Al suo debutto da regista, l'attrice quebecchese Charlotte Le Bon sfodera una rara sensibilità nel raccontare il mondo dell'adolescenza in un coming of age che dosa con sapienza romance e mistero. Un film profondamente radicato nel territorio canadese con i suoi boschi sterminati, i suoi laghi, le strade di campagna deserte per chilometri e chilometri. E proprio un isolato lago in un angolo del Quebec (il Falcon Lake del titolo), nella regione delle Laurentides, è teatro dell'incontro tra Bastien e Chloé, lui quattordicenne francese timido e impacciato che ama la musica e teme l'acqua, lei sedicenne impavida e sensuale che si è già lasciata alle spalle l'infanzia, anche se non è del tutto pronta a tuffarsi nel mondo adulto.
Charlotte Le Bon dimostra notevole fiuto nella scelta degli attori affidando al francese Joseph Engel, definito da Variety "il nuovo Timothée Chalamet" e alla canadese Sara Montpetit il peso del film. Ma c'è un altro protagonista dichiarato fin dalla sequenza iniziale ed è il lago stesso, fotografato nella sua placida bellezza, col sole pronto a sparire dietro agli abeti. In questa cornice idilliaca scorgiamo un corpo che galleggia a faccia in giù. Si tratta di Chloé che, dopo qualche istante, solleva la testa e ricomincia a nuotare. Quel brivido provato per un istante dallo spettatore, convinto di stare osservando un cadavere, tornerà a più riprese nel film dominato da un vago elemento soprannaturale che lega i due adolescenti. La leggenda del fantasma del lago, che sembra ossessionare Chloé, creerà un forte legame di complicità con Bastien.
Un coming of age da non perdere
Raramente i film di formazione riescono a contenere tante nuance diverse, ma Charlotte Le Bon sembra aver maturato una consapevolezza del mezzo cinematografico nella sua carriera di attrice che la porta a realizzare un film raro e prezioso. Falcon Lake fonde scelte formali inedite e coraggiose a un mood che oscilla tra romance, horror, commedia e dramma, riproponendo sul grande schermo quel ventaglio di emozioni, incertezze e scoperte che accompagna le fasi della crescita e che abbiamo sperimentato tutti durante l'adolescenza. E se l'estate, per la sua natura di stagione breve in cui ci si allontana dalle abitudini e responsabilità, è la scelta favorita dagli autori di coming of age lo è ancor di più in questo caso dove un cottage in un angolo sperduto della campagna si trasforma in un microcosmo denso di scoperte.
Bastien fa ritorno al cottage della madre di Chloé dopo anni insieme alla famiglia (le due madri sono migliori amiche da anni). La luce elettrica non sembra funzionare e le stanze sono in disordine, ma è con l'apparizione di Chloé, dapprima scontrosa poi sempre più incuriosita dal ragazzino, che il film prende forma. La regista si assicura che le interferenze degli adulti nell'universo dei due adolescenti siano minime. Qualche fugace apparizione, qualche raccomandazione urlata da un fuori campo, ma è raro vedere gli attori che interpretano i genitori di Bastien e Chloé al centro del quadro, mentre l'obiettivo insiste nel dettaglio dei volti dei due ragazzi, lo sguardo limpido di Bastien e i bronci irriverenti di Chloé.
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Quando naturale e soprannaturale si incontrano
Ispirandosi alla graphic novel francese di Bastien Vivès, Una sorella (pubblicata in Italia da BAO Publishing), Charlotte Le Bon ha un'idea chiarissima di messa in scena che attua attraverso scelte formali coraggiose e mai scontate. La scelta di girare in 4:3 e in pellicola da 16 mm dona al film quell'aura nostalgica e retrò che ci fa riassaporare le estati della nostra, di adolescenza, amplificata dall'eccezionale lavoro sulla fotografia di Kristof Brandl, che lavora sulle ombre e sulla luce naturale restituendo un senso di immediatezza nel racconto delle piccole abitudini quotidiane dei due protagonisti.
Per il quasi quattordicenne Bastien, il tempo trascorso con Chloé rappresenta l'ingresso in un inedito mondo fatto di feste, primi approcci con la droga e con l'alcool, ma soprattutto con il sesso e, naturalmente, con l'amore, vista la cotta per Chloé. Scoperte che renderanno la sua estate unica e indimenticabile, spingendolo a sfidare le sue paure. In questo quotidiano trova spazio anche un elemento fantastico legato alla presenza del fantasma di un ragazzo morto nel lago che aleggia sui due amici, emergendo nei loro giochi e nelle loro conversazioni. Proprio questo incontro tra naturale e soprannaturale è ciò che distingue il film dagli altri coming of age ed è ciò che determina un finale melanconico e ambiguo che forse, a un'attenta analisi, è la scelta meno riuscita dell'intero film.
Conclusioni
Alla sua prima prova da regista, l'attrice canadese Charlotte Le Bon sfodera un coming of age sincero, profondo e coinvolgente che, grazie a due protagonisti di talento, ci riporta indietro nel tempo, alle estati della nostra adolescenza. Un film di scoperte, che mescola naturale e soprannaturale raccontando un amore (im)possibile fatto di prime volte, risate e lunghi silenzi, il tutto immerso nella lussureggiante campagna del Quebec.
Perché ci piace
- La scelta dei due protagonisti è perfetta.
- L'ambientazione nel cuore del Quebec è davvero suggestiva e ci permette di immergerci in un mondo isolato, a contatto con la natura, fatto di piccole cose.
- Le scelte stilistiche della regista contribuiscono all'immersione nella storia.
- Il tono delicato e profondo.
Cosa non va
- L'equilibro mantenuto nella gestione dell'elemento soprannaturale viene meno nel finale, che risulta troppo ambiguo.