritta dalla penna dei migliori sceneggiatori su piazza, roba da Aaron Sorkin. Ogni stagione, ogni sport, ogni campione fa una storia a sé, e con quella storia è davvero impossibile competere. Ma è anche la confezione ad essere diversa: Fernando è più il documentario sportivo televisivo che ci aspetteremmo, meno cinematografico, meno drammatico. È forse più dedicato ai veri appassionati di motori e di Alonso mentre The Last Dance era una storia così archetipica e universale da riuscire a conquistare tutti. A proposito di passioni, a noi italiani che vediamo la serie dispiacerà il fatto che si parli poco, davvero poco, di Ferrari. I mondiali di Formula 1 Alonso li ha vinti con la Renault, ma il Cavallino è stato davvero una tappa importante. Quello che ci appare chiaro, guardando Fernando, è che, a differenza del Michael Jordan raccontato nel recente documentario, Alonso, a 37 anni, non è affatto alla sua "last dance", non è all'ultimo ballo. Jordan aveva già deciso di chiudere lì la sua carriera. Il pilota spagnolo non ne ha la minima intenzione: è alla ricerca continua di nuove sfide. E ora è pronto al ritorno in Formula 1.
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Da Giorni di tuono a Cars a Rush...
Anche se Fernando si muove nel solco di un classico documentario sportivo, nella docu-serie c'è davvero tanto cinema. Parliamo ovviamente di suggestioni, perché il mondo delle corse, anche quando è raccontato con immagini reali, evoca immediatamente mondi che sul grande schermo hanno lasciato il segno. Guardando Alonso muoversi nell'ovale di Indianapolis, sfrecciare sulle curve paraboliche, è impossibile non volare con la mente a Giorni di tuono e Cars - motori ruggenti, soprattutto Cars 3. Di quei film non ha solo l'atmosfera, ma anche i momenti tragici: non manca, come accadeva al Cole Trickle di Tom Cruise e a Saetta McQueen, un incidente, un'eliminazione, una cocente delusione. Lo sguardo di Alonso subito dopo è uno dei momenti più intensi della serie. Ma ci viene in mente anche Rush, il film di Ron Howard su James Hunt e Niki Lauda, quando Alonso ci parla del pericolo che si corre ogni giorno guidando un'auto a quelle velocità. Mentre vediamo il campione spagnolo sul set di uno spot mentre sbaglia le battute e ripete i ciak all'infinito, invece, non ci può non venire in mente Rocky e il suo "dopobarba Belva" in Rocky II...
Fernando Alonso, un po' come Ben Stiller
C'è però un'altra differenza tra Jordan e Alonso. Se il primo fosse un attore sarebbe sicuramente un action hero, il protagonista tutto d'un pezzo di un film d'azione. Il suo carattere spesso spigoloso, intransigente, è qualcosa che lo ha reso poco amato dai suoi detrattori. Se Alonso fosse un attore forse farebbe le commedie, un tipo di cinema brillante. Con quella sua faccia un po' così, spigolosa e irregolare, buffa ed espressiva, con la mascella volitiva e i grandi occhi buoni, Fernando Alonso ci sembra un po' come Ben Stiller. Una volta lasciate le corse, potrebbe avere un futuro davanti alla macchina da presa. Ma il momento di appendere il casco al chiodo è ancora lontano.
Questione di dettagli
A proposito, Fernando colpisce per come lavora sui dettagli. Quel casco, dove ogni sponsor dev'esserci, ma dev'essere al posto giusto per essere inquadrato al meglio. Quel volante che deve essere preparato per aderire alle sue mani. Quello zainetto, in cui, per lui che è sempre in giro per il mondo, c'è tutto quello che è importante: il computer, la patente di guida, e i passaporti (sono due, uno lo porta con sé, l'altro è in giro per ambasciate per ottenere i visti). A 37 anni, Alonso ha già "consumato" 21 passaporti... Fernando è una serie centrata su di lui, ma impariamo a conoscere e ad amare anche altri personaggi: dalle bellissime Linda Morselli e Lorena Alonso, la fidanzata e la sorella di Fernando, a Luis Garcia Abad, il manager, fino Marc Genè, pilota suo amico, e Carlos Sainz, pilota di Rally tre volte vincitore del Rally Dakar e padre del pilota Carlos Sainz jr. A suo modo, Fernando è una docu-serie spettacolare, che vive di paesaggi suggestivi, dalle grandi piste americane alle dune del deserto marocchino, soggettive delle auto in corsa e camera car che ci mostrano i piloti in azione. E scommettiamo che la seconda stagione, con il grande ritorno di Alonso in Formula 1, sarà ancora più appassionante.
Conclusioni
Come vi raccontiamo nella recensione di Fernando, è una docu-serie spettacolare, che vive di paesaggi suggestivi, dalle grandi piste americane alle dune del deserto marocchino, soggettive delle auto in corsa e camera car che ci mostrano i piloti in azione. Meno epica e appassionante di The Last Dance, è più un classico documentario sportivo. Ma ci racconta un lato meno noto di un campione.
Perché ci piace
- Racconta bene Alonso, uno sportivo che vuole sempre vincere, come Michael Jordan.
- Le riprese, tra soggettive e camera car che mostrano i piloti in azione, sono spettacolari, e i paesaggi africani sono suggestivi.
- Alonso ha un volto da cinema: espressivo, a volte buffo, è un grande attore protagonista
Cosa non va
- È un documentario sportivo piuttosto classico, meno epico e cinematografico di altri prodotti del genere.
- È pensato soprattutto per un pubblico di appassionati di motori, e meno per un pubblico universale.
- Per noi italiani, peccato che si parli poco di Ferrari…