Fa strano pensare che siano passati quasi vent'anni dall'uscita del primo Fast and Furious, un film che è riuscito a creare un vero e proprio fenomeno per le corse d'auto illegali e per il tuning (prima ancora di quei successi videoludici come Need for Speed Underground) ponendosi a mezza via tra un classico poliziesco (un poliziotto infiltrato in una gang criminale) e un film "arty" sulla velocità in stile Mad Max (per certi versi addirittura precursore del delirio visivo di Speed Racer dei Wachowski). Ha lanciato Vin Diesel e Michelle Rodriguez, ha reso un attore come Paul Walker memorabile, ha generato otto sequel (il nono capitolo è stato posticipato al 2021) e uno spin-off, aumentando a dismisura il successo al botteghino. Una saga che ha rischiato di morire dopo il terzo capitolo e che è riuscita a rinnovarsi trasformandosi di genere più volte (da un poliziesco si è passati al coming of age fino ad arrivare al blockbuster action). Torniamo indietro nel tempo, anche per una questione puramente nostalgica, e riscopriamo quel Fast and Furious così diverso e - agli occhi contemporanei - anche un po' naïf. Ecco 11 curiosità sul primo film della saga.
1. Potevamo avere un altro regista
Come si è convinto il regista Rob Cohen a prendere le redini di Fast and Furious? A dire il vero, inizialmente il regista di Dragonheart e Daylight - Trappola nel tunnel non era interessato tanto che, al suo primo approccio col film, quando il produttore gli mostrò un articolo sulla rivista Vibe dedicato alle gare automobilistiche su strada a New York la cosa non lo colpì più di tanto. Eppure, quella stessa settimana, Cohen si ritrovò ad osservare una corsa illegale di auto avvenuta un sabato notte sulla San Fernando Road di Los Angeles e ne rimase affascinato, cambiò idea e si mise al lavoro. La sua testimonianza fu ripresa in una delle scene più celebri del film che, secondo Cohen, è il vero cuore del film.
2. Il legame col western
Se con i sequel la saga di Fast and Furious cambierà lentamente genere puntando molto di più sull'action e sullo spionaggio, nel primo film della saga molti sono i riferimenti al genere western già a partire dalla prima sequenza che richiama un classico assalto alla diligenza ispirato a Ombre rosse di John Ford. Al posto dei cavalli abbiamo le Honda Civic, al posto della diligenza il tir. Il calcio del fucile con il quale il guidatore della diligenza si difende dall'assalto nemico qui diventa una più contemporanea mazza da baseball. Addirittura, l'insidia di percorrere una strada vicina a una rupe (un classico del western) qui è sostituita da una strada a singola corsia dove l'auto è costretta a viaggiare "sotto" il camion. L'unica differenza è l'assenza delle uccisioni da parte degli assaltatori: essendo i protagonisti del film era meglio considerarli antieroi invece di antagonisti con l'animo violento.
3. Il significato del titolo
In originale il titolo del film contiene anche l'articolo prima del nome diventando così "The Fast and The Furious" sottolineando quindi la duplicità presente nel film: il poliziotto sotto copertura e il criminale legato alla famiglia, il tizio veloce alla guida e l'uomo più scatenato (a farci caso, tra i due, Dominic Toretto è quello che meglio mantiene i nervi saldi durante le corse, risultando sempre il vincente, mentre Brian O'Conner si lascia trasportare dall'emozione). Anche la scelta dei due protagonisti rispecchia questi due poli: Paul Walker richiama la tipica bellezza americana, il biondo con gli occhi chiari, mentre Vin Diesel rappresenta la multiculturalità, è pelato, ha atteggiamenti schivi e "da orso". Al centro di questi due poli troviamo Mia, la sorella di Toretto, interpretata da Jordana Brewster, e futura amante di O'Conner costretta, alla fine del film, a scegliere tra sangue e cuore.
4. Una storia d'amore improvvisata
Incredibile ma vero la storia d'amore tra Dom e Letty (Michelle Rodriguez) non era presente nel copione, ma è stata totalmente improvvisata durante la prima settimana di riprese dando la possibilità a Michelle Rodriguez di avere più spazio e più peso all'interno del film. Questo cambiamento nel personaggio di Letty (che nei piani originali era un personaggio secondario di basso rilievo) ha aiutato nel mettere in mostra il talento dell'attrice che, da lì in poi, darà il via a una vera e propria carriera, a partire dal suo film successivo, primo capitolo di un'altra saga di successo come Resident Evil. Per aggiungere un po' di gossip pare che, grazie al film, Vin Diesel e Michelle Rodriguez iniziarono a frequentarsi anche fuori dal set.
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5. Volante in mano, guidare lontano, è la velocità
L'essenza del film è la velocità, il dinamismo, il senso di rapidità. Al di là delle sequenze più adrenaliniche che riguardano le gare automobilistiche, dove il tutto è ovviamente reso palese, anche nelle scene più narrative il film presenta delle scelte stilistiche che vogliono sottolineare il movimento, come se fosse una lunga gara. Spesso viene utilizzata la camera a mano, le inquadrature presentano sempre oggetti in movimento, il montaggio rapido cerca sempre, ad ogni inquadratura consecutiva, di alterare la prospettiva. E non finisce qui: una gara della durata reale di dieci secondi nel film viene dilatata per due minuti viaggiando dentro al motore, spostando il nostro sguardo da un'auto all'altra riuscendo a trattare il mondo della velocità come fosse un film di fantascienza. A farci caso, quando si preme il pulsante del NOS si ha l'impressione di essersi appena lanciati nell'iperspazio!
