È un fatto assodato. La prima stagione di Fallout la serie Prime Video ideata da Graham Wagner e Geneva Robertson-Dworet con Jonathan Nolan e Lisa Joy nelle vesti di produttore, è stata un trionfo su tutta la linea. Certo, lo è stata in quella tipica maniera con cui ormai gli streamer ci hanno abituato a far sapere che "qualcosa è andato bene": dicendocelo loro.
Distribuendo urbi et orbi comunicati stampa in cui si gioiva a gran voce per i 65 milioni di persone che l'avevano vista nei primi 16 giorni di presenza in piattaforma ad aprile del 2024. Un numero poi salito a 100 milioni una volta arrivati a ottobre di quello stesso anno (bisogna ricordare che la prima stagione, contrariamente alla seconda, è stata distribuita integralmente).
Eppure, anche al netto di quel modo di fare in stile "Oste com'è il vino?", "Buonissimo", che Fallout fosse la proverbiale ciambella riuscita col proverbiale buco lo dicevano sia le recensioni stra-positive ricevute, sia quella chimera che, oggigiorno, è inseguita un po' da tutti: il sentiment social.
Un adattamento di ottimo livello
Dopo la prima, riuscitissima stagione di The Last of Us prodotta da HBO, in TV era arrivato un altro adattamento videoludico di altissimo livello capace di conquistare i videogamer, ma, soprattutto, anche chi non aveva idea di cosa fossero i Pip-Boy, le Sugar Bombs la Nuka cola e i Vault prima di conoscere le avventure di Lucy (Ella Purnell), il Ghoul (Walton Goggins) e Maximus (Aaron Moten) e di tutta la variopinta fauna di personaggi che, sottoterra e nella Zona contaminata, abitano un'America distopica e post-atomica.
Insomma, l'avrete capito: Fallout è stato un trionfo non solo perché è stata accolta a braccia aperte da chi sa bene chi sia Todd Howard e quale sia il suo lavoro in Bethesda, ma perché molti e molte di noi si sono trovati a dover rispondere a messaggi delle nostre mamme che ci domandavano "Ma quindi com'è che una persona diventa un Ghoul?".
Fallout 2: la trama
Perdonate chi vi sta parlando in questo momento, ma il titolo di questo paragrafo verrà completamente disatteso. Per una ragione molto chiara. Le linee guida dell'embargo non ci permettono di scendere nei dettagli di ciò che accade in Fallout 2. Il motivo? Come vi è stato comunicato qualche riga fa, questa seconda stagione della serie arriverà in streaming su Prime a cadenza settimanale e, per le attività stampa e le recensioni, è stato dato accesso ai primi tre episodi. Senza però poter scendere nello specifico di quello che viene raccontato in essi.
Vi basti pertanto sapere che Fallout 2 riprende il discorso lasciato in sospeso al termine della stagione 1. Lucy è alla ricerca di suo padre Hank (Kyle MacLachlan) ed è decisa a far sì che l'uomo venga giudicato per i suoi crimini. Una caccia attraverso la Zona contaminata che prosegue all'insegna di una certa riluttanza visto che deve condividere il cammino con il Ghoul. Nel mentre Maximus (Aaron Moten), ormai diventato Cavaliere, si ritrova ad avere ben più di un dubbio circa il modus operandi e la forma mentis di una Confraternita d'acciaio sempre più belligerante, per così dire.
Un'ottima partenza
Come sempre, non è semplicissimo potervi spiegare perché una data opera, sia essa intesa come film o serie tv, ci sia piaciuta o non piaciuta e, contemporaneamente, ottemperare a quelli che sono i "do not say" degli embarghi accettati. Più che altro perché diventa un gioco di arrampicate su scivolosissimi specchi, ma ci si prova.
Questi primi tre episodi di Fallout 2 che abbiamo visto mantengono una sostanziale uniformità narrativa con la prima stagione: il racconto segue le peripezie di tutti i personaggi principali - senza dimenticare di farci rivedere alcune facce secondarie particolarmente amate - e per quelli di una "certà età", come il Ghoul e non solo, si effettuano delle doverose digressioni nel passato pre-apocalisse atomica. Incursioni necessarie per ampliare l'affresco delle fosche trame che hanno portato alla devastazione nucleare del pianeta.
