Non è questione di come, ma di perché. Quando si scrive e si produce un film, l'obbiettivo finale dovrebbe essere il pubblico. Una regola non scritta, ma funzionale al concetto di spettacolo artistico all'interno di un enorme contenitore che corre veloce versa una meta indefinita. Lo stile e l'idea di un autore o di un regista è alla base, ma è poi lo spettatore - che piaccia o no - il termine ultimo di questa catena, a metà tra pura arte e necessaria industria. Così, mentre ci lasciamo cullare dal verde dei pascoli, in compagnia di una bonaria mucca e di un messaggio green, entriamo in uno strano blocco percettivo, fermandoci a riflettere il più del dovuto su chi potrebbe essere lo spettatore-tipo di Evelyne tra le nuvole, garbata commedia scritta e diretta da Anna Di Francisca, che si rifà ad alcuni stilemi del cinema francese (e infatti nel cast troviamo Claire Nebout e Gilbert Melki, eccellenti attore d'oltralpe).
Ci riflettiamo perché, in un'epoca complicata per il grande schermo, in cui i generi si assottigliano e la distribuzione diretta si allarga sempre più verso lo streaming, diventa complesso individuare un possibile target dietro il film, che al netto della sua qualità oggettiva, è un'innocuo e innocente intermezzo sul tema ecologico - oggi nevralgico -, che fa della "lentezza" il suo credo assoluto, andando però a sacrificare l'elemento più importante, ossia la scrittura. Ecco il motivo dietro la nostra indecisione visiva: Evelyne tra le nuvole a tratti risulta indecifrabile. Punta alle famiglie? Punta ad un pubblico "colto" (aggiungete tutte le virgolette che volete)? Punta agli amanti della comédie française? Oppure tenta la strada della commedia sofisticata, che ribalta i concetti di tradizione e territorio? Continuiamo a rifletterci (e continueremo, perché ogni film merita attenzione) intanto che ci soffermiamo, come fa il film nel suo fulcro principale, a riflettere sulla quasi totale disconnessione emotiva che viviamo.
La trama di Evelyne tra le nuvole
La storia di Evelyne tra le nuvole? Si parte quasi in medias res, ma forse senza una lucida intenzionalità: protagonista è Sofia (Eleonora Giovanardi, a suo agio con il suo nativo accento emiliano!), che vive in montagna e gestisce un casale adibito ad agriturismo insieme a suo fratello Claudi (Marco Maccieri), che però della natura non ne vuole più sapere perché la sua compagna Erika (Violante Placido) è alle prese con un businnes futuristico. Sofia coccola le sue mucche, raccoglie le sue erbe, tiene il telefono staccato, perché tanto internet lì su non arriva. Ad un certo punto - letteralmente! - irrompe Richard (Gilbert Melki), rappresentate di un colosso telefonico: serve la firma di Sofia per far istallare un ripetitore che possa portare internet a tutta la valle. Questo porterà un ovvio scompiglio, spalancando la domanda che sorregge il film: come far convivere tradizioni e nuove tecnologie?
Gentili intenzioni (green) ma uno script che scricchola
Già, come? Evelyne tra le nuvole di certo non lo spiega, e anzi si intoppa in un contro-finale inaspettatamente criptico e poco lucido: il cinema non dovrebbe comunque essere materiale chiarificatore, ed è sacrosanto porre domande invece che risposte, ma c'è la sensazione che l'intento del film sia indefinito nel valore assoluto del racconto. Certo è, lo spunto potrebbe funzionare: una riappropriazione degli spazi naturali, e la conseguente riappacificazione nei confronti della natura stessa. Un andamento lento e ragionato, che si allontana dagli eccessi quotidiani portati all'estremo, come sottolinea la regista, tenendo lo sguardo su un doppio binario: quello naturalistico e quello della realtà aumentata (piccola nota, gli effetti VFX non sono male), che però sembra scollegato (volutamente?) rispetto al contesto.
E ancora, tra le fila, ecco la razionalità che cede il passo all'irrazionale, intanto che Sofia culla le sue mucche (Evelyne è una di loro) con la musica classica e, come un'imprenditrice a cavallo di due mondi, tiene il passo della tradizione e dall'energia eolica, perché il futuro dovrebbe puntare una strada sempre più sostenibile. E c'è da dire che il personaggio di Sofia, a cui crediamo, è un profilo femminile attuale, sincero e non scontato. Però poi entra in gioco il resto, e bisogna fare i conti con il linguaggio e con la scrittura: il tono fiabesco, pur coerente con il film, non giustifica a pieno i punti di svolta, in particolar modo nella scricchiolante parte finale. Sta di fatto che i riferimenti comunicativi potrebbero essere il problema principale di un film in cerca di una sua dimensione, oltre che di una certa sostanza narrativa. Sostanza che intravediamo soltanto, nascosta sotto una fitta coltre di sincere e gentili intenzioni.
Conclusioni
Evelyne tra le nuvole è, letteralmente, un film "tra le nuvole". Forse per caso o forse per intenzione, come scritto nella nostra recensione, la sceneggiatura garbata e sincera scricchiola sotto il peso di una dimensione narrativa in cerca di coerenza, capace di andare oltre il messaggio "green".
Perché ci piace
- Eleonora Giovanardi, credibile e misurata.
- Il tono green e garbato...
Cosa non va
- ... che si sfilaccia in una sceneggiatura che scricchiola.
- Il finale improvvisato e il criptico contro-finale.
- Potrebbe non avere un pubblico cinematografico di riferimento.