6. Quasi un documentario
La prima gara notturna del film, oltre a voler essere - secondo il regista - un omaggio a West Side Story e ai film-opera ambientati per lo più in strada, si basa principalmente proprio su ciò che Rob Cohen ha assistito prima di accettare di dirigere il film. Il mondo delle corse illegali è veramente un mondo multiculturale e multietnico dove le tensioni razziali spariscono per lasciar spazio alla sola passione per le auto. Anche il modo in cui vengono organizzate (con l'intercettazione delle frequenze radio della polizia, l'attesa per avere la strada libera, le scommesse in denaro) è rispettato all'interno del film. Inoltre, tutte le comparse presenti nella scena non sono attori, ma vera gente che partecipa alle corse automobilistiche (quando è il momento di scappare per l'arrivo della polizia stanno guidando davvero le loro auto). L'unica concessione di finzione? Nella realtà le auto che gareggiano contemporaneamente sono solo due, ma avere una sfida con quattro auto funzionava di più a livello cinematografico.
7. La battuta preferita e la scena peggiore del film
C'è una battuta preferita dal regista ed è la risposta che dà Vince a Dom che gli rinfaccia che una volta anche loro due non si conoscevano e non avevano l'uno la fiducia dell'altro. La battuta in questione è "Sì, ma era in terza elementare" che intende sottolineare come il rapporto di amicizia sia ben radicato tra i due personaggi. Secondo Cohen la battuta faceva breccia anche tra gli spettatori che assistevano ai test screening del film, che percepivano il senso dell'onore tra questi amici e ne provavano empatia. Curioso il fatto che proprio sulla definizione e l'importanza di appartenere a una famiglia si baserà gran parte del tema centrale dei film della saga. D'altro canto il regista ha ammesso di non amare per niente tutte le scene procedurali che si concentrano sulla polizia e sul piano di Brian con i suoi superiori utili solo a portare avanti la trama in maniera non troppo soddisfacente.
8. Auto e motori, gioie e colori
Non c'erano dubbi sull'impatto visivo che le auto dovevano avere all'interno del film essendo dei veri e propri personaggi e punto d'interesse principale per il pubblico a cui si faceva riferimento. Le carrozzerie dovevano bucare lo schermo e richiamare l'attenzione dello spettatore, pertanto - se ci fate caso - solo le auto sono rappresentate con colori accesi e brillanti tanto che si è arrivati addirittura a ridipingere con colori più smorti (come il bianco, il grigio o il marrone chiaro) le case dei quartieri dove erano in corso le riprese in esterni.
9. Un Fast and Furious vietato ai minori?
A proposito del pubblico di riferimento, la prima versione del film fu classificata, in America, Rated R ovvero un film vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da un adulto, una classificazione che avrebbe decimato gli incassi e che, soprattutto, avrebbe perso il suo pubblico di riferimento. Sì, perché nonostante il tono del film abbia l'impatto di un film per adulti, Fast and Furious è pensato proprio per chi non può (ancora) guidare e si può appassionare alle auto: i ragazzini. Due erano le scene incriminate: la tortura con il lubrificante verso la metà del film e qualche inquadratura di troppo sul braccio sanguinante di Vince durante l'assalto finale. In entrambi i casi è bastato tagliare qualche secondo di pellicola per ricevere un ben più adatto PG-13.
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10. Tutto dal vero (o quasi)
Ebbene sì, la spettacolare sequenza d'azione del terzo atto ha visto recitare il vero cast del film, senza l'utilizzo di controfigure, per quanto possibile. Un capriccio del regista che ha costretto la produzione a dedicare ben tre settimane di riprese, dopo già molte altre, per coreografare la sequenza nei minimi dettagli, solo per questi sette adrenalinici minuti che omaggiano celebri film come Mad Max 2. Nonostante la complessità della scena il tutto è stato eseguito in condizioni di massima sicurezza, grazie anche all'utilizzo di attrezzature progettate per l'occasione (e a qualche ritocco in digitale). L'attore che interpreta Vince, Matt Schulze, fu premiato dagli stuntman per aver girato in prima persona i momenti in cui rimane attaccato al cofano del camion a più di 90km/h.
11. Chi vince nel finale del film?
Nel finale del film torna prepotentemente il western: il vecchio pistolero più veloce del west è ancora una volta sfidato dal giovane che vuole prendere il suo posto. L'ultima corsa tra Dom e Brian ha tutta l'aria di un duello a mezzogiorno dove il rischio di morire investiti da un treno aumenta la tensione. Se nel film viene proclamato vincitore, ancora una volta Toretto (il "fast" del titolo), le immagini raccontano tutt'altro: a un'attenta visione potrete notare come la macchina di Brian sia leggermente in vantaggio rispetto a quella di Dom dando tutto un altro significato al finale del film. Finale che fu considerato controverso all'epoca d'uscita, colpevole di essere troppo aperto e insoluto. Ne furono girate diverse versioni, ma alla fine fu scelto quello inizialmente concepito dal regista. E meno male: proprio con quel finale aperto la storia della famiglia è andata avanti per molti anni e sta ancora proseguendo con successo.
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