Gli interpreti dei tre protagonisti principali, Lucy, il Ghoul e Maximus, si sono ormai impossessati in tutto e per tutti dei personaggi che hanno imparato a conoscere lavorando alla prima stagione della produzione e riescono perfettamente a rendere evidenti le sfide emotive poste dagli eventi a cui devono far fronte. Da una parte c'è il segmento "buddy movie" di Lucy e il Ghoul con la prima che continua a mantenere un ottimismo di fondo senza voler cedere al pragmatico cinismo che l'ex star del cinema ha inevitabilmente fatto suo, trasformandolo sia in uno scudo che in un'arma per sopravvivere così a lungo.
Ma la Zona contaminata e le loro rispettive quest incrineranno, parzialmente e gradualmente, le loro rispettive convinzioni. Analogamente, il neo cavaliere Maximus vive in maniera un po' complicata il dover far fronte ai suoi nuovi obblighi di Cavaliere.
Volti noti e nuove entrate
Anche gli altri abitanti del Vault non vengono di certo dimenticati, con Norm (Moises Arias) che si ritroverà a dover gestire con estrema inventiva la sua clausura forzata con Bud "Brain on a roomba" Askins. Molto interessante da seguire. Così come sarà intrigante scoprire cosa vuole combinare un Hank ormai a piede libero.
Perché è a questo punto che bisogna fare i conti con la più "pesante" new entry nel cast, ovvero Justin Theroux, scelto per dare vita a un personaggio preso di peso dalla lore di Fallout: New Vegas, Robert Edwin House. Se conoscete i videogame Bethesda avete già delle coordinate sul peso di questo mogul che nella serie diventa l'equivalente dei famossimi e smodatamente ricchi tecnocrati di oggi. Individui ammirati per la loro inventiva, capacità di emergere, visionarietà. Ma anche temuti per le stesse ragioni.
Senza entrare nello specifico, non perché non vogliamo, ma perché chi vi sta parlando ora ha le proverbiali mani legate, ci limitiamo a dire che è proprio a questo punto che, come si suol dire, "la trama s'infittisce" gettando legna secca pronta da ardere nel fuoco della curiosità degli spettatori. Nonostante lo stop alla produzione avvenuto un anno fa a causa dei devastanti incendi che hanno afflitto la California e la zona di Los Angeles, Fallout 2 non pare aver risentito minimamente della cosa, sia dal punto di vista della scrittura che della messa in scena, con tutte le carte in regola per far impallidire per potenza muscolare roba che abitualmente vediamo sul grande schermo.
Anzi, così come altre grandi produzioni televisive degli ultimi anni, Fallout 2 continua ad avere una tattilità, un senso di concretezza fotografica e scenografica di altissimo livello. Un fatto impossibile da non notare, soprattutto in questa tragica fase in cui arrivano al cinema blockbuster mediocri in cui non c'è nessun modo di percepire quello stesso senso di concretezza e tattilità di cui abbiamo appena parlato, trasmettendo agli spettatori solo tanta atmosfera posticcia.
Conclusioni
Conclusioni per modo di dire, data la possibilità di vedere in anteprima solo tre episodi degli otto in calendario. Avremo modo di fare un "consuntivo" fra qualche settimana. Detto questo, Fallout 2 conferma tutto quello che di positivo abbiamo visto nella prima stagione con gli sviluppi di una storia inedita della lore dell'IP Bethesda che tuttavia questa volta, con l'ingresso in scena di New Vegas, intreccia il suo destino in maniera più diretta con un titolo specifico della saga, pur mantenendo la libertà creativa che è stata garantita agli showrunner e ai produttori da Todd Howard and co.
Perché ci piace
- Il cast è sempre più in parte
- I camei visti finora
- La messa in scena grandeur
- Gli sviluppi della trama
Cosa non va
- Che abbiamo potuto vedere solo 3 puntate di 8